Nel 1950 Julius Evola in “Orientamenti” ribadisce un concetto che modificherà per sempre per le future generazioni di Fascisti e post Fascisti, il concetto di “Patria”. “La mia patria è dove si combatte per la mia idea”. Concetto che ha portato molti di noi, negli anni, a schierarsi con movimenti e popoli geograficamente e culturalmente lontani. Beppe Niccolai, su “Il Rosso e il Nero”, pubblicò un articolo per festeggiare la fine della guerra del Vietnam, elogiando il popolo vietnamita, vittorioso sull’imperialismo americano, nel febbraio 1998, una delegazione del Fronte Nazionale guidata dal nostro direttore Adriano Tilgher era a Bagdad, come scudi umani contro i proditori bombardamenti americani. Ovunque vi sia una guerra di liberazione dal giogo tentacolare liberista, atlantista, e disumanizzante, per noi viene naturale sapere come schierarsi. E mentre in Europa soffiano venti di guerra, in una piccola porzione del nostro continente a cui dovremmo essere legati, non solo per vincoli ideologici, ma anche per vincoli linguistici e di sangue, è in corso una guerra civile, completamente oscurata dai media, troppo impegnati a fabbricare la narrazione ufficiale dell’ operazione speciale russa in Ucraina.
2 marzo 2022, carcere marsigliese di Arles, il camerunense Franck Elong Abé, un jihadista, già detenuto nella base americana di Bagram, e sospettato di collusione con i servizi Francesi e/o statunitensi aggredisce un altro prigioniero Ivan Colonna. Colonna ricoverato in ospedale, morirà il 21 marzo. Ai più potrebbe sembrare un comune episodio di violenza carceraria, ma è l’incipit di una lunga e feroce battaglia che sta sconvolgendo una vicinissima isola del Mediterraneo. Per capire un po’ la storia vediamo che era il prigioniero assassinato. Yvan Colonna (in lingua corsa Ivanu) nacque ad Ajaccio in Corsica il 7 aprile 1960 figlio di un deputato del dipartimento di Alpes-Maritimes, Jean-Hugues Colonna, socialista, massone e repubblicano. Nel 1975, si trasferisce con la famiglia a Nizza, dove il padre, insegnante era stato dislocato, Dopo aver conseguito il diploma di maturità, Ivanu, iniziò a frequentare l’Università di Nizza in quegli anni principale luogo di elaborazione politica del nazionalismo corso. Il movimento Nazionalista/irredentista corso ha una storia centenaria, storicamente la Corsica ha fatto parte di diversi Stati italiani fino a quando la Repubblica di Genova, a seguito della pluridecennale rivolta indipendentista guidata da Pasquale Paoli, la cedette ai francesi con il trattato di Versailles del 1768. La conquista francese della Corsica, fu contrastata da Paoli, che frà le altre cose, aveva fondato una Università in lingua italiana per la preparazione delle future classi dirigenti, confermando l’uso della nostra lingua, come lingua ufficiale colta dell’isola. Nel biennio 1838-1839 la difesa della lingua Italiana e dell’identità locale si sviluppo ulteriormente, per la presenza sull’Isola di Niccolò Tommaseo. Tommaseo, con l’aiuto del poeta e magistrato di Bastia Salvatore Viale studiò il vernacolo còrso e ne celebro la ricchezza e la purezza (lo definì come il più puro dei dialetti italiani), contribuendo al nascere dei primi germi di una coscienza letteraria autonoma ed irredentista. Ma il “sentire” corso, non fu mai realmente appoggiato dal Regno d’Italia, sin dalla sua nascita troppo legato alla Francia. Vittorio Emanuele II, non fece alcun tentativo diplomatico-militare per recuperare la Corsica nonostante le continue pressioni di Giuseppe Garibaldi. Vista la persecuzione francese verso gli Italiofoni dell’isola i còrsi iniziarono a valorizzare la loro lingua vernacolare come strumento di resistenza ai misfatti dell’acculturazione che minacciava di travolgere l’anima stessa del loro popolo. Nel 1919 per impulso di Petru Rocca nacque, “A Muvra” (il muflone) un periodico scritto in còrso e in italiano. Attorno al giornale prese vita nel marzo 1922 il Partitu Corsu d’Azione (PCdA). Con l’ascesa di Mussolini in Italia, il governo italiano sviluppò un forte piano di investimenti per la salvaguardia della cultura Italiana còrsa, s’istituirono molte borse di studio per ottenere che i giovani còrsi tornassero a frequentare le università italiane. Fra questi lo scrittore, poeta e politico Marco Angeli laureatosi in medicina presso l’università di Pisa. Angeli fondò il movimento irredentista per la Corsica italiana agendo di concerto con un comitato segreto battezzato senza troppa fantasia “Corsica”, fondato nel 1924 a Roma per volere espresso di Mussolini. La propaganda politica francese sfruttando abilmente la vicinanza più culturale che politica dei movimenti irredentisti Corsi all’Italia fascista, usò questa vicinanza per l’ennesima pulizia etnico/culturale, con la seconda guerra mondiale ormai vinta da parte degli alleati, il governo francese condannò a morte in contumacia la totalità dei letterati Corsi, alcuni ripararono in Italia, altri fra cui Marco Angeli finirà davanti ad un plotone di esecuzione. Attualmente non esiste più un