Si avvicina la scadenza dell’ultimatum posto da Mosca. Ci sarà una guerra prossima?
Gli anglosassoni hanno di fatto dichiarato guerra alla Russia ma non amano ammettere la sconfitta e sono loro i primi specialisti al mondo nel creare le provocazioni, come pretesti per scatenare le loro guerre.
Con lo zar Vladimir Putin hanno però trovato un muro molto solido che non riescono a scavalcare e tanto meno a sfondare.
L’ultimatum che la Russia ha trasmesso all’Occidente sulle garanzie di sicurezza richieste ha colpito nel segno. Mosca già adesso può ritenersi in buona parte soddisfatta, Kiev e i suoi patroni no. Washington potrebbe ugualmente cercare di raggiungere i suoi obiettivi in Ucraina e nel mondo contro la Russia ma rischia di dover pagare un costo elevato con gli stessi alleati europei che iniziano a manifestare segni di insofferenza.
Fra gli alleati dell’Est Europa, la Croazia si è già tirata fuori ed il premier croato ha parlato chiaro dando le colpe di tutta la situazione che si è creata ai guerrafondai di Washington ed alla giunta ucraina. La Bulgaria ha seguito a ruota dichiarandosi fuori dell’alleanza in caso di conflitto per l’Ucraina. La stessa Ungheria ha rifiutato di accettare truppe della NATO sul suo territorio. La Germania manifesta le sue perplessità e gioca a stemperare le tensioni.
L’isteria sulla minaccia russa sollevata dalla propaganda anglosassone sembra non convincere gli alleati europei, con l’eccezione della Polonia ed i paesi baltici; ma anche la stessa Ucraina inizia a intravedere i forti danni che sta ricavando alla sua disastrata economia.
Putin gioca sul lungo periodo e non lascia intravedere le sue prossime mosse e conta sulla confusione in cui è precipitato l’Occidente, mentre le forze russe si sono mobilitate su tutti i fronti, per terra e per mare. Una prova di forza e un segnale preciso all’Occidente.
Le conversazioni telefoniche fra Biden e il patetico presidente ucraino, Zelensky, non hanno avuto l’effetto di tranquillizzare quest’ultimo. Secondo un canale televisivo statunitense, Biden ha detto al presidente ucraino che una “invasione” russa era inevitabile e ha aggiunto che Kiev potrebbe essere devastata e saccheggiata. Tuttavia Biden ha confermato che gli Stati Uniti non invieranno le proprie truppe in Ucraina.
Nel frattempo le due parti USA e Russia, si incontrano al CSU dell’ONU e si scambiano accuse reciproche ma le argomentazioni americane sono basate su premesse tutte da dimostrare: che ci sia una minaccia russa di invadere l’Ucraina. Non basta citare l’accumulo delle forze russe ai confini dell’Ucraina, visto che un accumulo simile lo sta effettuando da tempo la NATO.
La Russia ha ottenuto, già prima di un possibile confronto, una serie di risultati positivi.
In primo luogo, per la prima volta in oltre 30 anni, ha costretto i “partner” ad ascoltare e rispondere alle richieste russe.
In secondo luogo, Mosca ha obbligato gli europei a prendere sul serio gli accordi di Minsk e, sotto la minaccia di una guerra, li sta costringendo a fare pressioni su Kiev affinché si avvii l’attuazione di questi accordi.
In terzo luogo, Mosca si è mantenuta le mani libere. Dopo aver tentato di salvare gli accordi di Minsk, spaventando Kiev con le sue truppe sul proprio territorio, alludendo alla possibilità di un riconoscimento ufficiale delle Repubbliche del Donbass e della fornitura di armi a quelle, la Russia ha fatto tutto il possibile per evitare la guerra. Allo stesso tempo, le autorità russe hanno chiarito che, ad un eventuale tentativo di Kiev di risolvere militarmente il problema del Donbass, avrebbero dato una risposta armata. Questa politica delle mani libere si applica anche con una minaccia aperta agli Stati Uniti di posizionare armi russe nel loro cortile di casa, in America Latina (Venezuela e Cuba).
In quarto luogo, la Russia ha spaccato la posizione occidentale, creando fratture nell’alleanza, con la sua risolutezza. Attualmente gli antagonisti della Russia sono divisi in anglosassoni che cercano la guerra in Ucraina per i loro fini, assieme con i loro scagnozzi dell’est europeo, mentre altri paesi europei non la vogliono.
Quinto ed ultimo, la Russia è riuscita a destabilizzare il regime russofobo ucraino. Zelensky teme gli accordi di Minsk e il Donbass come “cavallo di Troia” in Ucraina, che darà il “cattivo” esempio ad altre aree, riducendo il proprio potere grazie al decentramento da essa avviato. Oltre a questo, l’ex comico ha ancora più paura dei nazionalisti ucraini che gli presenterebbero una resa dei conti se Zelensky non riuscirà a difendere l’unità dell’Ucraina. Per questo il personaggio è sempre più nervoso.
Pertanto, l’Occidente si è calmato e ha dovuto sospendere l’accelerazione del suo progetto anti-russo in Ucraina. La Russia ha preso in mano la situazione.
Tuttavia non sarà così facile perché gli anglo sionisti ed il “Deep State” vogliono la guerra a tutti i costi. Washington e Londra sono consapevoli che una mossa sbagliata dell’Ucraina (un attacco sul Donbass o in Crimea) provocherebbe l’intervento russo.
Questa minaccia è particolarmente grave nelle prossime due settimane: per interrompere il tentativo di Berlino di rilanciare gli accordi di Minsk, nonché con l’inizio delle Olimpiadi di Pechino il 4 febbraio, dove Putin si recherà per incontrare Xi Jimping.
Proprio la Cina potrebbe essere il fattore stabilizzante per fermare una guerra Russia-USA-Ucraina con un pronunciamento di Xi Jimping che potrebbe far comprendere agli USA che Pechino è pronta a intervenire su Taiwan mentre Washington è impegnata sull’Est Europa.
Nel corso del viaggio di Putin in Cina per le Olimpiadi, l’argomento sarà trattato e l’amico Xi Jimping, da quanto risulta, ha già dato la propria disponibilità.
Con ogni probabilità la fine della crisi Ucraina sarà definita a Pechino.
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