Ciò che non si può non amare

Ciò che non si può non amare

Oggi Massimiliano raggiunge in treno Verona. Qui passano a prenderlo Barbara e Ansgar – in macchina fino a Norimberga (in effetti in un paesino nei pressi dove abitano. Nostalgia canaglia e un pizzico d’invidia priva di rancore. Quando ero giovane, inquieto e irrequieto, la Germania si configurò prima, sulle spiagge della costa adriatica – Riccione ove avevo casa e Rimini che raggiungevo in bicicletta – e le ragazze con cui andavo a ballare e poi a scoprire il sesso dietro le cabine. Le prime parole in una lingua dai toni ruvidi e lontani, che nel tempo mi offrì la profondità di pensiero di un Nietzsche e di un Heidegger, ma al suo esordio il romanticismo delle frasi bugiarde al chiaro di luna mentre il linguaggio del corpo esplorava le curve e gli anfratti con mano insicura. E la Germania del ‘camerata Richard’ nelle immagini dei fascicoli di 7 Anni di guerra, volti aquilini sotto elmetti d’acciaio, nel fango fra la neve nel deserto fra le rovine di città devastate. Piazza Fontanella Borghese, i banchi dai libri usati, I Proscritti di Ernst von Salomon. Gli esordi, dunque, di un legame capace di snodarsi nel tempo, tutta una esistenza, anche quando per anni venne meno il contatto fisico si preservò nell’ascolto della musica possente ed evocativa della parola scritta di film d’epoca in bianco e nero a mostrare ‘il trionfo della volontà’… Agli esordi fu Francoforte sul Meno. La Glauburgstrasse dove alloggiai le prime volte il Lessing Gymnasium dove mi persi nel fondo verde dei suoi occhi il Kaufhof a fare pacchi e, una sera, lungo il Ring le botte prese perché passeggiavo con una collega di lavoro. (Allo scoppio della Grande Guerra, agosto 1914, l’Italia si dichiarò neutrale: da subito il Paese però si divise fra neutralisti e interventisti. Dissidio fra il filosofo Benedetto Croce e Giovanni Gentile, ad esempio, anche se il dissidio era di fatto nelle radici del pensare Marx e il suo ruolo nella filosofia e nella storia. Croce scrisse perché, al di là del conflitto, c’era una Germania che non si poteva non amare).

Qualche giorno fa mi è venuto a trovare Maurizio, sceso a Roma per pochi giorni – in una Roma in cui non si ritrova più e che non gli appartiene -, ora in una cittadina del Baltico là dove, storia a noi poco nota, si mossero i Cavalieri Teutonici e, nel 1945, l’Armata Rossa dilagò per sventolare la bandiera rossa su Berlino ridotta a macerie e, nel bunker, si consumava l’ultimo atto di una Europa a noi cara. Oggi è felice della scelta fatta, anche lui verso una Germania che non si può non amare…

Ed ecco Norimberga e Lipsia e Roecken dove Nietzsche nacque e vi fu sepolto. Sono gli ultimi luoghi che ho percorso con il medesimo sentimento, le emozioni, come le dita di un sedicenne alla scoperta di un corpo di donna. ‘Ohne dich’, mi riguardo e ascolto i Rammstein – in questi giorni Emanuele è andato a Torino all’unico concerto del gruppo in uno stadio coinvolto e plaudente ‘Du hast’ – e la mia stanza si rende e si arrende ai ricordi di quella Germania, appunto, che non dismetto d’amare.

 

Immagine: https://dasandere.it/

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