6 marzo 2022 Vladimir Michajlovic Gundjaev, sua Beatitudine Kirill (Cirillo I°) sedicesimo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie e capo della Chiesa ortodossa durante l’omelia domenicale, spiega ai fedeli e al mondo cosa sta succedendo in Ucraina, per la massima autorità religiosa ortodossa, viene posto l’accento, sulla sanguinosa guerra nel Donbass, che dura ormai da 8 anni, con ripetute stragi di innocenti, colpevoli, agli occhi del regime di Kiev di rifiutare i decadenti valori dell’occidente. Dunque la guerra è tra bene (i valori della Tradizione) ed il male, tra chi vuole imporre e chi rifiuta qualcosa in toto.
Per il patriarca Kirill: “ciò che sta accadendo oggi nell’ambito delle relazioni internazionali, (…) non ha solo un significato politico. Stiamo parlando di qualcosa di diverso e molto più importante della politica. Stiamo parlando della salvezza umana, su dove finirà l’umanità, (…) siamo entrati in una lotta che non ha un senso fisico, ma un significato metafisico“. Per il Patriarca di Mosca la Russia, è il bastione dei valori ancestrali, radicati nella verità e nella trascendenza, valori basati su un’idea di società e di famiglia e contrapposti a quelli della società liberale, la guerra non è tra Russia e Ucraina, ma fra società tradizionale e società liberale. Mosca si candida a estremo difensore di tutta la cristianità. A fare sponda alla visione di Cirillo primo, da parte di Santa Romana Chiesa una lunga riflessione dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex Nunzio Apostolico degli Stati Uniti d’America: “La crisi mondiale con cui si prepara la dissoluzione della società tradizionale ha coinvolto anche la Chiesa Cattolica, la cui Gerarchia è ostaggio di apostati cortigiani del potere. (…) La Roma dei Cesari e dei Papi è deserta e muta, come è muta da secoli la seconda Roma di Costantinopoli. Forse la provvidenza ha stabilito che sia Mosca, la terza Roma, ad assumersi oggi dinanzi al mondo il ruolo di Katéchon, di ostacolo escatologico all’Anticristo. Se gli errori del Comunismo sono stati diffusi dall’Unione Sovietica, giungendo ad imporsi finanche dentro la Chiesa, la Russia e l’Ucraina possono avere oggi un ruolo epocale nella restaurazione della Civiltà Cristiana, (..) gli Stati europei non devono emarginare la Russia, ma anzi stringere con essa un’alleanza non solo per il ripristino degli scambi commerciali per la prosperità di tutti, ma in vista della ricostruzione di una Civiltà Cristiana, che sola potrà salvare il mondo dal mostro globalista tecnosanitario e transumano (..)
Putin nel suo ventennale regno, ha riportato la religione (dal latino religare: unire insieme, legare) nell’ex Unione Sovietica, attraverso un virtuoso impianto multireligioso e multiculturale, in Russia Ortodossia e Islam, si uniscono come “Rivolta contro il mondo Moderno”, consci che, come profetizzato dal monaco Filofej: “Due Rome sono cadute, la terza resiste ma non ve ne sarà una quarta”. E mentre un mondo tradizionale, guarda almeno incuriosito da questa parte della barricata, apprendiamo da una foto sfuggita alle forbici censorie dell’occidente che in Ucraina, nella città di Odessa passeggia tranquillamente un paladino del mondo liberal-progressista, a noi ostile, il Filosofo Francese Bernard-Henri Lévy. La foto lo ritrae in compagnia di Maksim Marcenko, comandante del Battaglione Aidar un’unità paramilitare speciale formata prevalentemente da criminali comuni e da volontari dei servizi di sicurezza di “Euromaïdan”, finanziato dal miliardario oligarca israelo-ucraino Ihor Kolomoyskyi. Marcenko è stato accusato di crimini contro l’umanità, presso Amnesty International, e premiato con l’incarico di governatore dell’Oblast di Odessa.
