Effetto Lucifero – Coltano 1945-2022

 

Effetto Lucifero – Coltano 1945-2022

Gazzetta Ufficiale del 23 marzo 2022 nel disinteresse totale dei media, viene pubblicato un decreto del Presidente del consiglio del 14 Gennaio (quindi scritto ben 3 mesi prima dell’operazione speciale militare in Ucraina), in cui il governo Italiano autorizza nella frazione di Coltano (PI) la nascita di una “Cittadella Militare” (da collegare con la base statunitense di Camp Derby), all’interno del parco naturale di Migliarino – San Rossore e Massaciuccoli, un’area protetta da stringenti vincoli ambientali. Il progetto prevede la distruzione di circa 70 ettari di terreno boschivo e la costruzione di oltre 729mila metri quadrati di nuove edifici, il tutto finanziato con i fondi del PNRR. Il parco è un’area naturale protetta istituita con LR Toscana n. 61 del 13 dicembre 1979, si estende sulla fascia costiera delle province di Pisa e Lucca comprendendo i comuni di Pisa, Viareggio, San Giuliano, Vecchiano, Massarosa e tutela oltre 23.000 ettari complessivi. Comprende inoltre il Lago di Massaciuccoli, le foci dei fiumi Serchio e Arno, l’ex tenuta presidenziale di San Rossore e l’area marina “Secche della Meloria”. Per impedire qualsiasi intervento della regione Toscana o di enti a tutela dell’ambiente, il governo ha deciso di applicare le misure di semplificazione procedurale previste dall’art. 44 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, in pratica una scorciatoia amministrativa, in contrasto con tutti gli atti di pianificazione vigenti.

Sull’Europa soffiano venti di guerra, Russia ed Ucraina si accusano a vicenda di massacri, fosse comuni e deportazioni, per strani corsi e ricorsi della storia, Coltano, sembra tornare prepotentemente di attualità. Si perché questa frazione sconosciuta ai più, è monumento della barbarie di un popolo che si è sempre dipinto come salvatore e/o liberatore. Al termine della seconda guerra mondiale la tenuta pisana di Coltano fu protagonista di una terribile vicenda, legata all’apertura di un campo di concentramento da parte della 5° Armata americana, il PWE 337. Nel risalire la penisola gli Alleati la costellarono di campi di internamento per prigionieri di guerra, i “Prisoners of War Encampments” (PWE) il primo in terra toscana fu Scandicci, all’interno della Caserma “Gonzaga” contrassegnato con il numero 334. Quelli successivi furono allestiti tutti in area pisana, a Metato sorse Il 335, nella pineta di San Rossore, Il 339, ed i tre successivi a Coltano.

Per aprire questi campi, nell’aprile 1945 il comando della quinta Armata requisì vasti appezzamenti di terreno bonificati durante il regime, sfrattarono le famiglie dei coloni, e dettero il via ad un’intensa opera di distruzione a mezzo di ruspe e diserbanti, in pochi giorni, oltre 190 ettari di rigogliosa campagna coltivata, furono cancellati per far posto al più vasto campo di prigionia d’Italia.

Sulle ceneri dei poderi sorsero i tre campi, ciascuno dell’estensione di una cinquantina di ettari, Il PWE 336, riservato ai soldati germanici, il 338, per i collaborazionisti dell’esercito tedesco, in particolare polacchi e sovietici, ed infine il 337 destinato ai prigionieri italiani, che fu subito ribattezzato “Fascist’ criminal camp”. Le tre strutture rimasero in attività sei mesi, da maggio a ottobre ‘45, In quello sciagurato semestre le limitazioni delle libertà personali riguardò anche la popolazione di Coltano, sottoposta a tutta una serie di imposizioni e controlli, con continue perquisizioni delle abitazioni, violenze, e l’obbligo di esibire il lasciapassare (non ancora green) ad ogni uscita da casa. Un numero ufficiale degli internati è ancora oggi sconosciuto sicuramente oltre 36 mila, nel campo passarono i più prestigiosi esponenti della Repubblica Sociale scampati alle mattanze partigiane, i generali D’Alba, Farina, Agosti, Frigerio, Bonomi, Adami, Rossi, Gambara, Carloni, Canevari. Il maggiore Edoardo Sala, comandante del Reggimento Arditi paracadutisti “Folgore”, il tenente colonnello Federigo Degli Oddi, che alla testa del suo battaglione di SS italiane si era opposto all’avanzata alleata. Il Governatore della Dalmazia Francesco Giunta, e l’ultimo federale di Milano Vincenzo Costa.

