L’ultimo 25 aprile

 

L’ultimo 25 aprile

25 aprile 2022 per la 77° volta dalla fine del secondo conflitto mondiale in tutte le piazze italiane si è tenuto il rito pagano dedicato a Mammona, i festeggiamenti del 25 aprile.

Il 25 aprile 1945 il comitato di liberazione nazionale alta Italia (CLNAI) presieduto da Sandro Pertini e Luigi Longo, proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai “nazifascisti”, indicando a tutte le forze partigiane attive nel nord Italia di attaccare i presidi fascisti e tedeschi, imponendo la resa, parallelamente il CLNAI emanò la condanna a morte per tutti i gerarchi, incluso Benito Mussolini, contravvenendo fra l’altro ai “desiderata” statunitensi. L’occupante tedesco era ormai sconfitto, e l’altro occupante, quello Statunitense con l’aiuto dei partigiani comunisti e dei mafiosi liberati dalle celle in cui il Fascismo li aveva incarcerati stavano occupando tutto il territorio Nazionale.

Per quasi due anni il nostro Paese verrà dilaniato da una guerra civile lasciando sul campo mezzo milione di morti e creando una “lacerazione politica” nel popolo italiano i cui effetti sono giunti sino ai giorni nostri. Il proclama del 25 aprile era figlio dell’”armistizio di Cassibile”, cosi chiamato dal nome del luogo in provincia di Siracusa dove fu firmato in gran segreto. Nella notte tra il 24 ed il 25 luglio 1943, il gran consiglio del Fascismo aveva sfiduciato Mussolini inducendo il Re Vittorio Emanuele III° a sostituire il Duce con un uomo di sua fiducia, individuato nel Maresciallo Pietro Badoglio. Il primo atto di Badoglio, fu quello di tranquillizzare l’alleato tedesco, annunciando che l’Italia avrebbe continuato la guerra accanto alla Germania, ma segretamente i nostri diplomatici trattavano la pace con le forze alleate, il documento fu firmato il 3 Settembre, prevedeva però una clausola in base alla quale sarebbe entrato in vigore esclusivamente dopo il suo annuncio pubblico. Iniziava così un gioco delle parti tra Governo italiano e il comando militare alleato sull’ufficializzazione dell’armistizio. Alla fine fu il generale Eisenhower a rompere l’impasse (senza nemmeno avvisare gli “Alleati”), l’8 Settembre 1943, trasmettendo il proclama in lingua inglese da Radio Algeri. La sovranità di una nazione è come la verginità perduta per una donna: consumata una volta, non si ricompone più, l’Italia la verginità l’ha persa il 25 luglio del 1943 allorché casa Savoia decise di sciogliere i legami con gli alleati che aveva e farsene di nuovi.

La miserabile messinscena del maresciallo Badoglio gettò altro fango sulla dignità di un popolo.

Il gesto era talmente meschino che gli alleati coniarono nuovi vocaboli ancora utilizzati nella lingua inglese: “to badogliate” = tradire,  e “to do not badogliate” = non fare ca***te. 

Nell’armistizio di Cassibile e nel successivo trattato di Parigi del febbraio del 1947, l’Italia ufficializza la completa rinuncia di ogni sovranità territoriale, militare ed economica.

Sullo scacchiere africano, a parte la perdita delle colonie, un articolo imponeva: «L’Italia accetterà e riconoscerà ogni accordo che possa essere concluso dalle Potenze Alleate (..) ai fini di farli conformare alle disposizioni dello Statuto delle Nazioni Unite».

