7 Novembre 2022, presso Sharm el-Sheikh, sbarcano, (come i migliaia di migranti sulle coste italiane) il/la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed il neo ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. L’occasione è la “Cop 27”, la conferenza sul cambiamento climatico, che quest’anno si svolge in Egitto, senza la partecipazione di Russia, Cina, ed India, guarda caso proprio i paese meno disponibili ad affossare le proprie potenzialità energetiche ed economiche in favore delle lobby della “Green economy”.
L’ economia verde, viene presentata come la risposta che il mondo stava aspettando per porre un freno alla distruzione del pianeta e promuovere lo “sviluppo sostenibile”. Tuttavia, quando si analizza il significato che i governi (prevalentemente occidentali) gli assegnano, risulta chiaro che non si tratta di una soluzione alle molteplici crisi (ambientale, energetica e alimentare), ma piuttosto una nuova proposta di politica neoliberale per arginare la cronica crisi economica, i cui beneficiari siano gli stessi attori che ne sono strutturalmente all’origine.
Il concetto fu sviluppato in vista della conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, svoltasi nel giugno 2012, conosciuta come “Rio +20”. I documenti elaborati dagli stati in preparazione di quello storico incontro, riconoscevano sì l’esistenza di molteplici crisi, ma non si soffermavano sulle cause strutturali che le avevano determinate, ma si concentravano sulla creazione di nuovi meccanismi che permettessero di mantenere e riprodurre il modello economico e le strutture di potere esistenti. Sebbene tali i meccanismi possano sembrare un modo per colorare di verde il sistema capitalista, di fatto implicano qualcosa di molto più profondo, predispongono la cancellazione di ogni politica Nazionale a favore delle istituzioni finanziarie sovranazionali e dal capitale privato. Nella “Green Economy” come nella gestione della pandemia del Covid, ogni voce difforme da quella concordata nelle stanze dei bottoni, viene delegittimata, derisa, o in casi estremi fermata, il tutto nel nome della “Sciiiienza” (le varie i, non sono un errore di battitura), ormai asservita al liberismo, e elevata al rango di culto. Come nel Cristianesimo l’incipit dei 10 comandamenti, e quindi delle “regole” è: “Io sono il Signore, tuo Dio Tuo, non avrai altro dio all’infuori di me“. Nella Sciienza deve esistere una narrazione unica, ogni voce difforme quindi rappresenta un’eresia. Un’eresia le teorie sostenute dal Virologo francese Luc Antoine Montagnier, Nobel per la medicina nel 2008, direttore di ricerca presso il CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique), già Direttore del dipartimento di virologia dell’Istituto Pasteur, dichiaratosi contro i “Vaccini” per il “COVID-19”. Eresie le teorie di Antonino Zichichi professore emerito del Dipartimento di fisica dell’Università di Bologna, ex presidente della Società Europea di Fisica, e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che in una analisi apparsa su: “Il Giornale”, ha negato l’origine antropica del surriscaldamento globale: “Il riscaldamento globale dipende dal motore metereologico dominato dalla potenza del Sole. Le attività umane incidono al livello del 5%: il 95% dipende invece da fenomeni naturali (..) Attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico.” Peculiarità di Antonino Zichichi all’interno della comunità scientifica è anche il suo essere un uomo di fede, e perciò critico del darwinismo: «Nata con un atto di Fede nel Creato, la Scienza non ha mai tradito il Suo Padre. Essa ha scoperto – nell’Immanente – nuove leggi, nuovi fenomeni, inaspettate regolarità, senza però mai scalfire, anche in minima parte, il Trascendente.» Incrociando le proprie tesi con quelle dei fratelli Sermonti, Giuseppe, professore di genetica, laurea in Scienze Biologiche all’Università di Roma ed in Scienze Agrarie all’Università di Pisa: “Tutti i manuali di scienza per le scuole partono da una premessa scientista, cioè dalla convinzione che la scienza sia in grado di dare una risposta a tutti i problemi. In tal modo si nega o si nasconde che la scienza si aggira nel mistero e che ogni sua scoperta apre un nuovo mistero”, e il più noto, (almeno in termini politici) Rutilio, anche lui fervente anti darwiniano.