irredentismo italiano in Corsica, (a parte gli animatori della rivista “Viva Voce” che si propone di utilizzare, al posto del corso o in supporto ad esso, la lingua italiana), ma gli attuali movimenti autonomisti e/o indipendentisti traggono ispirazione proprio dalle idee dei còrsi italiani. La rivolta antifrancese, placata con il sangue nel dopoguerra, riprenderà con forza negli anni sessanta dopo la fine della guerra d’Algeria (1954-1962). La Francia infatti favorì l’insediamento nell’Isola, degli esuli cacciati degli indipendentisti algerini, (chiamati “Pieds-noirs – Piedi neri”), avviando specifici sussidi per la riqualificazione, come la “Società per lo sviluppo della Corsica”, nata per favorire agricoltura e turismo. Questi sussidi, però, penalizzarono la popolazione locale a vantaggio dei “piedi neri” ed in breve tempo i non corsi, divennero i proprietari della maggior parte delle aziende create sull’isola. Il 21 agosto del 1975 Edmond Simeoni, fondatore del movimento autonomista CRA (Azione Regionale della Corsica), occupò ad Aléria la cantina vinicola di un importante imprenditore “pieds-noirs”, colpevole di una truffa che aveva ridotto in rovina centinaia di piccoli viticoltori locali. Il primo ministro francese dell’epoca Jacques Chirac, inviò la gendarmeria con 1.200 uomini, appoggiati da mezzi blindati, nell’assalto ci furono vittime in ambedue gli schieramenti.
Al suo rientro in Corsica, nel 1981 Colonna si stabilirà fra Aiaccio e Cargèse, dove i Colonna possedevano dei terreni. Qui venne fondato uno dei primi Club Méditerranée, e quando nell’estate del 1977 il villaggio turistico fu intonacato, su quelle pareti Ivanu firmò il suo primo atto da militante, scrivendo ovunque: “Il popolo francese deve sostenere il popolo corso nella sua lotta per la liberazione nazionale”. Colonna divenne prima militante e poi guida della sezione di Cargèse del Fronte di Liberazione Nazionale Corso (FLNC), movimento clandestino nato sulla scia degli eventi di Aléria. Alle elezioni comunali del 1983 si candidò con la sorella nella prima lista nazionalista corsa di Cargèse diventando ben presto il più giovane dirigente dei “comitati nazionalisti”, braccio politico del FLNC. Durante il giorno, Yvan si prendeva cura di un ovile. Si alzava alle 5 del mattino e tornava a casa alle otto della sera. «Un ascetismo che si confaceva alla visione del nazionalismo di questo monaco-soldato», ha scritto Le Monde. Il FLNC, nel corso degli anni, ha organizzato migliaia di attentati, assalti contro banche, ed edifici pubblici civili e militari. Durante una di queste operazioni presso la gendarmeria di Pietrosella del settembre del 1997 un poliziotto fu preso brevemente in ostaggio e disarmato. Sei mesi dopo, il 6 febbraio 1998, il prefetto Claude Erignac venne ucciso con tre colpi di pistola sparati da distanza ravvicinata nel centro di Ajaccio. Le Prove balistiche confermarono che i proiettili provenivano da un’arma della gendarmeria di Pietrosella. Sull’isola iniziò la ricerca dei responsabili che portò tra le altre cose al sequestro di un elenco contenente i recapiti di un gran numero di nazionalisti, furono eseguiti centinaia di arresti e interrogatori. Nel maggio del 1999, si arrivò all’arresto di quelli che da lì in poi, sarebbero stati chiamati membri del “commando Erignac”, e fu indicato Colonna, come esecutore materiale dell’omicidio. Ci fu un’enorme mobilitazione anche internazionale, le ricerche di Colonna si spinsero dall’altra parte del globo, sino in Venezuela, ma Ivanu non aveva mai abbandonato la sua isola, fu arrestato nel 2003 a Olmeto, a circa cento chilometri da Cargèse. Nicolas Sarkozy, all’epoca ministro dell’Interno che si stava preparando per candidarsi alla presidenza del paese, annunciò che la polizia aveva arrestato «l’assassino del prefetto Erignac», scavalcando il principio di presunzione di innocenza.
Colonna venne condannato in primo grado all’ergastolo nel 2007, nel giugno del 2010 la sentenza venne però annullata dalla Corte di Cassazione. Ma lo Stato, non poteva permettersi di lasciare impunito l’omicidio di un suo prefetto, la vendetta contro Yvan Colonna per la Francia è una prova di forza nei confronti di chiunque osi rivendicare diritti per il proprio popolo, primo fra tutti quello all’autodeterminazione. Dopo un nuovo processo, in cui venne difeso da Gilles Simeoni, ex sindaco di Bastia e oggi presidente del consiglio esecutivo della Corsica, Colonna fu nuovamente condannato all’ergastolo e sottoposto al cosiddetto DPS (Détenu particulièrement signalé), un regime di sorveglianza speciale a causa del quale gli fu sempre negato il riavvicinamento in una prigione corsa, la possibilità di ricevere visite parentali, nessuna possibilità di ricevere pacchi, limiti nella disponibilità di denaro, nessuna possibilità di accedere a strumenti di comunicazione digitale. Nel 2013, Colonna da sempre professatosi innocente per quello specifico reato si rivolse anche alla corte europea dei diritti umani, sostenendo di non aver ricevuto un equo processo.
