Fusako Shigenobu

 

Fusako Shigenobu

14 aprile 1988 il circolo ricreativo militare statunitense USO (United Service Organizations), in Calata San Marco nel centro di Napoli subì un attentato tramite un’autobomba. L’attacco provocò la morte della militare statunitense Angela Simone Santos, e di 4 civili italiani. Il grosso dei militari sfuggì all’attentato in quanto al momento dell’esplosione si trovavano nei seminterrati. Fu uno dei pochi attacchi terroristici contro obbiettivi statunitensi nel nostro paese dopo la fine della seconda guerra mondiale, anche durante gli anni di piombo rossi e neri, erano usi uccidersi fra di loro, lasciando praticamente indisturbato l'”occupante” a stelle e strisce. Infatti a rivendicare l’attentato eseguito nel secondo anniversario del bombardamento Americano della Libia nel 1986, sarà l’ Armata Rossa Giapponese (Jra – ARG), conosciuta anche come “Brigata Internazionale Anti Imperialista, Nippon Sekigun”. In seguito la polizia identificò come principale sospettata, Fusako Shigenobu, già ricercata nel nostro paese per un precedente attentato contro l’ ambasciata americana di Roma del 1987, dove non vi furono vittime.

Terrorista e rivoluzionario, sono due termini simili, la differenza probabilmente non sta nell’azione del momento, ma da come quell’azione verrà poi inserita nella storia, se un’azione porta ad una vittoria, il terrorista diviene prima un rivoluzionario, e spesso in seguito un eroe, se resta dalla parte degli sconfitti, resta solo un “terrorista”. Ma che è Fusako Shigenobu.

Fusako nasce a Tokyo nel quartiere di Segataya il 28 settembre 1945 un mese dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, che segnarono la sconfitta del Giappone Imperiale e la vittoria degli Stati Uniti e dei suoi alleati contro le forze dell’Asse. Proviene da una famiglia appartenente alla destra giapponese, ricevette una rigida educazione marziale. Al liceo s’iscrisse a un’organizzazione di sinistra e partecipò a molte manifestazioni e scontri di piazza. Trovò lavoro presso la “Kikkoman Corporation” produttrice della famosa salsa di soia e si laureò alla Università Meiji. Contemporaneamente trovò lavoro come cameriera in un topless bar frequentato per lo più da militari statunitensi.

Agli inizi degli anni settanta lasciò il Giappone per recarsi in Europa e successivamente a Beirut, dove incontrò alcuni appartenenti del “Fronte popolare” di George Habash, gruppo facente parte del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Qui nel febbraio 1971 fondò il gruppo terroristico, ed insieme ai militanti del FPLP, organizzò una serie di attentati e dirottamenti aerei.

Il gruppo ha avuto circa 400 membri, ed è considerato uno dei più conosciuti gruppi armati di sinistra nel mondo. Gli obiettivi dell’ ARG erano di rovesciare la monarchia giapponese ed iniziare una rivoluzione mondiale. Suoi principali nemici, dichiarati gli Stati Uniti e lo stato di Israele.

Fra gli attentati più cruenti ideati da Fusako, il massacro dell’aeroporto di Lod, un atto terroristico avvenuto il 30 maggio 1972 a Tel Aviv, in Israele, all’aeroporto internazionale di Lod (oggi Tel Aviv-Ben Gurion). A perpetrarlo un gruppo di tre terroristi dell’A.R.G. Nell’assalto persero la vita 26 civili di varie nazionalità, e due dei terroristi.  L’attentato colse di sorpresa le forze di sicurezza israeliane che, non previdero l’impiego di paramilitari giapponesi che oltretutto agirono con tecnica suicida. I terroristi, Kozo Okamoto, Yasuyuki Yasuda e Tsuyoshi Okudaira, il marito di Fusako giunsero all’aeroporto a bordo di un aereo della Air France proveniente da Roma, vestiti in abiti occidentali trasportando custodie di violini, entrati nell’area di sosta, aprirono le loro custodie e imbracciarono fucili d’assalto cecoslovacchi Vz 58, aprendo il fuoco contro gli equipaggi, ed i passeggeri. Tra le vittime il biofisico di fama internazionale Aharon Katzir, suo fratello, Ephraim, sarebbe stato eletto l’anno dopo Presidente di Israele. Yasuda e Okudaira morirono nello scontro, quest’ultimo suicida, dopo aver lasciato l’edificio aeroportuale e aver sparato contro i passeggeri che sbarcavano da un volo della El Al, si face saltare con una bomba a mano. Secondo alcuni quest’azione ha comportato l’inizio degli attacchi suicidi da parte dei Palestinesi.

Okamoto gravemente ferito sopravvisse, tradotto in giudizio fu condannato all’ergastolo nel giugno 1972, nel 1985 fu rilasciato con altri mille prigionieri in uno scambio con tre soldati israeliani catturati e tenuti in ostaggio. Nella dichiarazione scritta che rivendicava la responsabilità dell’attentato, l’A.R.G, definì l’azione “Operazione Deir Yassin”, per sottolineare l’intenzione di vendicare la strage perpetrata ventiquattro anni prima dagli israeliani ai danni dei palestinesi nell’ omonimo villaggio.

