Afghanistan

 

Afghanistan

Fra il 2000 ed il 1200 avanti cristo, ripetute ondate di Ari detti anche Indoariani o semplicemente Ariani, si spostarono nel Subcontinente indiano, andando ad occupare anche gli attuali Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan e Afghanistan, creando una nazione che prese il nome di “Aryānām Xšaθra”, o “Terra degli Arii”. Si ipotizza che lo Zoroastrismo abbia avuto qui la propria origine. I Territori della nazione oggi conosciuta come Afghanistan, nel corso dei secoli hanno subito numerosi tentativi di occupazione, fra i tanti, i Persiani, i Greci, gli Unni, i Mongoli, i Turchi, i Britannici, i Sovietici e più recentemente gli Statunitensi. Raramente però queste potenze sono riuscite a esercitare un vero e proprio controllo sulla regione.

Nel 1823, prese il nome di Emirato dell’Afghanistan; da allora si confronterà sino agli inizi del XX secolo con l’imperialismo britannico in una serie di guerre d’indipendenza che culmineranno con la creazione del Regno dell’Afghanistan nel 1919. In quell’anno re Amānullāh Khān asceso al trono riprese il controllo della propria politica estera, uscendo dalla zona di influenza del Regno Unito. L’8 novembre 1933 fu proclamato re Mohammed Zahir Shah che ha regnato sino al 1973, sotto il suo regno l’Afghanistan visse uno dei più lunghi periodi di stabilità. Riuscendo a mantenere il paese neutrale sia al secondo conflitto mondiale che ai successivi blocchi di potere durante la cosiddetta “Guerra Fredda”. Nel 1964 una nuova costituzione trasformò l’Afghanistan in una moderna democrazia con libere elezioni, un parlamento, diritti civili, emancipazione per le donne e suffragio universale. Il suo regno, e la fine della Monarchia avvenne nel 1973, per mano di un suo cugino, Mohammed Daoud Khan, che con l’ennesimo colpo di stato stabilì un governo repubblicano. Mohammed Zahir Shah in quel momento era in Italia per un controllo medico, nel nostro paese resterà per ben ventinove anni, nel quartiere dell’ Olgiata a Roma. Il 30 aprile del 1978 sarà Mohammed Daud Khan, a finire ucciso nel corso della “Rivoluzione di Saur”, che porterà  al potere il (PDPA) Partito Democratico Popolare dell’Afghanistan di ispirazione marxista-leninista . Il 1º maggio Nur Mohammad Taraki leader del (PDPA) fu eletto Presidente della “Repubblica Democratica dell’Afghanistan”. Nei mesi successivi il governo avviò una serie di riforme, bandì l’usura, ampliò i diritti di Istruzione e voto alle donne e legalizzò i sindacati.  Nel  settembre 1979 Taraki fu assassinato, su ordine del suo vice Primo Ministro Hafizullah Amin, il quale lo sostituì alla guida del Paese.

Amin professore di matematica e fisica, nel 1957 vinse una borsa di studio alla Columbia University di New York, pare che proprio negli U.S.A. e nello specifico nell’upper west side di Manhattan, vicino al campus universitario della Columbia, Amin iniziò ad interessarsi al marxismo, precedente che indusse l’unione sovietica  a ritenerlo un agente destabilizzante al soldo dei servizi segreti statunitensi, decisero cosi di invadere il Paese, formalmente per “difenderlo” in base ad accordi firmati con Taraki. Il 27 dicembre, elementi speciali del KGB, indossando uniformi dell’esercito afghano, assaltarono il palazzo presidenziale e uccisero Amin. L’Armata rossa entrò a Kabul e mise al potere Babrak Karmal. Da quel momento inizia la guerra con i Mujaheddin, letterarmente “combattento o per traslitterazione “Patriota”). Contro ogni pronostico e nonostante faide interne ai vari gruppi divisi in base alla regione, clan di appartenenza o varie ideologie, nel febbraio 1989 dopo 10 anni di guerriglia, l’Unione Sovietica, ritirò le truppe dall’Afghanistan. Con la cacciata dei Sovietici I mujaheddin foraggiati dall’occidente fondarono Lo “Stato Islamico dell’Afghanistan” e designarono a dirigerlo, Burhanuddin Rabbani, di etnia tagika, e questo scatenò l’ostilità della maggioranza pashtun, gruppo etnico politicamente dominante per gran parte della storia afghana, il che portò il paese in uno stato di guerra civile ed anarchia totale, con vari signori della guerra e leader tribali intenti a spadroneggiare in lungo e in largo. Furono gli anni in cui i servizi occidentali trasformarono il paese nel più grande esportatore di oppio, e nel più grande importatore di armi “convenzionali”. Nel 1994 Per cercare di ristabilire una sovranità nel paese Mohammed Omar, di etnia  pashtun, combattente nella fazione dei mujaheddin anti-sovietici Harakat-i Inqilab-i Islami (Movimento rivoluzionario islamico), ed eroe di guerra (leggenda narra che colpito dai Sovietici ad un occhio da un proiettile, lo abbia rimosso lui stesso ricucendosi le palpebre), fonderà il movimento dei Talebani, (studenti) formato prevalentemente da giovani provenienti, dalle scuole coraniche. Il loro scopo era riappropriarsi della sovranità Nazionale e Combattere la corruzione, economica e morale dilagante. Nel novembre 1994 il movimento di Omar riuscì a conquistare la provincia di Kandahar anche grazie all’appoggio della popolazione stanca delle violenze dei signori della guerra. Il 4 aprile 1996 i sostenitori del “mullah” ʿOmar lo acclamano con il titolo di Amīr al-Muʾminīn (comandante dei credenti”) titolo usato storicamente per i califfi. Omar rinominò l’Afghanistan come “Emirato Islamico dell’Afghanistan” nell’ottobre 1997. 