Ma oltre a militari e gerarchi, furono prigionieri a Coltano innumerevoli personaggi, illustri (o destinati a diveltarlo): il giornalista Enrico Ameri, gli intellettuali Ezra Pound e Pio Filippani Ronconi, il futuro parlamentare missino Mirko Tremaglia, e futuri volti noti del mondo dello spettacolo, frà cui Walter Chiari, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Enrico Maria Salerno, e Giorgio Albertazzi. A gestirli gli statunitensi della “Buffalo”, variegata divisione della quinta Armata comprendente la “Legione Ebraica“, mentre ad occuparsi delle varie mansioni di servizio (burocratiche, alimentari e soprattutto disciplinari) fu sorprendentemente preposto un folto drappello di prigionieri della Wehrmacht, armati di manganello.  Il Fascist criminal camp, non era un comune campo di detenzione, ma un vero e proprio campo di concentramento, i prigionieri tenuti sempre in totale stato di denutrizione, dovevano dormire espletare le funzioni biologiche e vivere senza nessuna copertura, giorno e notte in balia degli agenti atmosferici, le baracche erano riservate agli americani, mentre i Kapò tedeschi potevano usufruire di tende. L’inumanità della vita nel campo PWE 337 fu volutamente cancellata dalla storiografia ufficiale dei “Liberatori”, nel 1949 fu sommessamente riproposta all’opinione pubblica dal libro di un ex internato Mariano Dal Dosso: “Quelli di Coltano”. Scritto senza particolari velleità letterarie. L’autore ci racconta della vita degli internati, guardati a vista dai carcerieri Americani e Tedeschi , con i fucili sempre puntati. Il capitolo più tragico è quello delle esecuzioni dei prigionieri, effettuate in assenza di inchieste e processi ma anche dei conforti religiosi.

Accuse pesanti cadute nel nulla, in ossequio a ragioni di ordine diplomatico. Neppure dopo la fine della Guerra fredda nessuno ebbe la volontà o il coraggio di indagare. Ad assumersi il compito di rompere l’omertà, un altro ex detenuto: Pietro Ciabattini, autore del volume “Coltano 1945“, uscito nel 1995. Ciabattini senese, classe 1926, aveva abbandonato gli studi per arruolarsi nella Milizia seguendo poi le sorti della RSI. A differenza del libro di Dal Dosso, “Coltano 1945” si presenta come un’opera sistematica avendovi l’autore inquadrato la propria esperienza di recluso avvalorata da un’esaustiva documentazione: “Descrivere la disgraziata vita del PWE 337 è compito arduo, nel timore di non essere creduto; ma più arduo è riuscire a convincere che ciò accadde davvero, a prigionieri di guerra di un esercito ricco e vittorioso, e a conflitto ormai cessato (..). Coltano era un immenso coacervo di corpi seminudi, colpiti dai raggi del sole dall’alba al tramonto, indeboliti nel fisico dalla scarsità del cibo e dalle precarie condizioni igieniche e sanitarie, al di sotto dei limiti della dignità umana. Polvere, sole e fango, fame, sete e malattie furono i demoni che torturarono ogni giorno i prigionieri già vessati dalle angherie e dai soprusi dei tedesco-americani che, quotidianamente, ritenevano utile e necessario escogitare nuovi espedienti per ridurre ancor più quei disgraziati alla prostrazione fisica e psichica, tanto da rendere loro difficoltosa la sopravvivenza”.

Tra i prigionieri, anziani, malati e molti bambini/ragazzi, figli di fascisti trucidati dopo il 25 aprile, oppure le “mascotte” dei reparti fra cui un bambino di 9 anni ha cui era stata amputata una gamba, sopravvissuto solo grazie all’aiuto degli altri prigionieri.  Sadismo, umiliazione, mortificazione, abusi sessuali, sono i termini ricorrenti per descrivere l’atteggiamento tenuto dai vincitori nei confronti degli sconfitti italiani, livellati alla stregua di bestiame, particolarmente crudele risulta il capitolo riguardante le punizioni inflitte dagli aguzzini, il palo, la fossa dei fachiri, e la “gabbia”.

