Giuseppe Mazzini, un Italiano.


 

Giuseppe Mazzini, un Italiano

Sotto la falsa identità di George Brown Giuseppe Mazzini rientra in Italia. A Pisa, è ospite della famiglia di Pellegrino Rosselli. Sono i suoi ultimi giorni. Solo e malato, la polizia lo sorveglia ed è pronta ad arrestarlo. Al medico, che lo visita e che si stupisce di come uno straniero parli così bene la lingua italiana, risponde che non c’è nessuno che abbia tanto amato come lui l’Italia. Muore il giorno 10 di marzo del 1872; il 17 la salma viene portata a Genova e verrà sepolta a Staglieno Cimitero Monumentale. Un italiano. Tra pochi giorni saranno cento cinquanta anni. L’amico, giovane editore di Massa, Eclettica edizioni, e suo ideatore, Alessandro Amorese ha comunicato di voler commemorare la scadenza con il libro Giuseppe Mazzini, un italiano, raccolta di scritti a cura di Francesco Carlesi e, aggiungo io, con postfazione di Mario Merlino e Emanuele Merlino (‘vanitas vanitatum et omnia vanitas’).

Un contributo di poche pagine – padre e figlio la peculiarità ove ciò che conta è quell’eredità del cuore di cui poeta il Pound dei Pisan Cantos… Di recente – un paio di anni sono trascorsi – l’amico Rodolfo Sideri pubblica Fascisti prima di Mussolini dove un capitolo è dedicato all’Apostolo della libertà, Giuseppe Mazzini, inteso appunto quale figura che preannuncia il Fascismo letto quale svolta e compimento del Risorgimento, come l’intese il filosofo Giovanni Gentile, e ,ai suoi ideali e insegnamento (‘Pensiero e azione’), si riconoscevano dei personaggi di primo piano, ad esempio, Italo Balbo e Giuseppe Bottai. E, ancor più forte, si rese a icona il nome e l’immagine, dopo l’8 settembre e nella RSI a sostituire l’eccesso di cesarismo – ‘Mussolini ha sempre ragione’ -. Questo spiegherebbe l’ombra stesa sul fondatore della Giovane Italia in questa repubblica codarda e cialtrona e, dunque, senza enfasi o mitomanie l’utilità della pubblicazione di Eclettica.                                                                

(Va detto come il ‘nostro’ mondo, ambiente o area che sia, abbia ampio disinteresse o, peggio, rifiuto verso il Mazzini. Anche in questo una frattura. La reiterata nomea di essere massone, probabile se non provata la sua adesione, con il corollario della sempre onnivora Inghilterra, favorevole al Risorgimento a discapito del Regno delle Due Sicilie – e i Borboni, Francesco II e soprattutto la moglie Maria Sofia di Baviera, ‘eroina’ nell’assedio di Gaeta, i briganti come Carmine Crocco, i bei romanzi di Carlo Alianello nutrono quell’essere, comunque e nonostante tutto, dalla parte dei vinti. E ben sia così ché sovente i vincitori, nell’appagato trogolo del trionfo, finiscono sciatti e mediocri mentre i vinti conservano sovente il senso alto e nobile della tragedia – il volto privo di maschere dell’esistenza. Mazzini fu, al contempo, vinto – l’unità d’Italia avvenne tramite il ‘moderatismo’ liberale del Cavour – e vincitore perché alimentò e uomini e idee che segnarono il tempo a venire. Una fede profonda che solo gli eroi e i martiri hanno il dono da offrire e preservare e alimentare. E di questo abbiamo la necessità, fierezza e speranza ‘le due sole virtù a cui si affida il mio cuore’).                

Di questo libro – o, meglio, della sua ‘nostra’ postfazione – ne riscriverò in altra occasione. Intanto un invito a renderlo parte della biblioteca personale di ciascuno di noi..

Immagine: https://www.visitgenoa.it/en/giuseppe-mazzini

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