Dio all’Italia e l’Italia a Dio

 

Dio all’Italia e l’Italia a Dio

La scorsa settimana abbiamo pubblicato un pezzo su un tema inusuale, su queste pagine, “La Fede” nello specifico quella cattolica, attraverso una figura di rottura rappresentata nella persona di Padre Pio, citando (per chi è credente) anche alcuni miracoli dal sapore “politico”. Non so se per intercessione dello stesso frate di Pietralcina, pochi giorni fa è accaduto un nuovo miracolo,  totalmente inaspettato per chi scrive. La Chiesa Bergogliana ha attivato i propri canali diplomatici per chiedere formalmente al governo italiano la modifica del «ddl Zan», ovvero il disegno di legge contro l’omotransfobia. Secondo la Segreteria di Stato, la proposta approvata alla Camera il  4 novembre scorso, ora all’esame della Commissione Giustizia del Senato, violerebbe l’accordo di revisione del Concordato stato chiesa. Una mossa che ricorda le aspre polemiche in occasione del referendum sul divorzio, nel 1974, con la ferma condanna di San Paolo VI, e quello sull’aborto, nel 1981, durante il pontificato di San Giovanni Paolo II. Il concordato si rifà aì patti Lateranensi, accordi sottoscritti tra Regno d’Italia e la Santa Sede l’11 febbraio 1929. Ai Patti si debbe la riapertura dei rapporti fra Italia e Santa Sede interrotti nel 1870 con la Presa di Roma e l’annessione al neonato Regno di Italia delle proprietà dello Stato della Chiesa, annessione che portò alla promulgazione da parte di Papa Pio IX dell’enciclica “Respicientes ea”, in cui si delineò la visione degli eventi da parte del Vaticano, il Papa era prigioniero dello Stato Italiano, e non più in grado di esercitare la propria autorità religiosa, senza la sovranità su un territorio indipendente.

Con l’avvento del Fascismo, si profilò l’idea della nascita di uno stato autonomo della chiesa, che permettesse al Papa di agire liberamente. Il desiderio di Mussolini e Papa Pio XI di salvaguardare giuridicamente la libertà d’azione della Chiesa portarono alla firma appunto dei Patti Lateranensi, che presero il nome del Palazzo di San Giovanni in Laterano in cui furono firmati. Li sottoscrissero Benito Mussolini, in quanto Capo del governo per il Regno d’Italia e il Cardinale Pietro Gasparri per la Santa Sede. Il Trattato riconosceva indipendenza e sovranità della Santa Sede nella Città Stato del Vaticano. Il 13 febbraio 1929 Papa Pio XI tenne un discorso a un’udienza concessa a professori e studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che passò alla storia per un passaggio in cui Benito Mussolini è indicato come : «un uomo (..) che la provvidenza ci ha fatto incontrare (..) un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale, (..)  siamo riusciti  “tamquam per medium profundam eundo”  a conchiudere un Concordato (..) tra i migliori che si sono fin qua fatti, ed è con profonda compiacenza che crediamo di avere con esso ridato Dio all’Italia e l’Italia a Dio.”

Nel 1948 i Patti furono riconosciuti costituzionalmente nell’articolo 7, con la conseguenza che lo Stato non può denunciarli unilateralmente come nel caso di qualsiasi altro trattato internazionale, senza aver prima modificato la Costituzione. Qualsiasi modifica dei Patti deve inoltre avvenire di mutuo accordo tra lo Stato e la Santa Sede. Il Concordato fu rivisto, nel 1984, revisione firmata a Villa Madama, a Roma, il 18 febbraio dall’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano, e dal Segretario di Stato cardinale Agostino Casaroli, in rappresentanza della Santa Sede.  E’ proprio all’intesa del 1984 che fa riferimento il Vaticano nell’ambito delle polemiche sul ddl Zan. Secondo la Chiesa, la proposta del deputato del Partito Democratico Alessandro Zan contro l’ omofobia,  violerebbe il Concordato in diversi punti che sono stati elencati in una lettera consegnata lo scorso 17 giugno da monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, all’ambasciata italiana in Vaticano, lo stesso giorno la nota è stata consegnata dai consiglieri dell’ambasciata italiana in Vaticano al gabinetto del ministero degli Esteri e all’Ufficio relazioni con il Parlamento dello stesso ministero, guidato da Luigi Di Maio.

 Il Corriere della sera riporta anche alcuni stralci della lettera: «Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato». Il comma 1 è quello che assicura alla Chiesa «libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale», mentre il comma 2 garantisce «ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». In altre parole la Chiesa teme che posizioni tradizionali in difesa della Vita, o della famiglia “Tradizionale” tratte anche dalla liturgia, possano essere perseguite come reato in seguito all’entrata in vigore del ddl Zan. Secondo la lettera il DDL Zan metterebbe a rischio la «libertà di pensiero» della comunità dei cattolici. Sarebbe poi un problema l’articolo 7 del disegno di legge, che prevede l’ istituzione della “Giornata nazionale contro l’omofobia”, le scuole private, quindi anche quelle cattoliche, sarebbero obbligate a organizzare attività che la Chiesa percepisce come contrarie alla propria dottrina.

Mentre Matteo Salvini, della Lega, ha «ringraziato» il Vaticano «per il buonsenso», e gran parte del mondo cosiddetto tradizionalista (cattolico e non) è rimasto piacevolmente sorpreso. Infatti le aperture di Bergoglio al “Politicamente corretto” stavano creando non poche fratture all’interno della Chiesa cattolica, non ultima  la proposta nata all’interno dell’assemblea della conferenza episcopale Usa di mettere ai voti una «dichiarazione sull’Eucaristia» (si sono espressi a favore del si 168 Vescovi si 229) che prevedrebbe fra le altre cose il divieto all’eucarestia per politici e personaggi pubblici favorevoli all’aborto, all’eutanasia o alle teorie “Gender”. Si prevedevano scontri durissimi, con minacce scismatiche da una parte e prese di posizione di Bergoglio, che parlando di un ipotetico scisma era arrivato ad affermare : “Io prego che non ci sia uno scisma, ma non ho paura: nella Chiesa ci sono stati tanti scismi”. Invece con Gesuitica strategia degna di Matteo Ricci (il Gesuita Euclideo entrato a corte della dinastia dei Ming cantato da Battiato) il Pontefice disinnesca in anticipo la futura bomba mediatica, sconvolgendo l’opinione pubblica progressista e liberista che ne aveva tessuto le lodi sino a pochi giorni fa, provocando reazioni isteriche e scomposte di tutti quei media, politici, e influencer scandalizzati per l’ingerenza di uno Stato straniero (il Vaticano) sulla sovrana Repubblica italiana, beffa finale, sono esattamente gli stessi che ogni giorno si inchinano al vincolo esterno della Nato, dell’Ue o dell’eurozona. La Mossa di Bergoglio meglio di quella del giaguaro cantata da “Er Piotta”, sentita o presumibilmente frutto di strategia, rimette in discussione l’esito di una battaglia data oramai per persa, e richiede una nuova trattativa stato chiesa, purtroppo dal versante italiano non abbiamo più ne un Mussolini ne un Craxi, ma del resto, nemmeno dall’altra sponda del Tevere sembrano messi bene.

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