Soumahoro sarebbe già pronto a farsi risarcire dai giornalai
Su giornali, tv e web è partita la campagna mediatica contro Aboubakar Soumahoro: il Riformista lo difende, mentre alcuni giornalisti usano la vicenda per regolare i conti post elettorali all’interno della sinistra. Un lancio di accuse, un vero e proprio processo sommario mediatico teso a produrre nei telespettatori la condanna del politico d’origini ivoriane. A certi giornalisti non sembra vero di poter fare così liberamente un tiro al bersaglio. E sembra che a volersi sbarazzare del giovane sindacalista dei braccianti sia soprattutto il Pd, quella sinistra che lo ha usato e poi scaricato: anche perché Soumahoro s’era messo troppo sotto i riflettori e con panni non certo da contadino.
Ma siamo sicuri che si possa scrivere impunemente sul conto di Soumahoro? L’avvocato Iuri Maria Prado ha già iniziato ad illustrare nel corso del programma “Non è L’Arena” come la stampa italiana abbia oltrepassato il “limite della continenza”, questo i giornalisti non dovrebbero mai dimenticarlo: perché non è sufficiente che insistano i requisiti di verità e pertinenza ma soprattutto, in considerazione del ruolo istituzionale di Soumahoro, che chi scrive non usi la notizia per denigrare.
In poche parole, sorge il dubbio che in sede civile la mancata “continenza” possa essere sanzionata con richieste a parecchi zeri. Nel mondo forense, che ha non pochi rivoli carsici col giornalismo, corre già voce che la difesa di Soumahoro procederà con l’azione civile di risarcimento danni, che è percorso distinto e distante dalla querela penale per diffamazione. Infatti un giornalista che scrive sulla condotta di un politico, qualora querelato, potrebbe essere assolto al penale ma condannato nel processo civile per aver comunque cagionato un danno morale o economico (soprattutto se l’articolo viene pubblicato in campagna elettorale) alla persona oggetto di critica. Il Codice civile dispone che chi provoca un danno, anche utilizzando una notizia, debba risarcire la persona messa alla berlina.
Ovviamente sono valutazioni che dovrà fare il magistrato. Vale la pena rammentare che, l’inchiesta Rai di AnnoZero bollava come truffaldina la commercializzazione dell’Alfa Mito ed il tribunale civile accordava alla Fiat un risarcimento milionario, proporzionato sia all’investimento della casa automobilistica che al patrimonio aziendale della stessa. “Forse se il giornalista avesse offeso un barbone se la sarebbe cavata con una cena in osteria”, spiritosamente fece notare all’epoca un consigliere della Federazione della Stampa. Resta il fatto che, chi dovesse ricevere da Soumahoro una richiesta per danni civili potrebbe trovarsi di fronte ad un valore milionario della lite: infatti la stima della causa non può prescindere dagli importi che questi giorni abbiamo visto elencare su giornali e tv.
Ci viene ripetuto da decenni che l’Italia ha meno libertà di stampa di altri paesi occidentali, ed è noto la legge penale sulla diffamazione faccia meno paura delle cause civili. Queste ultime sono da più parti viste come un deterrente a informare, a far circolare notizie. Ma anche il processo penale ha il suo peso. E non dobbiamo mai dimenticare che, dal 1989 (anno della riforma del codice di procedura) il vero potere politico è in mano ai pubblici ministeri. Poi, che a condizionare economicamente la vita dei giornalisti provvede il tribunale civile, che può condannare a risarcimenti milionari chiunque diffonda notizie che rechino danno a persone, aziende, istituzioni bancarie ed enti pubblici vari.
La notizia che la Coop dei parenti di Soumahoro avrebbe ricevuto soldi è già di per sé arma a doppio taglio, una sorta di polpetta avvelenata per stampa rissaiola e politicanti dell’ultima ora: e si badi che nessun giornale ha finora pubblicato l’elenco dettagliato delle strutture pubbliche che avrebbero elargito i 65 milioni di euro. Una cifra che di per sé fa tremare gambe e polsi. Soprattutto è lecito pensare che alla fine potrebbe risolversi tutto in una gigantesca boutade. Una trovata per fare ascolti e chiacchiericcio. Probabilmente Soumahoro verrà aiutato a dimostrare di non saper nulla dei fatti di sua moglie: l’ivoriano colpevole non conviene a nessuno, alle sinistre come alle destre di governo.
Certo avrebbe fatto meglio a sparire dai media, a non farsi usare come parafulmine d’un sistema dei migranti non più utile ai gestori del potere. Il vento è cambiato, non perché c’è un diverso governo, ma per il fatto che l’Ue ora indaga micrometricamente sull’uso delle risorse economiche. Il problema dello sfruttamento di migranti e braccianti si conferma atavico, risale all’Unità d’Italia e poggia sulla negazione del “contratto sociale” nel mondo rurale italiano.
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