Il Palo consisteva nell’essere legati, spesso dopo aver subito sevizie e percosse, ad un palo conficcato nel terreno, punizione che si interrompeva al crepuscolo, con il suono del “Silenzio”. La “fossa dei fachiri”, il cui strazio toccò di sperimentare a Pound consisteva in buche di varie dimensioni il cui fondo era stato cosparso di pietre acuminate, in modo da impedire la possibilità di poggiare i piedi in cui venivano gettati praticamente nudi i prigionieri. Ma il più atroce dei castighi era sicuramente costituito dalla gabbia, in cui furono rinchiusi Pound e Walter Chiari, un piccolo recinto, di due metri per due di filo spinato priva di copertura e servizi dove i prigionieri venivano tenuti per diversi giorni, senza cibo né acqua, sino alla perdita dei sensi e/o della ragione, ci furono diverse morti, i più fortunati avendo perso completamente il senno vennero trasferiti nel manicomio di Volterra. Al di là dei reticolati, la ricchezza e l’opulenza esibita dai vincitori ad un nemico prostrato nel fisico e nel morale. Secondo ciabattini il decesso di un certo numero di detenuti era stato pianificato: “Già da metà giugno era impossibile, a molti prigionieri giovani e vecchi, alzarsi e abbassarsi repentinamente senza rischiare di cadere a terra. La denutrizione era causa di capogiri improvvisi, di collassi ipoglicemici (..) Bronchiti, pleuriti, polmoniti, blocchi cardio-renali, TBC, sifilide, postumi di ferite o di malattie antecedenti la prigionia erano le malattie ricorrenti (..) ma oltre che per malattia, la morte poteva giungere inaspettata, anche per colpi di arma da fuoco”.

Di molti internati periti all’interno del campo, si sarebbero perse le tracce: “Nessuno, tranne gli archivisti USA, conoscerà mai il numero dei deceduti di Coltano.  “A distanza di cinquant’anni, sui decessi di Coltano esiste ancora il “top secret“, e anche da parte delle autorità preposte non vengono fornite notizie precise. Tutto occultato, smarrito, distrutto!”.

Avendo il suo libro suscitato sdegno e commozione in una parte seppur risibile dell’opinione pubblica, Ciabattini si batté perché a Coltano fosse collocato un cippo commemorativo, in memoria dei caduti. Il Monumento fu inaugurato il 22 settembre 1996,  recava la seguente epigrafe: “In questo luogo dal maggio al novembre 1945 sorgeva il campo americano P.W.E. 337 dove 35.000 soldati della R.S.I. soffrirono una dura prigionia, ai caduti ed ai dispersi dichiariamo perenne ricordo”. Pochi giorni più tardi, il cippo fu distrutto, da un gruppo di sedicenti anarchici.

La sommarietà delle esecuzioni, l’annientamento della persona umana, la crudeltà delle punizioni; le reiterate violenze psicologiche, la scarsità e infima qualità del rancio, sono sicuramente aspetti tipici della “Pax” Americana, che accomuna il campo di Coltano a quelli allestiti in ognuna delle 1000 guerre di liberazione combattute in ogni angolo del globo, penso alle stragi della popolazione civile Vietnamita, o alle torture documentate in Iraq nel lager di Abu Ghraib. Su Abu Ghraib, lo psicologo sociale statunitense Philip Zimbardo, di origini Italiane, ha pubblicato un libro dal titolo significativo: “Effetto Lucifero”: In gioco scrive Zimbardo, “non è tanto l’indole di questi militari, quanto l’appartenenza al sistema (..) perché un uomo possa uccidere un altro uomo è necessario che lo de-umanizzi, che lo riduca a cosa, in modo che non appaia più come suo simile,” Nei social ucraini, in questi giorni è apparso un video dove una donna vestita in abiti tradizionali, in personificazione della nazione Ucraina, è intenta a sgozzare con una falce, un soldato russo indifeso. Video che ricorda quelli meticolosamente allestiti in stile hollywoodiano dai “tagliagole” dell’Isis sul libro paga dell'”occidente”, l’effetto Lucifero è evidente, latitudini diverse stessi addestratori. Oggi i Russi, ieri Siriani, Iracheni, Libici, Vietnamiti, Giapponesi, Tedeschi, Italiani, etc. non devono essere considerati esseri umani, ma “bestiame” e perciò sacrificabili per un interesse superiore, il loro. Per quei residuati di un mondo ideologicamente post fascista che tifa per i vari battaglioni neonazisti ucraini, per una inesistente affinità di simboli, ricordo i Kapò tedeschi di Coltano, aguzzini conto terzi, che massacrano un popolo fratello per dormire in una tenda. Oggi quella tenda si chiama NATO, di proprietà dei padroni di allora.

 

Immagine: https://www.policymakermag.it/

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