Bolkestein

 

Bolkestein

Spesso nei nostri articoli facciamo un vago accenno alle tradizioni, ed al pensiero tradizionale, bagaglio culturale di ogni popolo, e proprio fattore distintivo, per questo osteggiato dalle politiche liberiste, liberaliste e globalizzanti del cosiddetto “Nuovo ordine Mondiale”. A quel bagaglio culturale appartengono, dialetti, proverbi, e modi di dire, spesso originari della tradizione contadina. In toscana uno di questi modi di dire, presente in ogni angolo del Granducato, seppur con leggere variazioni, recita “Cacino (o cacio) vinto non si rigioa” (non si rigioca, sapete in toscana le c sono vietate)”.

L’origine del detto popolare pare riferirsi al gioco delle carte dove spesso si puntavano prodotti alimentari, il formaggio (cacio) era considerato un premio ambito, e una volta vinto, o lo si mangiava in loco o si conservava, difficilmente veniva rigiocato. Per estensione sta a significare anche che un diritto acquisito, non può venir rinegoziato.

I problemi sorgono quando vi è un cambio di regime o di contingenza geopolitica che vorrebbero costringere milioni di lavoratori Italiani a dover rinegoziare i propri diritti. E’ il caso della famigerata direttiva Bolkestein (2006/123/CE) sulla libera circolazione dei servizi in seno all’Unione europea che prende il nome dall’ economista e politico olandese, Frederik “Frits” Bolkestein (Amsterdam, 4 aprile 1933), leader del partito liberale olandese (VVD), e Commissario Europeo per il Mercato Interno, la tassazione e l’unione doganale. La 2006/123/CE è stata creata con uno scopo ben preciso, garantire la libera circolazione dei servizi e capitali all’interno del Mercato Unico Europeo, permettendo a un’azienda che offre servizi di trasferirsi in un altro Paese e continuare ad esercitare la propria attività. La Bolkestein prevede anche la rimessa al bando delle concessioni per attività commerciali sul suolo pubblico, in questo settore rientrano licenze di Taxi, commercio ambulante e tutte le attività di concessione demaniale, ad esempio gli stabilimenti balneari. L’applicazione della direttiva porterebbe ad una massiccia privatizzazione a favore di grandi imprenditori, fondi finanziari e multinazionali contro i quali gli attuali gestori, spesso famiglie che hanno investito i propri risparmi per avviare e condurre le attività, avrebbero ben poche possibilità di concorrere nelle gare di appalto. Un esempio di ciò che potrebbe rappresentare l’attuazione della direttiva è avvenuto a Trieste, dove la multinazionale RedBull ha rilevato circa 120.000 metri quadri di litorale per 9 milioni di euro, con l’obiettivo di trasformare l’Isola dei Bagni a Marina Nova nel nuovo regno della nautica brandizzati Red Bull.

Sia dalla sua approvazione nel 2006 la 2006/123/CE è stata oggetto di pesanti critiche da parte di partiti e movimenti politici europei, si sono pronunciati contrari in seno all’unione europea i rappresentanti di “Sinistra Europea”, Verdi, “Indipendenza e Democrazia”, “Unione per l’Europa delle Nazioni” e la totalità dei movimenti di estrema destra, e di estrema Sinistra, che abbracciano posizioni nazionaliste e non condividono il principio della limitazione dei poteri degli stati, identificando la direttiva come prova evidente della deriva liberista che sta investendo l’Unione europea.

La Bolkestein si propone come un direttiva-quadro, su come meglio applicare i principi da essa enunciati. Il principio generale a cui si ispira è stato individuato dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea nella sentenza “Cassis de Dijon”, del 1979, relativa alla libera circolazione dei beni. La Corte aveva sostenuto che se un bene è prodotto e commerciato legalmente in uno stato europeo, gli altri stati membri non possono limitarne la circolazione. La direttiva intende utilizzare un simile principio nel settore dei servizi, esclusi alcuni ambiti disciplinati da altre norme comunitarie, servizi finanziari, internet ed il settore fiscale.

L’attuazione della Bolkentein oltre ai problemi sopra accennati provocherebbe anche un “dumping sociale”, ovvero stimolare una corsa al ribasso per quanto riguarda i diritti dei lavoratori. Esempio il caso di un appalto di costruzioni nella città svedese di Vaxhlom (in Svezia non esiste una legge sul salario minimo) vinto da un’impresa lettone, che alla luce della direttiva 96/71/CE, si è ritenuta autorizzata di applicare il salario medio della Lettonia anche per i lavoratori svedesi.

Nel nostro paese alla direttiva è stata data attuazione mediante il decreto legislativo n. 59 del 26 marzo 2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 94 del 23 aprile.

Nonostante la ratifica gli esecutivi italiani sono stati restii ad applicare una norma così castrante per la nostra economia, così come dimostrano i vari decreti “Milleproroghe”, o l’estensione delle concessioni balneari fino al 31 dicembre 2033 disposta dal governo Conte 1. Nel 2021 però in piena pandemia, si è registrato un cambio di rotta. Nel dicembre del 2020 la Commissione europea ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora relativa al rinnovo automatico delle concessioni balneari, minacciando di ricorrere alla procedura d’infrazione nel caso di ulteriore disallineamento alla direttiva da parte delle istituzioni italiane. Primo atto del governo dopo tale minaccia, l’annullamento della proroga al 2033 e l’imposizione delle gare di riassegnazione entro due anni.

Questo nonostante che l’ex commissario europeo Frits Bolkestein, ormai in pensione, intervenuto negli anni più volte nel nostro paese, sostenga la tesi che “Le spiagge sono beni e non servizi, pertanto non rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva”, subito smentito dalla commissaria europea al mercato interno Elżbieta Bieńkowska: “le concessioni balneari sono autorizzazioni ai sensi della direttiva 2006/123/CE» e «rientrano quindi nell’ambito delle disposizioni pertinenti del diritto dell’UE,”

Nella giornata del 26 maggio di quest’anno, nel silenzio generale è stato trovato un accordo all’interno della maggioranza sulla riforma delle concessioni balneari, dal 2024 le coste italiane cambieranno volto: tutte le spiagge verranno messe a gara, e chi si aggiudicherà il bando gestirà il proprio tratto di territorio demaniale, l’ok era arrivato il 15 febbraio in Consiglio dei ministri, con l’approvazione all’unanimità di quello che l’Europa chiede da tempo (pena salate sanzioni per violazione della legge sulla concorrenza). Il testo prevede che le concessioni in essere continuano ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023. Dopodiché verranno predisposti bandi di gara.

Le strutture esistenti saranno liquidate al vecchio gestore con un indennizzo calcolato in base al fatturato. L’indennizzo sarà a carico del concessionario subentrante nella gestione. I lotti di spiaggia, nell’ambito delle nuove concessioni balneari, potranno essere frazionati per fare in modo che venga favorito “l’accesso agli enti del terzo settore”, Cooperative o associazioni religiose.

Questa estate, e la prossima saranno le ultime, per godersi le rinomate spiagge Italiane immortalate in centinaia di film, saranno estati, alla luce del risparmio, in primis per l’indigenza degli Italiani, poi anche per l’inevitabile mancanza di lavori di adeguamento e/o manutenzione, (chi investirebbe sapendo che entro 2 anni può perdere tutto!). Lontani i tempi in cui tutti i bambini di Italia videro, molti per la prima volta, il mare, ospiti delle colonie della Gil, a totale spesa dello stato.

 

Immagine: https://firenze.repubblica.it/

Torna in alto