Per chi non lo conoscesse, Bernard-Henri Lévy, (BHL) è un filosofo, giornalista e saggista francese, nato a Béni Saf, in Algeria, il 5 novembre 1948, da una famiglia ebraica, suo padre, André Lévy, fu il multimiliardario fondatore dell’impresa Becob. Dopo aver frequentato il Lycée Louis-le-Grand a Parigi, BHL nel 1968 si iscrive alla selettiva “École Normale Supérieure”, dove si laurea in filosofia. Nel 1971 lascia la Francia per recarsi in India, quindi in Bangladesh dove segue con attenzione la guerra d’indipendenza dell’allora Pakistan Orientale.
Tornato a Parigi, fonda la scuola della nouvelle philosophie (Nuova filosofia), corrente animata da un gruppo di giovani intellettuali che esprimono il rifiuto delle dottrine comuniste e socialiste muovendo nel frattempo un’agguerrita ed inflessibile critica al conservatorismo. Nel 1995 fonda a Gerusalemme, l’Istituto di Studi Levinassiani, in onore del filosofo ebreo Emmanuel Lévinas. Al pari del correligionario George Soros, farà una fortuna tramite opachi investimenti sul mercato azionario, accumulando una fortuna stimata intorno ai 150 milioni di euro, che include società immobiliari e finanziarie. La “Commission des opérations de bourse”, l’organismo di controllo della borsa francese, lo accuserà a più riprese del reato di abuso di informazioni privilegiate, dal quale sarà scagionato per insufficienza di prove. La visione politica di Lévy, è ispirata principalmente ad Alexis de Tocqueville e altri filosofi liberali come Karl Popper.
Personaggio mediatico e controverso, è stato soprannominato “il Cavaliere dell’Apocalisse”, ogni volta che appare lui, arriva una guerra o una rivoluzione colorata. Nel 1985, firma una petizione a favore dell’armamento, da parte degli Stati Uniti, dei Contras, gruppi paramilitari attivi in Nicaragua durante la guerra contro il governo sandinista. In Serbia, nel 1990, con i suoi articoli invitava i paesi della NATO a bombardare la Jugoslavia in sostegno dei militanti dell’UCK del Kosovo. Sempre negli anni ’90 raccomandò ai paesi occidentali di riconoscere il presidente dell’autoproclamata Repubblica cecena di Ichkeria, Aslan Maskhadov. Nel 2003 ha sostenuto la rivoluzione delle Rose in Georgia. Nel 2008 ha chiesto pressioni politico-militari sulla Russia durante il conflitto in Ossezia del Sud. Nel 2011, si interessò alle “Primavere arabe”, si ritiene che sia stato lui a convincere Nicolas Sarkozy all’ intervento militare per rovesciare il regime Libico, conclusosi con la distruzione del paese e l’assassinio di Muammar Gheddafi. Nel 2013, ha preso di mira la Siria, conducendo una campagna di propaganda contro il legittimo governo siriano. Nel 2014, durante il colpo di stato Ucraino, si è fatto intervistare direttamente in piazza, Maidan fomentando l’odio e le repressioni antirusse.
L’occidente liberista, mondialista, “LGBTQ Friendly”, lo ha elevato al ruolo di “ultimo umanista”. Per il “Cavaliere dell’Apocalisse”, Zelensky, il comico ballerino che suonava il pianoforte con il pene, sarebbe: “il nuovo padre dell’Europa del XXI secolo”. Il filosofo che si dichiara difensore dei diritti umani, si è sempre schierato contro il popolo Palestinese, e contro tutti i paesi islamici, ha difeso le caricature su Maometto di Charlie Hebdo. Ha difeso il regista franco-polacco Roman Polanski, e l’ex Presidente del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Kahn, rispettivamente dalle accuse di pedofilia e violenza sessuale. E’ forse il più noto membro francese di quella élite intellettuale transnazionale fomentatrice di guerre che ritiene di avere il compito di rimodellare il mondo a propria immagine e somiglianza. Vederlo passeggiare per Odessa, in massima tranquillità, con il suo mefistofelico sorriso, deve far correre un brivido lungo la schiena a tutti coloro che sperano in una rapida fine del conflitto, la sua presenza in terra Ucraina, rende palesi le affermazioni del patriarca Cirillo e Monsignor Viganò, la guerra fra bene e male è in corso, ed ogni parte sta schierando i propri generali.
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