Ignoto Militi

 

Ignoto Militi

Nel centenario della commemorazione del Milite Ignoto sono andato – in effetti lo faccio sovente – su Youtube a rivedermi la scena in cui il sindaco Peppone parla dal palco in piazza contro il militarismo la guerra e don Camillo, furente, mette il disco La leggenda del Piave e lo trasmette a tutto volume dagli altoparlanti collocati sul campanile. Momento di sgomento di silenzio poi il cuore di Peppone batte forte ed egli lo lancia oltre l’ostacolo rinnovando il sentimento, espresso con parole confuse e sincere, di chi ritrova la memoria della sua giovinezza in armi là fra le pietraie del Carso, sul monte Grappa e lungo la riva del Piave, estrema linea di difesa della Patria in pericolo dopo la ritirata di Caporetto. Un sentimento che permane, tenace. Vale la pena ri-vederne le sequenze, in bianco e nero, dell’Italia descritta da Guareschi, di un’Italia che non c’è più, ma – forse – s’è soltanto nascosta, celata in qualche piega oscura dell’animo se, appunto, ci lasciamo ancora commuovere nonostante siamo prigionieri delle luminarie consumistiche o dalle inquietudini pandemiche.                   

Nella antica Basilica di Aquileia undici bare di Caduti Ignoti avvolti nel Tricolore. Un mazzo di undici crisantemi. Benedette le bare con l’acqua raccolta dal fiume Timavo che fluisce, ora nascondendosi nelle cavità carsiche ora mostrandosi. Sembra quasi rappresentare la complessità della storia di quel nostro confine orientale ove, nel Novecento, determinò contrastanti sentimenti di interessi di idee di appartenenza di uomini e di donne di accadimenti orgogliosamente vissuti o rimossi dalla memoria. La Grande Guerra le trincee scavate nella roccia gli oltre seicento mila morti per trasformare un Paese in Nazione Trieste tricolore il suo porto che, simbolicamente, è simile a porta aperta alla diversità e, al contempo, si chiude nel rifiuto nel contrasto l’Istria terra rossa, ove le pietre rimangono le sole a parlare italiano il dramma delle foibe e dell’esodo. Ad una madre di un soldato, mai identificato, Maria Bergamas il compito di scegliere una delle undici bare allineate. E scelse accasciandosi su una di quelle bare. Il Milite Ignoto, uno a testimonianza di tutti i caduti per la Patria, anello perenne di tutti i caduti nel passato nel presente per l’avvenire; e una madre quale carne ossa sangue di tutte le madri le spose le figlie che avevano patito la partenza avevano trepidato nell’attesa vivevano ora nel ricordo e nel dolore. Poi il feretro fu caricato su un treno e, per 800 chilometri, a velocità ridotta e fra stazioni e lungo i binari, ove s’era raccolto un popolo muto e spesso in ginocchio, bandiere labari e fiori, e vi si riconosceva e si univa e superava le scelte i distinguo, giunse a Roma per essere accolto nell’Altare della Patria. 4 novembre 1921.                                                    

‘Mamma, sono italiano e proteggo la mia Patria!’

Elena mi porta da leggere Ignoto Militi le donne raccontano il Figlio d’Italia, brevi racconti al femminile, Idrovolante edizioni. In questo centenario una polifonia di voci di emozioni di sentimenti a proporci – in modo fedele e creativo, al contempo – un risguardo di quella metà del cielo che, pur non indossando il grigioverde e non impugnando le armi, seppe donare e donarsi tramite il sangue dei propri cari.             

‘E’ per l’Italia! Vado a combattere per l’Italia, l’Italia tricolore!’.                                      

E il loro cuore, come quello delle autrici d’ogni singolo racconto, battè più forte.

 

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