Sotto il mullah ʿOmar le autorità talebane applicarono la shari’a, la legge islamica con un’interpretazione singolare e estrema mai applicata altrove. Allo stesso tempo, lanciò una fatwā contro la coltivazione del papavero da oppio in Afghanistan, perché considerata immorale e anti-islamica. Ma gli U.S.A., dopo i “bombardamenti umanitari” in Serbia, e la creazione dello stato fantoccio del Kossovo, non potevano permettere l’interruzione del traffico di droga verso l’Europa. Quando nel 2001 promossero, coinvolgendo come sempre i vassalli una nuova guerra all’Afghanistan, usando come “casus belli” l’attacco alle Torri Gemelle, per la quale era già allora evidente che i Talebani non c’entravano nulla, la destituzione del regime dei Talebani era già programmata da anni. I mujaheddin con il supporto della NATO, riguadagnarono il potere dai Talebani nel 2001. Secondo un rapporto  dell'”Afghanistan Opium Survey” pubblicato a maggio 2020 la superfice coltivata a papavero scomparsa durante il regime dei Talebani, era arrivata a coprire circa 224.000 ettari. Nonostante ripetute fake news sull’uccisione di Omar da parte dei mujaheddin o delle truppe NATO, Omar morirà nel suo letto di tubercolosi nel 2013. Per 20 anni si sono succeduti governi fantoccio, nel gennaio 2020, l’ex Presidente degli USA Donald Trump annuncia il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, attuata poi sotto l’amministrazione Biden, insieme agli altri contingenti NATO. Al nostro paese la guerra contro i talebani è costata 8 miliardi di Euro e la vita di 52 giovani italiani caduti per una guerra non loro. Dal Maggio di quest’anno, mentre in occidente si discute di Green pass, e Gender, le milizie Pashtun, riconquistando in poche settimane la totalità del Paese. Il 15 agosto 2021 i talebani entrano indisturbati a Kabul; il presidente in carica Ashraf Ghani lascia il Paese e viene instaurato un rinato “Emirato islamico dell’Afghanistan” con a capo Abdul Ghani Baradar. Mentre su tutta la stampa ci si chiede giustamente cosa il nuovo governo intenda fare per la condizione delle donne, (in effetti le principali vittime dei governi Talebani), Enamullah Samangani, membro della commissione Cultura del nuovo esecutivo lancia un apertura, “L’Emirato Islamico non vuole che le donne siano vittime (..) dovrebbero far parte del governo, (..)”. Poi annuncia l’ amnistia per gli ex funzionari. Qualcuno legge nell’improvviso e rapido ritiro delle forze USA dal paese una strategia di destabilizzazione dell’Asia occidentale, finalizzata ad esportare il caos nei paesi vicini, in particolare la Cina dove il terrorismo islamista verso la regione cinese del Sinkijang, è finanziato dalla CIA. Ma questo gioco pare difficilmente utilizzabile sul suolo Afgano, bisogna riconoscere a questo popolo, qualunque sia stata in quel momento l’ideologia dominante la determinazione di essere padroni delle proprie terre. Mentre i corpi diplomatici dei Paesi occidentali, si prodigano ad abbandonare il paese, le diplomazie di Russia e Cina hanno speso parole di apertura verso il nuovo governo, confermando l’apertura delle rispettive ambasciate nella capitale afghana. L’Iran mantiene attiva la sua diplomazia e lavora per rapporti di “buon vicinato”. L’ambasciatore russo a Kabul, Dmitry Zhirnov, riferisce che i talebani hanno promesso alla Russia che costruiranno un Afghanistan “civilizzato”, “libero dal terrorismo e dal traffico di droga”.  Se ci si dichiara avversari del mondialismo dobbiamo avere la coerenza di rispettare tutti quei popoli che combattono per la propria indipendenza, finché ci sarà chi contrasta il progetto di un nuovo ordine mondiale con le armi in pugno, l’eterna battaglia del sangue contro l’oro, lungi dall’essere persa.

 

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