Nella conferenza di Sharm, l’occidente liberista, maschera i propri interessi con il bene dell’umanità, certo un’umanità, che entro il 2050 dovrà ridurre del 50% il consumo di carne, un’umanità, nutrita con “pastoni” insapori a base di farina di insetti e carne artificiale (alla faccia della “Sovranità alimentare). Un’umanità “Green” tutti con monopattini elettrici, auto elettriche, vibratori elettrici (il sesso è considerata un’attività sociale da debellare).
Nessuno che abbia il coraggio di dire una semplice verità scientifica (con una i sola), le batterie non creano elettricità, immagazzinano elettricità prodotta altrove. Quindi l’affermazione che un’auto elettrica sia un veicolo a emissioni zero è una “bufala”. Chi si entusiasma per le auto elettriche e sulla rivoluzione verde dovrebbe guardare da vicino le batterie, i pannelli solari o le turbine eoliche.
Una tipica batteria per auto, grande circa quanto una valigia, contiene 11,5 kg di litio, 27 kg di nichel, 20 kg di manganese, 13,5 kg di cobalto, 90 kg di rame e 180 kg di alluminio, acciaio e plastica. All’interno ci sono oltre 6.000 singole cellule di ioni di litio. Per fare ogni batteria su dovranno processare 11,5 tonnellate di sale per il litio, 13,6 tonnellate di minerale per il cobalto, 2,3 tonnellate di resina per il nichel e 11,3 tonnellate di minerale di rame. In totale, devi tirare fuori 226 tonnellate di terra. Per i pannelli solari fotovoltaici il problema più grande sono le sostanze chimiche utilizzate per trasformare il silicato grezzo nella sabbia di silicio. Per produrre silicio pulito, deve essere trattato con acido cloridrico, acido solforico, fluoruro, tricloroetano e acetone, sono inoltre necessari arseniuro di gallio, diseleniuro di rame-indio-gallio e telluro di cadmio, tutti prodotti altamente tossici. La polvere di silicio rappresenta un pericolo per i lavoratori e le celle non possono essere riciclate (durano al massimo 15 anni). Anche le turbine eoliche non sono il non plus ultra in termini di costi e preservazione ambientale. Ogni mulino pesa circa 1.688 tonnellate e contiene 1300 tonnellate di calcestruzzo, 295 tonnellate di acciaio, 48 tonnellate di ferro, 24 tonnellate di vetroresina e terre rare difficili da ottenere come neodimio, praseodimio e disprosio. Certo, queste tecnologie possono avere il loro posto, ma bisogna guardare oltre il mito della libertà di emissione. L’unica domanda che Giorgia Meloni e Gilberto Pichetto Fratin dovevano porre all’assise egiziana fu pronunciata per la prima volta durante il processo a Marco Emilio Lepido Porcina, (187 a.C) da Lucio Cassio Longino Ravilla: “Cui prodest?”. (A chi giova?)
Se ci fosse un’informazione libera si riuscirebbe a diffondere molto più facilmente la consapevolezza che spesso dietro alla “Green Economy”, si cela un business con peculiarità poco chiare. Al di sopra degli organi politici a “gestire” la “sostenibilità ambientale si erge un’associazione no-profit, la SASB (Sustainability Accounting Standards Board), organizzazione che fornisce gli “standard di sostenibilità”. Membri del SASB, BlackRock, Vanguard Funds, Fidelity Investments, Goldman Sachs, State Street Global, Carlyle Group, Rockefeller Capital Management, e la “Green Finance Initiative”, presieduta dal miliardario Michael Bloomberg, corporation, a sua volta formata da Bank of England, BlackRock, JP Morgan Chase; Barclays Bank, ENI, Dow Chemical, e il gigante minerario BHP. Quindi gli stessi gruppi finanziari che dirigono da decenni i flussi di capitale globali verso progetti minerari e di idrocarburi, diventeranno ora gli “arbitri” della sostenibilità. Alla “Sciiienza” preferisco l’interesse nazionale…. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie…”
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