Union Of Equality. European Commission Guidelines for Inclusive Communication è il documento redatto dalla Commissaria per l’uguaglianza Helena Dalli sulle linee guida per una comunicazione inclusiva della Commissione europea, è bastato il flash mediatico seguito da l’alzata di scudi dei “sovranisti”, per riporre in fretta sotto il banco il dettato progressista & gender, aggrappandosi allo specchio di tempi non ancora maturi.
La 59novenne socialista maltese è un’amazzone del movimento LGBTIQ+, divorzista, abortista off limits, paladina di diritti gay, transgender, intersessuali, nel 2015, aveva incassato dal Parlamento maltese la legge Gender Identity Gender Expression and Sex Characteristics Act che sancisce il riconoscimento giuridico del proprio genere autodeterminato, anche sui documenti ufficiali mantenendo l’ integrità corporea. Nel 2017 il via legale al matrimonio egualitario di omosessuali ed eterosessuali, prole compresa, così l’isola dei Cavalieri di Malta (sic!), di antica tradizione cattolica, di colpo guadagnava l’avanguardia sui diritti LGBTIQ tra i Paesi europei.
Ma la ex Miss Malta, nel suo furore ideologico progressista, ha aggredito anche il linguaggio, conscia della sua importanza strategica per piegare il pensiero, mediante la parola, alla teoria gender tanto cara a l’EIGE, l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, Agenzia del Consiglio UE. Le linee guida del documento Dalli soprattutto cancellavano la distinzione di genere (non solo maschio e femmina) fornendo esempi corretti d’un modus dicendi inclusivo d’ ogni orientamento sessuale, religioso, culturale, per cui augurare “Buon Natale” a qualcuno potrebbe ferirlo nel suo essere, meglio un ibrido “Buone Feste”, via anche “lei” ed “egli” offensivi per la sensibilità di genere percepito da ciascuno e così via. Mah, tutto sommato niente di nuovo se qualcuno ha letto attentamente l’accantonato ddl Zan, in sonno nel cassetto aspettando, anche qui, tempi migliori per trasformarlo in legge.
Nel concreto però la V armata progressista persegue un obiettivo assai più chiaro, diffondere un nuovo credo assoluto, una religione tutta laica imbevuta di umanesimo, una scimmia di Chiesa antropocentrica, uccidendo il cattolicesimo (sul cristianesimo riformato la vittoria già da tempo è negli annali), ultimo scoglio o meglio pietra d’inciampo posta a baluardo di una Rivelazione millenaria che scorre dalla Genesi fino al sepolcro vuoto di Cristo risorto. La testuggine progressista certo non demorde, con la testa del caprone batte contro la porta del castello, questa purtroppo pian piano cede, s’ aprono pertugi, mentre i capitani della nova teologia suggeriscono dialogo, prudenza, comprensione, i fedeli “integralisti” si rifugiano nel maschio pregando, nell’attesa di non essere ghettizzati ripetendo a memoria quel “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.” Ma qui in Occidente questa beatitudine ha assunto i connotati assolutorio-consolatori di paravento alla pavidità.
Da bambino mi chiedevo se in Italia fosse più importante essere democristiano o cristiano, convenni sulla priorità della prima scelta e mi accomodai sulla “riva sbagliata” allergico al compromesso in politica ma soprattutto nella fede, dice in proposito l’Apocalisse: “Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.” E’ la tiepidezza l’arma spuntata del cattolicesimo in arrocco con l’unico desiderio di sentirsi accolto dal mondo sposandone il pensiero corrente ed essere abbracciato da un Anticristo misericordioso.
Invito i lettori a leggersi attentamente il sermone dell’ex arcivescovo di Newport, Fulton Sheen (in odore di beatitudine) pronunciato alla radio il 26 gennaio del ‘47, profetico dei nostri tempi, chiamava a non schierarsi col “Grande Umanitario” che “ in mezzo a tutto il suo apparente amore per l’umanità e alle sue chiacchiere su libertà e uguaglianza, avrà un grande segreto che non rivelerà a nessuno: non crederà in Dio. Poiché la sua religione sarà la fratellanza senza la paternità di Dio”. Allora ci pare s’adatti, per assurdo, a noi, spaesato e sparuto gregge, lo slogan di quel Maggio francese:“Ce n’est qu’un debut continuons le combat” perché a ben guardare il nemico è sempre lo stesso, il pensiero illuminista borghese.
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