L’Italiano

L’Italiano

In questi giorni è arrivato in libreria l’ultimo romanzo, annunciato da tempo, dello scrittore spagnolo Arturo Perez Reverte di cui ho letto, credo, tutto quanto è stato pubblicato in Italia, a partire dal ciclo di avventure del Capitano Alatriste, da cui è stato tratto un film che non rende, come spesso succede, il fascino della scrittura di un autore, simile a un torrente in piena, prolifico – forse troppo – e fascinoso. Gli ‘amici’ spagnoli mi raccontarono, diversi anni fa, come egli, già corrispondente su diversi fronti di guerra per la stampa spagnola, non disdegnasse di partecipare ad alcuni incontri e iniziative culturali d’ambiente. Traslocando -ormai quasi quindici anni – e dovendo lasciare al proprio destino alcune centinaia di libri, stupidamente anche i suoi. Titolo di questo suo ultimo L’italiano dove narra dei tentativi di uomini e mezzi d’assalto della Decima contro la base inglese di Gibilterra. E, in una recente intervista, ricordava come suo padre gli avesse parlato del valore e dell’audacia dei marò italiani, rafforzando il suo amore per le imprese di mare, che s’accompagna alla dichiarata antipatia verso l’arroganza degli inglesi. Ed anche questo me lo rende ‘simpatico’. Conto di leggerlo appena me lo porteranno.                                                    

Una sera, palazzo Borghese, ad Artena. Il Comandante racconta. Con la moglie, la principessa russa Donna Daria, in Inghilterra furono invitati a cena nell’esclusivo club dell’Ammiragliato, di cui era presidente l’ammiraglio Cunningham, già al comando della flotta inglese nel Mediterraneo durante la guerra. L’incontro fra due avversari. Al termine della serata, al momento del brindisi, in piedi, l’ammiraglio Cunningham, levando il calice: ‘Comandante, quando venivamo informati che Lei e i suoi uomini eravate in mare, ci sentivamo come dei ‘bersagli seduti’ (delle anatre zoppe, si dice se non erro)’. Un gesto, delle parole di rispetto, di stima, fra nemici che si sono resi avversi, ma non hanno perso il senso dell’onore, le tracce di antica cavalleria. E non poteva ignorare, Cunningham, come Borghese, dopo l’8 settembre, non s’era come imposto alla flotta italiana consegnato a Malta, ma stipulato un accordo con ufficiali della Marina tedesca per proseguire la guerra come loro alleato.                                        

Così, me lo auguro, il libro di Reverte riafferma quanto m’accompagna nelle scelte di vita, di idee, fin dal giorno stesso della mia nascita (!) con il fucile abbandonato dal soldato tedesco in ritirata alla vigilia dell’entrata degli americani a Roma. Un ultimo ricordo. Alpi bellunesi, ospite nella baita di Emilia. Sfoglio un libro di Otto Skorzeny non tradotto in italiano, in lingua francese. L’autore si rivolge a Borghese, alle sue imprese in mare, facendo presente come vi furono reparti militari italiani che si meritarono il rispetto dovuto al ‘buon combattente’ (l’Ariete annientata in Africa, la Folgore o il giudizio di Rommel sui bersaglieri). Essere italiano, difendere la propria appartenenza e leggere L’italiano per ricordarsi che anche ‘fra noi’ c’è chi seppe dire ‘no!’. 

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