Il punto di svolta per l’Europa: fine dell’egemonia USA
L’anno 2021 sarà ricordato come l’anno del punto di svolta nel mondo con due eventi chiave che influenzeranno il decorso degli avvenimenti nei prossimi anni:la pandemia del Covid e la ritirata degli USA dall’Afghanistan, con tutto il suo significato simbolico e le sue conseguenze geopolitiche.
Se la pandemia segna il tentativo delle elite dominanti di imprimere al sistema occidentale un nuovo corso ed un riassetto del sistema economico, sociale e politico, il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan rappresenta la fine definitiva dell’ordine unipolare dominato dagli USA.
Soffermandosi su questo, dobbiamo considerare che i primi due decenni del 21° secolo furono per gli Stati Uniti un periodo utilizzato per consolidare la struttura con cui intendevano assicurare la loro posizione dominante sul pianeta per altri cento anni e, se uniamo l’Impero Britannico, potremmo dire che il mondo è rimasto sotto l’egemonia anglosassone dal XIX secolo. Nel 2000, tutto sembrava favorire gli Stati Uniti: l’Unione Sovietica non esisteva più e la Russia era una rivale debole. In relazione a questo gli strateghi americani avevano progettato le strategie per Il Nuovo Secolo Americano, denominato ll PNAC (Project for the New American Century).
Gli eventi di cui sopra confermano il fallimento del PNAC e il ridimensionamento della potenza statunitense. I tempi del predominio schiacciante degli USA sul resto del mondo sono finiti e questo si nota sia dal punto di vista militare e finanziario che tecnologico. La leadership tecnologica e commerciale a livello mondiale è già condivisa con la Cina.
Dal momento in cui fu concepito il PNAC, gli Stati Uniti si sono imbarcati in una serie di guerre ma nessuna di queste è servita agli interessi americani, mentre hanno prodotto centinaia di migliaia di vittime e destabilizzazione di quei paesi (Afghanistan, Iraq, Siria e Libia).
Mentre gli Stati Uniti raccolgono segnali di un grave declino, sia esterno che interno – visibile, ad esempio, nella sconfitta di Kabul, ma anche nella occupazione del Campidoglio – la Cina naviga su una curva ascendente, non priva di problemi, e contiene qualcosa di molto più importante: un percorso. Non si tratta tanto di confrontare indicatori economici tra le due potenze, capacità militare, influenza diplomatica, vigore commerciale, stabilità interna o legittimità istituzionale. In tutti questi punti, tuttavia, la bilancia inizia a spostarsi verso la parte cinese.
Mentre gli Stati Uniti sembrano aver perso la bussola, il Paese asiatico ha un piano che va ben oltre le occupazioni militari e le speculazioni finanziarie.
Questo piano si esprime nel documento “Capire la nuova fase: filosofia e dinamiche di sviluppo”; il documento illustra le prospettive di sviluppo del paese asiatico. La dirigenza cinese è chiamata a compiere una svolta sociale, cercando di raggiungere, entro il 2035, la “modernizzazione socialista”, ovvero non solo la crescita del PIL ma anche una crescita sociale e la riduzione delle disuguaglianze sociali. “Le persone desiderano una vita migliore, il nostro obiettivo è aiutarle a raggiungere questo traguardo e dobbiamo seguire incrollabilmente il principio della prosperità comune… Non possiamo permettere che il divario tra ricchi e poveri continui a crescere”, ha affermato Xi Jinping.
Principi del tutto opposti alle linee seguite dalle società occidentali impostate sul neoliberismo e sulla preminenza del capitale e dei mercati rispetto alle persone.
La Cina può piacere o non piacere per il suo sistema politico e sociale, ma di fatto costituisce un modello di successo che attira nella sua orbita molti paesi dei vari continenti. Lo dimostra il progetto della Belton Road a cui hanno aderito ben 140 paesi fino ad oggi.
La Cina con il suo modello di sviluppo costituisce una sfida ed una opportunità per l’Europa per sottrarsi alla subalternità verso gli Stati Uniti, trovando nello sviluppo dell’Eurasia, con la Russia come partner energetico e strategico, un percorso verso una nuova storia ed una riscoperta dei legami che legano l’Europa alla Russia.
Il tempo delle scelte si sta avvicinando rapidamente e l’occasione per non essere coinvolti nella rovinosa caduta del vecchio egemone americano richiede il coraggio di intraprendere un nuovo percorso. Lo avranno le elite europee?
Immagine: https://www.ilfoglio.it/