Coloro che hanno avuto occasione di visitare l’isola di Cuba e di percorrerla lungo il litorale con le sue spiagge accoglienti o inoltrarsi al suo interno ricco di vegetazione – i caratteristici mogotes le piantagioni di tabacco e la Sierra – ove il fascino della natura si armonizza con le vicende storiche della Rivoluzione di Fidel Castro, saranno rimasti attratti dai murales con il Che Guevara nella celebre fotografia di Korda e, poi, riprodotta in milioni di copie su magliette bandiere, frutto del consumismo che tutto divora digerisce defeca in profitto, Tania la guerrigliera – unica donna presente nel commando romantico e tragico e sgangherato inforestatosi in Bolivia -, di frasi trasudanti passione e retorica. Un amico, più interessato in verità alle quereteras, le giovani che s’accompagnano ai forestieri per pochi dollari, ristoranti e locali da ballo, a cui il governo, per prevenire il rischio di epidemie, fornisce gratuiti profilattici, mi ha regalato alcune cartoline e foto. In una di esse, a caratteri cubitali, si legge ‘La palabra ensena, el ejemplo guia’ (la parola insegna, l’esempio guida).
Non è mia intenzione costruire ponti di affinità politiche o ideali – ne ho piene le tasche dei sì e dei no, soprattutto sul Che fra ammiratori e detrattori (altro che uno schianto, siamo alla lagna). Ricordo a metà anni ’60 l’uscita in Italia del libro Che cos’è il fascismo? di Maurice Bardéche con un capitolo dedicato proprio a Cuba, cauto nell’indicare i possibili accostamenti e attento, però, a non negarsi al confronto. Comunque lo si giudicasse, per alcuni di noi fu un buon esercizio a guardare oltre e lontano… Nascosto tra le pieghe di qualche libro, suppongo, dovrei conservare una fotografia di Fidel in conversazione con una giornalista (I.P. credo sia lei) che gli ha portato in omaggio il volumetto Iraq contro, a cura della Publicondor e a cui avevo dato personale contributo nel proporlo… E mi viene a mente Piero Vivarelli, che avevo invitato a parlare ai miei alunni della sua esperienza nella Decima MAS, del documentario realizzato per la RAI, persona umanamente ‘sgradevole’, unico giornalista straniero iscritto al Partito Comunista Cubano, che rivendicava la scelta operata dopo l’8 settembre come l’unica possibile e che trovava proprio a Cuba il punto d’accordo tra l’amor di patria e l’internazionalismo (sua opinione, certo)… Ed altro ancora. Codreanu diceva come i giovani ricercassero l’esempio, divenissero essi stessi – le vicende della Guardia di Ferro sono un percorso ove le testimonianze di sacrificio e di sangue ne costellano il passo – esempio. La settimana scorsa citavo Guido Pallotta e la sua esistenza tutta protesa a rendere corpo unitario le idee espresse con la coerenza dell’agire. E così Niccolò Giani e Berto Ricci. Mi si dirà che viviamo in tempi negatori in sé medesimi che, con conformistica iconoclastia (contraddizione oramai risolta nella banalità del pensare lavora produci e, soprattutto, consuma), guardano con indifferenza ignoranza distanza al senso tragico ed eroico del vivere. Le vicende attuali dell’Est – non entro in analisi politiche, scelte di campo, distinguo e proclami – poco più di un film da sequenze con attori e comparse dozzinali. Eppure, fedele almeno in propositi, trascrivo di Berto Ricci ‘non conformi, non indifferenti ma in pugna co’ tempi’…
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