Sul versante Asiatico con il “Protocollo di Pechino” del 7 settembre 1901 l’Italia aveva firmato speciali trattati commerciali privilegiati con la Cina, i nuovi “alleati” ne pretesero la cancellazione.  Con altri articoli veniva stabilito che «per tutto quanto si riferisce a dazi ed a tasse sull’importazione e l’esportazione, alla tassazione interna delle merci importate e a tutti i regolamenti in materia, le Nazione Unite godranno incondizionatamente della clausola della nazione più favorita; sotto ogni altro riguardo, l’Italia non adotterà alcuna discriminazione arbitraria contro merci provenienti dal territorio o destinate al territorio di alcuna delle Nazioni Unite, rispetto a merci analoghe provenienti dal territorio o destinate al territorio di alcun’altra Nazione Unita, o di qualunque altro paese straniero». Ancora: « (..) Il Governo italiano prenderà quelle misure che potranno essere richieste dalle Nazioni Unite per il controllo delle banche e degli affari in territorio italiano, per il controllo dei cambi coll’estero, delle relazioni commerciali e finanziarie coll’estero e per il regolamento del commercio e della produzione ed eseguirà qualsiasi istruzione emessa dalle Nazioni Unite relativa a dette o a simili materie». Fra le clausole segrete l’impegno ad ospitare basi militari americane e a garantire servitù varie. A luglio del 2008 il governo Berlusconi, chiese la desecretizzazione del Bia (Bilateral infrastructure agreement) con il quale gli Usa avevano rafforzato la loro presenza militare in Italia. L’informale risposta dell’ambasciata statunitense fu: «l’Ambasciata di Roma ha lungamente preso in considerazione la richiesta e consultato EUCOM (The United States European Command). Il Dipartimento non è d’accordo con la summenzionata richiesta del Governo Italiano per detta desecretazione e quindi si esprime contro la desecretazione». Nel dopoguerra chiunque si sia dimostrato totalmente o parzialmente “ostile” al “liberatori” ha fatto una brutta fine, si guardi fra i tanti, ad Enrico Mattei, Aldo Moro o Bettino Craxi. L’Italia repubblicana ha abdicato alla proprietà dello stivale, per indossare la livrea da cameriere del mondo anglosassone, il 25 aprile di ogni anno tale subalternità viene celebrata chiamandola “Festa della Liberazione.”

Ma quest’anno, con nuovi venti di guerra che soffiano da est, nelle varie piazze italiane, è avvenuto un corto circuito. A manifestare insieme, eredi degli sconfitti di allora, (Fratelli d’Italia non ha lesinato di far sfilare i propri eletti), insieme ad ANPI, partiti di Governo, centri sociali, e tante bandiere a stelle e strisce, insieme a quelle del popolo ucraino, nuovi tenutari della resistenza. A Milano subito dopo la partenza del corteo, membri dell’Anpi e dei centri sociali hanno tentato di sfondare il cordone di polizia imprecando contro il segretario del PD Enrico letta al grido : “Letta servo della Nato” o ancora “Fuori i servizi della Nato dal Corteo“,  In testa al corteo i centri sociali, con dei cartelli contrari alla guerra: ‘Dallo Yemen alla Palestina sionisti terroristi e Nato assassina’ , ‘Fuori la Nato dall’Italia, fuori la Nato dall’Ucraina”. A queste contestazioni, il Pd ha risposto iniziando a cantare “Bella Ciao”, l’inno posticcio della resistenza partigiana, cantata anche in Ucraino da esuli ucraini runodotati, si sono viste pure bandiere del battaglione Azov con tanto di svastica. Le Bandiere Palestinesi si sono incontrate (e scontrate con tafferugli) con quelle della brigata Ebraica. Non sono ancora le 15 quando tre o quattro giovani di sinistra si avvicinano minacciosi ai portatori delle bandiere a stelle e strisce, intimando un «Fuori dai c*****ni», per tutta risposta una parte della folla grida «U-s-a, U-s-a!».  Un 25 aprile di scontri tutti interni al sistema, giovani di sinistra partecipavano con l’obiettivo prioritario di spedire in un gulag il presidente del Consiglio, in compagnia di Matteo Salvini e soprattutto di Enrico Letta. La Comunità ebraica e i «deportati», coi nomi dei campi di sterminio, sfilano in un cuscinetto di sicurezza protetto da un servizio d’ordine dei «City Angels», oltre che da uno schieramento consistente di forze dell’ordine. Attaccati da gruppi sia di destra che di sinistra.

A roma attorno ai palazzi della politica, sono apparsi manifesti affissi da un anonimo “Collettivo Militant”, raffiguranti un partigiano e la scritta “dePdifichiamo il 25 aprile”,  in alto una scritta in romanesco: “Mi nonno ai nonni di quelli der battaglione Azov je sparava, mica je regalava le armi”. 77 anni finì l’occupazione tedesca del nostro paese, ed iniziava quella imposta dalla “Pax Americana”. Speriamo che quella del 2022 sia l’ultima carnevalata divisiva dell’identità nazionale, e la fine del mito resistenziale, a chiudere definitivamente la leggenda, un ispirato Giampiero Mughini, che un post ha scritto: “Ascolto le parole dette in occasione del 25 aprile, e allibisco, tra la resistenza e la liberazione non c’è alcun nesso casuale – La Guerra contro il nazifascismo non l’hanno vinta i Partigiani, ma i soldati Americani (..)”, e aggiungo io, la persero gli Italiani, tutti, fascisti ed antifascisti, non c’è niente da festeggiare, come ebbe a dire la madre di un giovane Paolo Borsellino, vietando ai figli di accettare qualsiasi dono dai soldati statunitensi. “La Patria è sconfitta, i sacrifici sono stati inutili, non c’è da essere felici…”

 

Immagine: https://milano.corriere.it/

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