Dioniso nel Terzo Reich


 

Dioniso nel Terzo Reich

La democrazia sembra essere come il sesso: meno se ne pratica e più se ne parla. Mai, infatti, il velo dell’ipocrisia, che da tempo vela la realtà e impedisce a molti di vedere il piano totalitario che si sta portando avanti con l’applauso delle folle, era stato strappato con tanta evidenza; sebbene la bocca di coloro che su quest’ipocrisia sviluppano rendite di posizione non faccia altro che riempirsi della parola e di tutte le sue più varie e fantasiose declinazioni.

Opportuno dunque, ci sembra, giunge un saggio di Luca Leonello Rimbotti  – Dioniso nel Terzo Reich. La democrazia etnica da Atene a Berlino – che riflette sul senso che invece la democrazia aveva nella culla dove era stata allevata. Il pensiero greco concepiva la democrazia come autentica etnocrazia, ovvero come un regime fondato sull’appartenenza razziale e sulla discriminazione di chi non ne condivideva i segni. E non solo e non tanto Sparta, a cui si indirizza spontaneamente il pensiero per una sorta di riflesso pavloviano, quanto piuttosto Atene e proprio l’Atene di Pericle, che, con apposita legge, strinse le maglie della cittadinanza, prevedendo che per essere ateniesi occorreva provenire da genitori entrambi ateniesi, mentre in precedeva bastava il padre.

Non si tratta di apologizzare questo tipo di regime, quanto di comprendere l’abisso che lo separa da quella che oggi si definisce democrazia, magari richiamandosi proprio a quella ateniese, propugnando cittadinanze facili e integrazioni impossibili, come recenti fatti di cronaca dimostrano ampiamente. La vera appartenenza dell’uomo non è costituita da un burocratico documento, utile al più per richiedere il reddito di cittadinanza, ma dall’effettiva condivisione di valori che solo una lunga appartenenza rende possibile.

Rimbotti infatti provoca le coscienze politicamente corrette, che dovessero imbattersi nel libro, ricostruendo la lunga corrispondenza di amorosi sensi, per dirla con Foscolo, che intercorse tra la Germania nazionalsocialista e il mondo greco. Non si tratta certo di una novità: il rifiuto del mondo romano – ammirato solo per la costruzione e il mantenimento di un impero così vasto – era il corrispettivo dell’adozione del modello greco nella cultura, nell’iconografia, nell’educazione, nella considerazione complessiva del mondo e dell’uomo.

Forse, dimostra l’autore, la Germania del Terzo Reich era meno radicale dell’Atene periclea in merito al razzialismo. Un paragone urticante per le anime belle che per mantenere la loro purezza continuano a ignorare quando non a mistificare la storia, ma utile a dimostrare che la moderna liquidità sociale e culturale non ha come madre la Grecia, quanto come padre il nichilismo. 

 

Immagine: https://www.lindiceonline.com/

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