In una lettera inviata da Engels a Karl Marx, subito dopo il colpo di stato in Francia nella notte del 2 dicembre 1851, in cui Luigi Bonaparte si era proclamato imperatore con il nome di Napoleone III, si legge: ‘Hegel osserva da qualche parte che tutti i grandi avvenimenti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa’. (Evocando il termine ‘tragedia’ il filosofo intendeva il moto dialettico, tramite l’apparente conflitto dei contrari – Tesi e Antitesi – dello Spirito per ritrovarsi in sé medesimo arricchito dall’esperienza prodottasi. Pan-tragismo o pan-logismo viene definita la sua filosofia. Sinonimi. E, con crudo realismo, pensava come la guerra fosse lo strumento necessario per evitare la stagnazione dell’Essere, come l’onda che increspando il mare ne rende il fascino della lontananza dell’infinito del viaggio oltre i confini imposti dalla terra, aggiungo io). Un incipit nel grigiore di giorni piovosi, umidi e, a dirla con Battisti, uggiosi.
‘Ognuno ha tanta storia’, intitolava un suo libro Carlo Mazzantini. Già Nietzsche di sé riconosceva d’aver trasmesso qualcosa nei suoi scritti. Per questo nei suoi aforismi ci si ritrova qualcosa che parla ad ognuno di noi e accende il cuore, infiamma la mente. Noi siamo nel tempo e nello spazio e, proprio perché lo siamo, ci raccontiamo – non sempre sinceri forse menzogneri al contempo. Ogni parola un gesto il batter di ciglia – quanta vita nel linguaggio del corpo! – un pensiero fugace o il suo permanere sono la somma di poemi mai scritti di tacite narrazioni. Lo scorrere – ‘ogni pensiero vola’, sulla pietra là a Bomarzo, nella Villa dei mostri – troppo lesto e distratto. Sono io che esisto o l’esistere è altro da me? Attendiamo il nascere per durata immensa nel nulla del tempo, poi il primo luminare dell’alba e subitaneo il tramonto a premessa di ulteriori vastità sconosciute. Domande… ‘Il fiore rispose – Stolto! Tu credi che io fiorisca per essere visto? Io fiorisco per me e non per gli altri, fiorisco perché questo mi piace: nel fatto che fiorisco e sono, consiste appunto la mia gioia e la mia voluttà’ (Arthur Schopenhauer). Circa un secolo dopo Heidegger riporterà la considerazione del mistico tedesco del XVII secolo Angelus Silesius che recita ‘La rosa è senza perché fiorisce poiché fiorisce di sé non si cura né desidera d’esser vista’.
Un tardo pomeriggio uggioso. La televisione perpetua gli atti di decomposizione con le macerie dell’Ukraina i missili simili a comete fiammeggianti volti di donne vecchi bambini in lacrime si avvicina il Natale il 17 dicembre il PD in piazza a celebrare la propria vocazione da perdenti di in-successo ballando sotto le stelle… Nella stanza mantenere il passo. Mantenere lo spirito che ci ha animato che ha animato il nostro essere bastoni e barricate, strade d’Europa. Retoricamente – di quella retorica che ti entra dentro spranga sui denti, piscia il superfluo, preserva l’essenziale. Questa la nostra giovinezza in camicia nera, fu senso tragico dell’esistenza; la vecchiaia, cagna sdentata ove ogni giorno protrae la farsa. Forse.
In una lettera inviata da Engels a Karl Marx, subito dopo il colpo di stato in Francia nella notte del 2 dicembre 1851, in cui Luigi Bonaparte si era proclamato imperatore con il nome di Napoleone III, si legge: ‘Hegel osserva da qualche parte che tutti i grandi avvenimenti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa’. (Evocando il termine ‘tragedia’ il filosofo intendeva il moto dialettico, tramite l’apparente conflitto dei contrari – Tesi e Antitesi – dello Spirito per ritrovarsi in sé medesimo arricchito dall’esperienza prodottasi. Pan-tragismo o pan-logismo viene definita la sua filosofia. Sinonimi. E, con crudo realismo, pensava come la guerra fosse lo strumento necessario per evitare la stagnazione dell’Essere, come l’onda che increspando il mare ne rende il fascino della lontananza dell’infinito del viaggio oltre i confini imposti dalla terra, aggiungo io). Un incipit nel grigiore di giorni piovosi, umidi e, a dirla con Battisti, uggiosi.
‘Ognuno ha tanta storia’, intitolava un suo libro Carlo Mazzantini. Già Nietzsche di sé riconosceva d’aver trasmesso qualcosa nei suoi scritti. Per questo nei suoi aforismi ci si ritrova qualcosa che parla ad ognuno di noi e accende il cuore, infiamma la mente. Noi siamo nel tempo e nello spazio e, proprio perché lo siamo, ci raccontiamo – non sempre sinceri forse menzogneri al contempo. Ogni parola un gesto il batter di ciglia – quanta vita nel linguaggio del corpo! – un pensiero fugace o il suo permanere sono la somma di poemi mai scritti di tacite narrazioni.
Lo scorrere – ‘ogni pensiero vola’, sulla pietra là a Bomarzo, nella Villa dei mostri – troppo lesto e distratto. Sono io che esisto o l’esistere è altro da me? Attendiamo il nascere per durata immensa nel nulla del tempo, poi il primo luminare dell’alba e subitaneo il tramonto a premessa di ulteriori vastità sconosciute. Domande… ‘Il fiore rispose – Stolto! Tu credi che io fiorisca per essere visto? Io fiorisco per me e non per gli altri, fiorisco perché questo mi piace: nel fatto che fiorisco e sono, consiste appunto la mia gioia e la mia voluttà’ (Arthur Schopenhauer). Circa un secolo dopo Heidegger riporterà la considerazione del mistico tedesco del XVII secolo Angelus Silesius che recita ‘La rosa è senza perché fiorisce poiché fiorisce di sé non si cura né desidera d’esser vista’.
Un tardo pomeriggio uggioso. La televisione perpetua gli atti di decomposizione con le macerie dell’Ukraina i missili simili a comete fiammeggianti volti di donne vecchi bambini in lacrime si avvicina il Natale il 17 dicembre il PD in piazza a celebrare la propria vocazione da perdenti di in-successo ballando sotto le stelle… Nella stanza mantenere il passo. Mantenere lo spirito che ci ha animato che ha animato il nostro essere bastoni e barricate, strade d’Europa. Retoricamente – di quella retorica che ti entra dentro spranga sui denti, piscia il superfluo, preserva l’essenziale. Questa la nostra giovinezza in camicia nera, fu senso tragico dell’esistenza; la vecchiaia, cagna sdentata ove ogni giorno protrae la farsa. Forse.
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