L’Italia brucia ma il problema del Paese è Durigon
Premessa: non conosciamo Claudio Durigon e, per quel che ha dimostrato finora come sottosegretario all’Economia, non possiamo dire averne grande stima. Ma la sua crocifissione, per una mezza frase detta in conclusione di un intervento a un comizio agostano a Latina, è qualcosa di aberrante e testimonia, una volta di più, la pochezza di larga parte della stampa italiana, che fa riferimento, su un versante, alla sinistra salottiera e, sull’altro, ai grillini giustizialisti. Insomma, non c’è niente di meglio di un leghista di governo che dice una mezza stupidaggine, per innescare la miccia, chiedendone in coro le dimissioni, che altro non sarebbero che uno schiaffo al suo capo, il “diavolo” Matteo Salvini.
Ecco, alla vigilia di Ferragosto – mentre Draghi ci impone il vergognoso Green Pass, mentre intere Regioni bruciano per gli incendi, mentre le morti sul lavoro si ripetono quotidianamente e mentre le carceri italiane sono sovraffollate ogni giorno di più- il vero problema del Paese è rappresentato dal robusto (eufemismo) sottosegretario leghista, che, concludendo il suo intervento agostano, ha detto che a Latina il parco intitolato a Falcone e Borsellino deve tornare a essere il Parco Mussolini (Arnaldo). Da qui, si è scatenato l’inferno, con la solita Associazione Nazionale Partigiani a farla da protagonista, insieme, ovviamente, a tutti i professionisti dell’Antimafia, a partire da quel campione di arroganza, che risponde al nome di Nicola Morra, presidente della relativa Commissione parlamentare.
In poche parole, uno schifo. Il solito schifo. Con il solito Travaglio, orfano del premier Conte, che, in una botta sola, può bastonare il Governo Draghi, di cui Durigon fa parte, e Matteo Salvini, che di Durigon è il leader politico. Così, invece di regalare ai suoi lettori due belle paginate di parole crociate, per passare il tempo sotto l’ombrellone, il triste giornalista “manettaro” offre spazio per firmare la richiesta di dimissioni di Durigon. E, in questa crociata estiva, gli sfigati d’Italia sono tutti insieme: da Travaglio a Letta (Enrico), passando per le centinaia di altri pennivendoli a libro paga di lobby e potentati economico-finanziari.
Si obietterà che Durigon l’ha detta grossa e avrebbe potuto pensare, prima di parlare. Ma forse, con lui, dovremmo essere arrabbiati non tanto per quella frase estemporanea, quanto per ciò che aveva promesso e, finora, non ha mantenuto, come la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, che a settembre ripartiranno, come un Tir impazzito. E si schianteranno, guarda caso, sui poveri cittadini-sudditi. Ma di questo non importa niente a nessuno dei vari “professori”, che si agitano contro il sottosegretario: per loro i veri problemi sono, appunto, Durigon e Mussolini (Arnaldo). Gli italiani paghino e tacciano: se lo ha deciso Draghi, va bene così.