Durante gli anni ’70 e ’80 l’ARG ha compiuto numerose azioni in giro per il mondo tra cui il dirottamento di un Boeing 727 della Japan Airlines. Il 31 marzo 1970, otto membri dell’armata rossa, armati di katana costrinsero i piloti a volare verso l’aeroporto Internazionale di Seul, dove liberarono tutti i passeggeri per poi dirigersi in Corea del Nord, dove abbandonarono il velivolo e liberarono i membri dell’equipaggio.

Luglio 1973, membri dell’ARG guidarono i guerriglieri palestinesi del Fronte Popolare nel dirottamento di un aeroplano della Japan Airlines nei Paesi Bassi. I passeggeri e l’equipaggio vennero liberati in Libia, dove i dirottatori fecero esplodere il velivolo.

Gennaio 1974, l’ARG attaccò un’installazione della Shell a Singapore e prese cinque ostaggi, in contemporanea con l’occupazione del Fronte Popolare dell’ambasciata Giapponese in Kuwait. Gli ostaggi vennero liberati dietro pagamento di un riscatto ed un passaggio sicuro nello Yemen meridionale su un aereo della Japan Airlines.

13 settembre 1974, assalto all’Ambasciata francese dell’Aia. L’ambasciatore ed altre 10 persone vennero prese in ostaggio ed una poliziotta olandese rimase ferita, In seguito a lunghi negoziati ci fu il rilascio degli ostaggi in cambio del rilascio di Yatuka Furuya (membro dell’ARG imprigionato), e dell’uso di un aeroplano, che portò i rapitori in Siria.

Agosto 1975: l’ARG prese più di 50 ostaggi all’AIA building, che ospitava numerose ambasciate, a Kuala Lumpur, Malaysia. Tra gli ostaggi il console statunitense ed un funzionario svedese. I rapitori ottennero il rilascio di cinque loro compagni e volarono con loro in Libia.

Settembre 1977, l’ARG dirottò il volo 472 della Japan Airlines sui cieli dell’India e lo fece atterrare a Dacca, in Bangladesh. Il governo giapponese liberò sei membri del gruppo incarcerati.

Dicembre 1977, un membro dell’ARG dirottò il volo 653 della Malaysia Airlines, il Boeing 737 precipitò uccidendo tutti i passeggeri, dopo che il dirottatore aveva ucciso entrambi i piloti prima di suicidarsi.

Maggio 1986, l’ARG sparò colpi di mortaio alle ambasciate giapponesi, canadesi e statunitensi a Giacarta, in Indonesia.

Per 30 anni, la Shigenobu rimase in latitanza in Medio Oriente, collaborando con i regimi siriano, libico, nord coreano e iraniano, trovando rifugio tra gli Hezbollah libanesi e continuando a organizzare attentati contro Israele, stati uniti e loro “complici”.

Agli inizi del 2000, in seguito alla cattura di quattro appartenenti dell’armata rossa in Giappone

Fusako rientra in patria in incognito, con lo scopo di liberarli, si presentò a un hotel di Takatsuki, esibendo un passaporto con generalità maschili.

La polizia Giapponese forse per una soffiata, riuscì comunque ad identificarla ed arrestarla, Il tribunale di Tokyo l’ha condannata nel febbraio 2006 a 20 anni di prigione.

Alle autorità che l’avevano fermata la Shigenobu disse: «La lotta continua». Dal carcere di massima sicurezza dove era detenuta Fusako sciolse ufficialmente l’organizzazione il 14 aprile 2001.

Nel dicembre 2008, le fu diagnosticato un tumore del colon per rimuovere il quale è stata sottoposta a diverse operazioni, per le quali fu trasferita nella prigione medica di Hachioji.

Il 28 maggio 2022 all’età di 76 anni, dopo averne trascorsi 20 anni di carcere la Shigenobu ha lasciato la prigione dove era detenuta in un’auto nera con sua figlia Mei, nata da una relazione con un uomo palestinese, Ad attenderla una trentina di ex membri dell’ ARG, ed un centinaio di giornalisti. Non rinnegando il proprio percorso rivoluzionario, gravemente malata, 

la “Regina rossa” del Giappone ha detto ai giornalisti “Mi scuso per aver causato danni a persone che non conoscevo. Ora, vorrei prima concentrarmi sulla mia terapia e sull’apprendimento”.

Quel “prima” presupporrebbe un dopo, che probabilmente non ci sarà.

Nel 2007 il regista giapponese Kōji Wakamatsu diresse il film “United Red Army”, narrante la storia dell’Armata Rossa Giapponese. Fusako Shigenobu fu interpretata dall’attrice Anri Ban.

“Ma un mondo sbagliato chi lo cambierà?

Ma cosa è giusto cosa è sbagliato quando il diritto è calpestato

Se non giustifico la violenza, mi sento attratto dalla coerenza

In questo mondo di ipocrisia, di false regole e di moralismi

Mi viene voglia di abbracciare chi ha il coraggio di sbagliare”.

(Nar – Amici del vento)

 

Immagine: https://wocinsolidarity.tumblr.com/

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