Il ruolo dell’Italia – 1

 

Il ruolo dell’Italia – 1

di Adriano Tilgher

Da troppo tempo l’Italia ha abbandonato il suo ruolo politico e geopolitico che sarebbe fondamentale per una vera Europa ed addirittura per il mondo intero.

Ci siamo fatti imbrigliare in giochi e lotte di piccolo cabotaggio che hanno indebolito notevolmente la nostra capacità industriale e soprattutto il nostro enorme capitale immateriale.

Cosa è questo capitale immateriale di cui parlo: era (ma siamo ancora in tempo per recuperarlo) la più grande ricchezza del nostro popolo che ci ha fatto diventare amati e ammirati in ogni più piccolo angolo del pianeta e di cui purtroppo, grazie alla complicità di traditori venduti ad interessi stranieri, stiamo perdendo la consapevolezza ed il controllo.

Noi, a ragione, esaltiamo l’enorme patrimonio culturale materiale di cui siamo possessori (valutato intorno al 70% del patrimonio culturale del mondo intero) e che è ben visibile in ogni città, in ogni borgo, in ogni territorio della nostra stupenda Nazione. Sono le opere d’arte, spesso sottratteci con la violenza da barbari o delinquenti, i monumenti, i palazzi, le città, i centri storici, la stupendamente varia cucina italiana, i prodotti delle botteghe artigiane, i grandi risultati dell’ingegno italiano, in tutti i campi e potremmo continuare.

Tutta questa ricchezza tangibile e fruibile, non è in Italia per caso, è il frutto di millenni di storia, di civiltà, di cultura prodotta dagli Italiani e dai loro predecessori e di cui noi siamo gli eredi. È il frutto del retaggio trasferito di padre in figlio, nelle famiglie, da maestro ad apprendista, nelle botteghe artigiane, da maestro a discepolo, nelle scuole e nelle università (di cui siamo stati i primi e i più antichi istitutori d’Europa insegnando il metodo in tutto il mondo). Questo enorme ed incommensurabile retaggio è il patrimonio culturale immateriale di cui parlo e che è sotto attacco da anni perché fa paura, perché sapientemente utilizzato è ricchezza e potenza.

È sotto attacco la famiglia, principale veicolo di trasmissione, ormai demolita dalle insensate modifiche ispirate della sub-cultura anglosassone che la ha trasformata da perno essenziale per la crescita e lo sviluppo delle comunità sociali in fucina di individui asociali ed insicuri perché privati di qualsiasi riferimento certo, grazie anche al ripiegamento della chiesa cattolica profondamente inquinata dall’ebraismo e dal protestantesimo.

Le botteghe artigiane tendono a scomparire e quel poco che è rimasto è privo di giovani apprendisti, segno tangibile della società economicista, consumista, globalizzata e liberista in cui viviamo.

La scuola e le università, poi, soprattutto in Italia, hanno perso tutta la loro forza formativa ed informativa a causa di riforme criminali che hanno completamente snaturato il sistema di istruzione. Si studia poco la storia, si studia quasi per nulla l’italiano, già dalle elementari i bambini vengono destrutturati. (In altra parte del giornale, in materia, c’è un bell’articolo del prof. Scalzo). I primi frutti di tutto questo si vedono già e sono drammatici: laureati che scrivono in un italiano approssimativo; è pressoché impossibile leggere sentenze di giovani magistrati, o circolari di giovani dirigenti ministeriali e non, o articoli di nuovi giornalisti in italiano passabile, il più delle volte sono al limite dell’incomprensibile.

Infatti un altro elemento essenziale sotto attacco è proprio la lingua italiana, la più bella, la più ricca, la più studiata lingua del mondo. Altra cosa di cui dovremmo essere orgogliosi e dovremmo tutelare in tutti i modi, spurgandola di tutti gli inglesismi barbari da cui è inquinata, quasi a testimoniare la nostra accettazione passiva della sottomissione agli occupanti USA. Addirittura alcuni nostri governi hanno approvato leggi con nome barbaro, come il famigerato “Jobs Act” di renziana memoria.

Costruire immediatamente la difesa della famiglia come strumento di trasmissione da padre e madre ai figli dei valori essenziali cui anche la chiesa ha abdicato, utilizzando al meglio i nonni che sono i veri portatori del messaggio identitario; far risorgere e agevolare le botteghe artigiane e il relativo apprendistato; trasformare radicalmente il sistema di istruzione riportandolo alle originarie funzioni informative e soprattutto formative.

Sono queste le cose da realizzare immediatamente per mantenere il nostro ruolo fondamentale per tutta l’umanità. Ruolo che inizieremo a definire prossimamente perché esiste ancora in Italia una classe dirigente capace, da un lato, di trasferire la propria capacità e conoscenza, dall’altro, di ricostruire il ruolo importantissimo che compete all’Italia e solo all’Italia.

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