In seguito all’aggressione di Colonna nel carcere di Arles, considerata dai vari gruppi nazionalisti corsi, organizzata dal governo Francese, la Corsica si è trasformata in un paese in piena guerra civile, le prima manifestazioni si sono svolte a Corte il 6 marzo, seguite da quelle di Bastia, Aiaccio e in numerose città minori, accompagnate, da violenti scontri, con numerosi lanci di bottiglie Molotov, tutte le prefetture dell’Isola sono state attaccate e spesso incendiate, numerose banche sono state scassinate nelle notti con mezzi agricoli cingolati.
Dalla data dell’aggressione a quella della morte di Colonna le città corse presentavano scenari spesso peggiori delle città ucraine, il tutto nel totale silenzio dei media Italiani (ed Europei) la situazione si è parzialmente calmata solo quando il presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron, anche lui, in corsa per le elezioni presidenziali, ha promesso una generica autonomia per il popolo còrso. Ivanu ritorna nella sua isola solo per l’estremo saluto, i funerali si sono svolti a Cargése, li vi ci sono due chiese una latina, l’altra greco-ortodossa una di fronte all’altra, per trenta minuti le campane di entrambe hanno suonano a morto in una valle ammutolita. Quello a Yvan Colonna è stato un funerale di Stato ad un uomo che per lo Stato Francese è un criminale. E’ stata proclamata una giornata, di: ‘Isula morta’. Trasporti pubblici fermi, negozi chiusi. Ovunque da Bastia ad Ajaccio, sui vagoni dei treni, e sui muri degli edifici pubblici sono apparse le scritte: ‘Gloria à te, Yvan” o striscioni con scritto in rosso e nero “Statu francese assassinu”. Presenti alla funzione quattro parlamentari, ed il presidente della regione. Nell’omelia il sacerdote indica il defunto come “esempio di passione e attaccamento alla sua terra”. Nessuna delle oltre cinquemila persone che trattengono il fiato mentre il feretro avvolto dalla bandiera col Moro scende verso la chiesa latina crede alla colpevolezza dell’ex pastore. Nelle prime file ad aspettare la bara c’è Renato Corti, 78 anni, raffinato poeta ed uno dei più importanti intellettuali corsi. Tutti lo salutano con rispetto e ammirazione, il poeta rilascerà all’agenzia di stampa AGI una breve intervista in cui ricorderà: “Come da 150 anni a questa parte lo Stato francese tortura gli innocenti e li assassina. Ricordiamoci che nel diciottesimo secolo, quello dei lumi, qui i francesi impiccavano i giovani ai lecci e ai castagni”. Pierre Savelli, sindaco di Bastia per il partito autonomista “Femu Corsica”, guarda alle promesse di Parigi. “Penso che, per il momento, la calma debba tornare. (..) E’ stata chiesta la verità sulla morte di Colonna e ci sono un’inchiesta giudiziaria e una commissione parlamentare che la cercheranno. (..) Parigi ha promesso che si farà insieme un percorso per lo statuto di autonomia i cui tempi saranno comunicati a breve. ” L’opinione dell’indipendentista Guido Talamoni, è leggermente diversa. “Parigi si è svegliata dopo anni di sonno grazie alle manifestazioni dei giovani dietro ai quali, posso assicurarlo, non c’è nessun partito. Ha mandato subito il ministro dell’Interno per spegnere il fuoco perché tra poco si svolgeranno le elezioni presidenziali, promettendo un’autonomia il cui contenuto però non è stato svelato, (..) autonomia significa trasferimento del potere legislativo, (..) Abbiamo capito che lo Stato reagisce solo alle dimostrazioni di forza. (..) Basta prostrarci per chiedere a Parigi di riceverci e discutere, possiamo bloccare tutto e ribaltare i rapporti di forza”. Sui social gira un video registrato durante i funerali di Colonna, dove militari Francesi della caserma ‘Furiani’ di Bastia intonano l’inno nazionale Francese. “Gli ignobili cani da guardia dello Stato hanno gioito per la morte di un patriota” è stato il commento di Ghjuventù Corsa che ha annunciato nuovi presidi davanti alle prefetture nel frattempo impegnate a erigere muri anti sommossa. In tutta la Corsica risuona un altro ritornello quello di un canto popolare che tutti i corsi imparano da bambini: ’Corsica nostra’. “Terra d’eroe rizzati libera, fallo per noi/I to figlioli pronti a à marchjà/Portanu u nome di libertà (..)”
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