Ucraina sì, Ucraina no, la terra dei nazi

 

Ucraina sì, Ucraina no, la terra dei nazi

Sanremo, Teatro Ariston 24 febbraio 1996 al verdetto finale sulla canzone vincitrice dell’omonimo festival, pronunciato da Pippo Baudo, fece eco un brusio di fondo e qualche fischio, a vincere fu il brano scritto da Ron, ed interpretato dallo stesso con la partecipazione di Tosca: “Vorrei incontrarti fra cent’anni”. Motivo del dissenso, (allora si poteva ancora dissentire) la presunta irregolarità del verdetto, (confermata dalle indagini dei Carabinieri), da cui risultò che la canzone più votata fosse quella classificatosi al secondo posto, ed interpretata da Elio e le storie Tese, “La terra dei cachi”.

“Italia sì, Italia no, Italia gnamme, se famo du spaghi / Italia sob, Italia prot, la terra dei cachi”

Mentre il ministero della difesa Italiano, fra una fornitura di armi e l’altra, decide di rimuovere il nome di Italo Balbo (fondatore della nostra Aeronautica) dagli aeromobili utilizzati per il trasporto di Stato, dal fronte ucraino arriva una doccia fredda per chi riteneva il Nazifascismo, ormai relegato ai libri di storia.

Vladimir Putin, per rinverdire il forte sentimento patriottico del popolo russo, ha ufficialmente usato il termine “Denazificazione” in merito alla campagna militare Ucraina,  Zelenski, di contro, interpreta il suo ruolo da “Resistente”, paragonando Putin ad Hitler, e le presunte stragi in Ucraina all’olocausto, prendendosi tra l’altro una sonora lavata di capo dai propri correligionari, che non hanno nessuna intenzione di cedere il Copyright di un franchising cosi redditizio. Ma andiamo ad analizzare, seppur superficialmente le forze in campo:

Nel fronte Ucraino troviamo battaglioni di miliziani dichiaratamente Neonazisti, nati soprattutto per operazioni di pulizia etnica, autori di continui massacri di civili delle repubbliche del Dombass, i più famosi sono il battaglione Aidar, al comando di Maksim Marcenko, accusato di crimini contro l’umanità e governatore dell’Oblast di Odessa, ed il Battaglione Azov, un reparto paramilitare con compiti di polizia. Il simbolo del battaglione fa riferimento al “Wolfsangel“, che simboleggia una trappola per lupi, adottato da alcune unità militari SS. La Bandiera ufficiale è la bandiera Ucraina con al centro una svastica. Riferimento storico di tutti questi gruppi è Stepan Bandera, nato a Staryj Uhryniv, nel 1909, fu fondatore dell’ OUN (Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini) e dell’UPA (Esercito Insurrezionale Ucraino). Nel 1934 fu condannato a morte per aver organizzato l’omicidio del Ministro dell’interno polacco Bronisław Pieracki, sentenza poi commutata in ergastolo, fu liberato dal carcere nel settembre del 1939 dopo l’invasione tedesca della Polonia, fortemente influenzato dall’ideologia Nazifascista, quando le truppe sovietiche si ritirarono da Leopoli, il 30 giugno 1941 annunciò la restaurazione di uno Stato ucraino indipendente. L’OUN dichiarò di voler aderire al piano di espansione della Germania e giurò fedeltà ad Hitler. Ma la Germania reagì negativamente alle richieste di autonomia dei nazionalisti ucraini e invase la regione. Bandera venne internato come prigioniero politico nel campo di concentramento di Sachsenhausen, da dove fu liberato solo nel 1944 perché dirigesse azioni di resistenza all’Armata Rossa. Si rese autore di innumerevoli massacri soprattutto di Ebrei, e civili Russi e Polacchi. Alla fine della guerra si rifugiò in Germania Ovest con la moglie e i figli, sotto la protezione degli Stati Uniti, ma Il 15 ottobre 1959, fu assassinato dall’ agente del KGB, Bohdan Stachynskyi, su ordine di Nikita Chruščëv. Bandera fu insignito, postumo, dell’onorificenza di eroe dell’Ucraina, con la condanna del Parlamento europeo, della comunità ebraica e del governo russo. 

Alla figura di Bandera si ispirano oltre ai reparti paramilitari i partiti politici Ucraini Svoboda e Pravyj Sektor. Svoboda fu fondato nell’ottobre 1991 con il nome di Partito Social-Nazionalista d’Ucraina. Il partito ha via via guadagnato consensi arrivando al 10.45% dei voti e 38 seggi nelle elezioni parlamentari del 2012, ed ha giocato un ruolo principale nel colpo di stato ucraino del 2014.

