Mistici

 

Mistici

Guido Pallotta, Niccolò Giani, Berto Ricci, nomi di un tempo eroico, dunque, da proteggere proprio perché vollero essere esempio e testimoni di un ‘fascismo impossibile’ (come lo definisce Paolo Buchignani in una ampia biografia dedicata a Berto Ricci), da contrapporre alla tragedia della viltà della vergogna, l’Italia del 25 luglio e dell’8 settembre,  entusiasti volontari in guerra perché la parola educa ma l’esempio è guida quando è in gioco il sangue contro l’oro, il destino di popoli giovani e proletari, il lavoro contro l’usura, soprattutto se più che una dottrina il fascismo va inteso quale stile di vita e caduti in combattimento nei primi mesi di guerra, Pallotta e Ricci nel deserto della Quarta Sponda, Giani sul fronte greco.                                  

Di Berto Ricci s’è scritto molto – io stesso ho curato una pubblicazione, una antologia di figure esemplari, dal titolo Rappresentazioni in nero e dove Maurizio Rossi tratteggiava la figura del direttore dell’Universale in modo conciso ed esaustivo. E della Scuola di Mistica fascista costituita nel 1930 proprio da Niccolò Giani, si è premunita la Cinabro Edizioni con la stampa di un volume ove emerge tutta la ricchezza ideale di una esperienza intesa a forgiare nel futuro una generazione di ‘credenti e combattenti’, come la interpretò nel tramonto fosco ed esaltante Alessandro Pavolini a riscatto del tradimento fieri e disperati in camicia nera.

Emanuele, attento e sensibile al richiamo della voce dello Spirito, mi ha fatto dono di una recentissima pubblicazione di e su Guido Pallotta dal titolo L’ultimo legionario, ed. Diarkos, a colmare doverosamente e grave lacuna. Giovanissimo volontario con D’Annunzio a Fiume, di cui si riporta il suo diario, poi a Torino con il giornale del GUF Vent’anni, il suo intervento – lettura tuttora vibrante e coinvolgente -, data 23 febbraio 1939 durante il primo convegno nazionale della Scuola di Mistica, corrispondenze varie, caduto volontario nel dicembre 1940, nel tentativo di fermare con bombe a mano un carro armato inglese, sepolto nel deserto e la salma mai più ritrovata. Lascio ai futuri e auspicabili lettori la scoperta e il valore di questa figura che ‘deve’ far parte del nostro patrimonio ideale e di vita a vincere il tempo trascorso e a sconfiggere questo malo tempo.

Abbiamo una storia – mi permetto breve commento -, evitiamo l’oblio o lo scempio. ‘Noi siamo uomini d’oggi’, poetava Drieu la Rochelle – e ne traemmo un volantino a stupire gli studenti nell’università occupata, 1968. Le sfide si fanno nuove e globali, a volte ci troviamo a formulare giudizi difformi, non ci devono spaventare. Tempo e circostanze sono metro della condizione umana. Metro della condizione umana, però, sono anche e di più uno stile e le radici, quelle che ‘non gelano mai’ perché profonde in noi – Guido Pallotta Niccolò Giani Berto Ricci, ad esempio.

 

Immagine: https://www.dailymail.co.uk/

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