Toto-Quirinale


 

Toto Quirinale

Ai bimbi si fa il giochinào del cucù, volto coperto con le mani, di scatto s’aprono vibrando un “bubù-settete” perché regalino un sorriso. Sembra così il toto-presidente tra tante facce coperte di veri o presunti pretendenti snocciolati dai media, carpiti nei corrodi del Palazzo, al fin del cicaleccio, passata la befana, uno, di compromesso, sbucherà improvviso dal sipario tra il brusio di attori e comparse per ricevere l’applauso del pubblico, in realtà, indifferente, disincantato, perché escluso a eleggerlo liberamente, costituzionale privilegio di nani e ballerine. In più il garante della Costituzione, col tempo s’ è “allargato”, in romanesco, conferendo incarchi di Capo del Governo a signori senza in tasca un votuccio democratico, né on. né sen. insomma, “laici” senza apparente religione, tecnici, rottamatori, voltagabbana, purché bene accetti alla sinistra progressista e all’UE e ingoiati dall’opposizione senza colpo ferire.

Presidenti alchimisti di ammucchiate o d’ impossibili convivenze, il tutto cavalcando sempre il mulo emergenza, fosse l’economia capestrata dallo spread, l’allineamento ai desiderata di Bruxelles o la tragedia della pandemia, evitando così il ricorso alle urne che avrebbe restituito al popolo il diritto di scegliersi un Governo, soprattutto perché i sondaggi davano la maggioranza a quella cosa chiamata centro-destra.

Abbiamo Presidenti del Consiglio non eletti, Ministri chiave non eletti, come a dire e certificare che  tra i parlamentari non ci sono profili affidabili, competenti, a svolgere quei ruoli, svuotando di credibilità il Parlamento stesso lanciando metaforicamente al popolo una battuta storica di Sordi nei panni del marchese Del Grillo: “Me dispiace io so’ io e voi nun siete un c….” Anche per questo, ma non solo, la maggioranza assoluta degli elettori ha disertato le urne nelle amministrative, inutile esercitare il diritto-dovere di recarsi al voto se la casta fa poi quel che più le conviene.

Poi l’agenda Italia, da mane a sera, suona uno spartito mono-nota, COVID, col mantra quotidiano di contagi, caduti in “guerra”, vaccinati, no-vax, no-green pass, terza dose, lievito dei contagi, siero ai bambini (chissà fino ai neonati?), persino la scomunica per i renitenti. Due anni di emergenza a tema fisso, biada della mangiatoia mediatica per un pueblo arreso, costretto nella camicia di forza di un’informazione-martello, criminalizza, semina divisione, perché così  “acchiappa” facendo leva sulla strizza biologica, sul panico d’essere fucilati da un nemico invisibile, contagiati da untori. Gabbie di solitudini umane impaurite hanno polverizzato la già fragile comunità del Paese.

Tutto il resto? Non importa, scivolano via le morti bianche o meglio omicidi sul lavoro, i licenziamenti di multinazionali mordi e fuggi, le stragi familiari da cronaca nera, la fuga dei giovani cervelli per darsi un futuro, la crisi energetica con picchi quadruplicati di bollette, gli sbarchi, la chiusura di ben oltre trecentomila partite IVA, ecc.

Orsù c’è la ripresa, dicono i dati ISTAT, il Pil crescerà oltre il 6%, l’INPS certifica un + 1.000.00 di posti di lavoro (al 90% stagionali e a tempo determinato), ma questo ha una sua lettura antipolitica, l’Italia manzoniana, asciutta, senza cicale, quella di Renzo Tramaglino, s’è rimboccata le maniche scavando nell’unica miniera mai esaurita, il lavoro, e a culo tutto il resto canterebbe Guccini.

In questi due disgraziati anni abbiamo lasciato sul campo 133.000 soldati, tanti erano reduci da mille battaglie, erano la memoria di famiglie e del Paese, meriterebbero ciascuno quel Presente dedicato a ciascun  soldato nel sacrario di Redipuglia, e meriterebbero il rispetto degli imbecilli negazionisti dell’evidenza, sono stati avanguardia sacrificata perché le retrovie potessero godere di cure per loro inesistenti, hanno dato la spinta vitale alla ricerca e tanto dovrebbe bastare per inchinarci al loro nome.

E’ pur evidente però che il virus ha infettato il rispetto della Costituzione, la libertà s’è trasformata in privilegio, c’è un partito fomentatore dell’apartheid, il dissenso non trova spazio di dialogo,  è demonizzato, il pensiero unico deve essere sovrano per il bene comune, che differenza c’è con la Cina? Solo una democrazia di apparenza, la nostra, mentre di fatto governa un solo partito, figlio o nipotino del P.C.I. eppure, a essere democraticamente obiettivi, la maggioranza relativa in Parlamento è grillina, un esempio lampante di come il potere vero se ne freghi altamente del voto popolare.

Il Presidente che verrà eletto coi giochini o avrà il gradimento rubro o non sarà, anche se i numeri  suggerirebbero uno scatto, un orientamento diverso facendo respirare la democrazia in sala di rianimazione, è una speranza oppure l’ennesima illusione.

Permettete a chi scrive di spararvi un’utopia, mai come oggi avremmo bisogno di una Monarchia che coaguli su di sé la Patria non un Paese, oltre le miserie di steccati, condensando l’evaporazione di un popolo esploso in miriade impazzita di ego in lockdown non fisico ma d’ anima e di mente.

A chi da sinistra, destra, centro alzerà la mano a obiettare che i Savoia furono in solido col bieco fascismo o lo tradirono con tutto quel bla-bla che ne consegue, uno stentoreo, ribelle, eufemistico: ma andate a quel paese.

Immagine: https://en.wikipedia.org

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