Pravyj Sektor (letteralmente settore destro), è un collettivo paramilitare nazifascista. Il gruppo dichiara di avere oltre 10.000 membri, e ha rapporti internazionali con organizzazioni di estrema destra statunitensi ed europee. Emerge per la prima volta alla fine del novembre 2013 nella proteste dell’Euromaidan a Kiev.

Dopo l’inizio dell’operazione militare russa. il 27 febbraio scorso il presidente Ucraino Zelensky ha dato il via ad un reclutamento internazionale ispirato alle Brigate internazionali della guerra civile spagnola, una sorta di “Legione Straniera” che ad oggi ha visto schierarsi sul fronte Ucraino circa 20mila volontari da 52 paesi.  Fra i volontari oltre un nutritissimo numero di esponenti dei partiti di estrema destra Europea (fra cui anche alcuni membri di Casa Pound), tagliagole dell’Isis, militari Israeliani, e Ceceni esuli di Grozny, che si troveranno a combattere fianco a fianco con il battaglione Azov, usi intingere nel grasso di maiale i proiettili dedicati ai Musulmani sull’altro fronte. 

Si perché sul fronte Russo, oltre alla guardia nazionale, che conta circa 200mila uomini, si affianca un esercito parallelo di “volontari” e miliziani. In testa a questi gruppi Ramzan Kadyrov capo della Repubblica Cecena e presidente della squadra di calcio dell’Achmat Groznyj. Secondo il ministro della difesa russo Sergej Shojgu, da Siria e Medio Oriente sono previsti oltre 16 mila volontari. Da parte Russa anche un significativo numero di “FOREIGN FIGHTERS”, Europei, soprattutto riconducibili a movimenti di Destra, presenti già nelle repubbliche separatiste dal 2014, (secondo la nostra intelligence dall Italia sarebbero già operativi circa una sessantina di combattenti, vicini a “Lealtà Azione”, Forza nuova, o a formazioni naziskin.

Fausto Biloslavo nella puntata di Quarta Repubblica andata in onda lunedì 14 marzo, ha intervistato alcuni membri del Battaglione Azov in una loro sede di Kiev. Energumeni tatuati con svastiche in bella evidenza, circondati da simboli runici si preparavano a difendersi dal fascista Putin, che loro definivano “Come Mussolini”.  Pare evidente che cercare di analizzare un conflitto odierno con i pregiudizi ideologici novecenteschi sia ormai inutile, eredi dell’ esperienza del “Fascismo immenso e rosso” immaginato da Robert Brasillach, non solo sono come sempre divisi, ma addirittura schierati (e armati) su fronti opposti.

Personalmente dopo anni di letture di Evola, Guenon e tutti gli altri scrittori della tradizione, non riesco proprio a capire come ci si possa schierare dalla parte Ucraina e quindi dell’occidente. Aleksandr Dugin, che Evola e Guenon li conosce bene, in una recente intervista su “La Verità” parlando della Russia ha detto: “..non si può (..) sostenere che la Russia moderna di Putin sia la rappresentante della tradizione. No, non lo è. Ma il rifiuto delle pressioni dell’occidente liberale globalista potrebbe crearne i presupposti per la restaurazione (,,). La vittoria dell’occidente liberale ci priverebbe anche di questa possibilità”. La “Rivolta contro il mondo Moderno” attesa per una vita finalmente si palesa e c’è chi si schiera con il nemico. 

Ricapitolando, in Ucraina gruppi Nazifascisti ispirati ad un Nazifascista sterminatore di Ebrei, messo in carcere dai Nazisti, fanno da pretoriani ad un presidente Ebreo, che Israele considera un negazionista nazista. Dall’altra parte Nazifascisti filo russi guidati dal Fascista Putin vogliono riportare il Nazifascismo in occidente.  Il Ministro Di Maio memore delle discussioni familiari (il padre era militante missino) ha rispolverato il motto Mussoliniano “Vinceremo”. Un vero e proprio incubo per Laura Boldrini e c.

“Ucraina sì, Ucraina no / Ucraina sì, UE / Ucraina no, UE / la terra dei nazi. Ucraina sì, Ucraina no, Ucraina bum, la strage impunita /Puoi dir di sì, puoi dir di no, ma questa è la vita”

Immagine: https://www.dayitalianews.com

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