Siamo arrivati ad un momento in cui bisogna proseguire il percorso intrapreso, senza perdere tempo ad aspettare chi non capisce o non vuol capire.
In questi ultimissimi anni, grazie alla folle gestione della pandemia e della guerra e alle scelte scellerate del governo e dei parlamentari tutti, abbiamo assistito in Italia al sorgere di spontanei movimenti soprattutto ancorati a temi specifici o di categoria.
In tale clima, che poteva essere foriero di un nuovo Rinascimento per l’Italia, abbiamo assistito anche all’agitarsi scomposto di provocatori, mestatori, servizi e massonerie di vario genere e natura che hanno tentato in tutti i modi di catturare e snaturare la maturazione politica del profondo malessere che attanaglia il nostro popolo.
Un malessere atavico che covava nella cenere e che è riuscito a manifestarsi soltanto in riferimento a quanto di obbrobrioso ed ignobile le cosiddette autorità preposte hanno tentato di imporci e, in gran parte, ci sono riuscite, usando tra l’altro la lingua barbara degli anglosassoni, cosa che dobbiamo rifiutarci di usare per dimostrare che ancora non ci sentiamo colonizzati, come, purtroppo, la quasi totalità della nostra sedicente classe politica.
Chiusure, lasciapassare verdi, obblighi terapeutici, mascherine, emergenze varie sono state le armi per controllarci, terrorizzarci e distrarci da quanto di drammatico ci stavano propinando con la connivenza di tutte le istituzioni e la complicità della quasi totalità dei giornali e delle televisioni, che si sono ormai specializzati nella creazione e diffusione di notizie false.
Grazie a queste tecniche perverse e non giustificate di provenienza straniera ed ostile all’Italia sono riusciti a imporre al nostro popolo leggi e programmi criminali tesi al danneggiamento, alla disarticolazione e al controllo ossessivo delle nostre vite.
Il Pnrr, la conversione del decreto concorrenza, la riforma del catasto, la truffa del 120%, le riforme dettate da Bruxelles, l’annientamento di quello che fu lo stupendo sistema scolastico italiano, l’unificazione delle banche dati, il passaporto sanitario, la digitalizzazione estrema, la mancata difesa delle imprese e degli interessi nazionali sono solo alcuni dei drammatici provvedimenti che ci stanno portando alla catastrofe.
In questo clima, però, si sono manifestati alcuni fenomeni spontanei di grande valenza la cui punta di diamante è stata la grande protesta dei portuali di Trieste che poteva rappresentare un punto di svolta per l’Italia tutta se non fosse stata colpita e tradita: colpita dall’inaudita violenza delle forze dell’ordine, dall’intervento disinformativo e provocatorio di alcuni apparati dello stato e dall’ostilità di tutti i rappresentati delle istituzioni ormai tutte, consapevolmente o inconsapevolmente, al servizio di nazioni ostili all’Italia; tradita dalla incapacità politica di chi doveva gestirla.
L’unica cosa che è rimasta è l’enorme portata identitaria della nuova piazza, soprattutto la piazza che si opponeva al lasciapassare verde, inutile per la prevenzione sanitaria, come hanno dimostrato i fatti successivi, ma criminale per quanto riguarda la limitazione delle libertà delle persone e la loro discriminazione.
Questa piazza ha rappresentato, anche se in modo irrazionale, la nuova Italia che si ritrova unita superando tutte le contraddizioni del presente e del passato: uniti vaccinati e non vaccinati, gente del sud e gente del nord, destra e sinistra, operai e imprenditori, studenti e docenti, dirigenti e impiegati, insomma tutta la realtà, che ha creato conflittualità tra gli Italiani, sfruttando la quale nazioni ostili all’Italia, con la complicità dei politici a loro venduti, sono riusciti a spolparla ed impoverirla.
Una piazza che nessuno è riuscito ad interpretare correttamente e su cui tutti si sono buttati nella speranza di sfruttarla a squallidi fini elettorali senza spiegare le profonde ragioni identitarie dello stare insieme.
I nemici sono tanti ed i traditori anche. Occorre capire la necessità di costruire una nuova identità che superi tutte le tragedie della nostra breve storia unitaria. Abbiamo una grande storia, rappresentiamo millenni di civiltà e cultura, possediamo una lingua, la più studiata al mondo per la sua ricchezza e la sua capacità di espressione; ma non siamo riusciti a superare le nostre tre drammatiche guerre civili, ancora irrisolte, la conquista del sud, la RSI e la lotta armata degli anni ’70.
Quella piazza ha manifestato quel superamento e la nuova unità per l’interesse nazionale italiano.
Non possiamo aspettare chi non ha ancora capito queste cose, c’è una piazza che le ha rappresentate con stile e dignità. A noi il compito di andare avanti senza indugi orgogliosi del nostro passato e fiduciosi nel grande compito dell’Italia per il futuro dei popoli.
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