Il Lando

 

Il Lando

Giugno 1975, in piena “strategia della tensione” esce per “Publistrip” il primo numero del fumetto erotico  “Il Montatore”,  la serie che durerà sino al 1982 per un totale di 114 numeri, era realizzata dallo studio Montanari, e spesso aveva copertine disegnate da Milo Manara.

Le Storie narrano della vita di un metalmeccanico detto appunto “il Montatore”, che si batte per una “Giustizia Proletaria”. La storia, con continui sconfinamenti nella satira sociale e politica, era la trasposizione fumettistica del personaggio interpretato in “Il Sindacalista”, film di Luciano Salce del 1972.  Benché ancora minorenne, ricordo che leggevo, quei fumetti dal barbiere, quando era ancora un luogo “sano” per l’iniziazione sessuale del maschio. I “parrucchieri”, erano altra cosa, dal barbiere, nessuna donna poteva entrare senza una scia di commenti, che oggi sarebbero ritenuti nel migliore dei termini “sessisti”, ma che all’epoca tuttalpiù, potevano provocare o uno sguardo di malizioso compiacimento, o una sagace risposta che metteva a cuccia gli ormoni del malcapitato.

Il personaggio del montatore come si usava spesso nei fumetti, aveva un volto noto, ed era quello dell’attore Lando Buzzanca. E Lando Buzzanca era pure Giovanni Loganetti alias “Johnny Logan”: una specie di super-uomo fai da te alla testa di una organizzazione di cacciatori di taglie milanesi, in un’altra serie fumettistica uscita tra 1972 e 1977. Gerlando Buzzanca nasce a Palermo il 24 agosto 1935 in una famiglia di attori, compie i suoi studi nella città natale e a diciassette anni si trasferisce a Roma, dove, mentre frequenta corsi di recitazione all’Accademia Sharoff (di cui diventerà poi presidente onorario), si adatta a lavori precari, prima di esordire come attore, dapprima in teatro e poi per il cinema. “Ho sempre scelto, ho sempre voluto fare l’attore (..) Avevo 500 mila lire in tasca che mi aveva dato di nascosto mia madre, ma sono finiti in fretta, ho dormito per strada, ho mangiato alla Caritas, volevo fare il cinema, facevo piccole comparsate, ma sapevo che non bastava”. Confessò di aver fatto anche il gigolò. L’esordio ufficiale arriverà nel 1961 con Pietro Germi, che lo sceglie per il ruolo di Rosario Mulè in “Divorzio all’italiana”. Nel 1964 partecipa, al film drammatico di Luciano Ricci “Senza sole né luna”, che racconta la dura vita da minatori durante gli ultimi mesi di scavo per il traforo del Monte Bianco. Ma la carriera dell’attore palermitano, sarà ricordata soprattutto per le sue innumerevoli rappresentazioni del “maschio Italiano”, in film come: Don Giovanni in Sicilia, di Alberto Lattuada (1967) – Il vichingo venuto dal sud, di Steno (1971) – Homo Eroticus, di Marco Vicario (1971) – Il merlo maschio, di Pasquale Festa Campanile (1971) – Bello come un arcangelo, di Alfredo Giannetti (1974), e Lo sciupafemmine, di Michele Massimo Tarantini (1988).  Lando Buzzanca all’epoca era l’impersonificazione del cinema erotico italiano, e come tale, sempre circondato da donne bellissime, ora mogli, ora amanti, ora amiche, sempre femmine comunque che non vedevano l’ora di farsi amare proprio da lui.  Era un cinema distante anni luce da film e serie tv di oggi “Politicamente corrette” e “Moralmente corrotte”. Un cinema che  al di là delle nudità, esibite rappresentava molto bene la rivoluzione sessuale e sociale del momento, dipingendo il maschio italiano, più che come cacciatore, come preda. In un’intervista Buzzanca dirà: “Rivendico sempre e con forza che i miei film non erano volgari o inetti, come sottolineava la critica colta nel momento culminante, semplicemente rappresentavano, in maniera più semplice possibile, la crisi imperante che il maschio viveva di fronte all’emancipazione femminile sempre più scatenata e finanche politicizzata. (..) Diventava essenziale, semplicemente, mettere alla berlina la fragilità conclamata dei maschi”.

Per noi, ragazzini dell’epoca, il Lando, è stato finanche un idolo, quello che ci ha indirizzato alle gioie della sessualità più ridanciana e, tra le righe, più rispettosa e normalissima. I suoi film, normalmente vietati ai minori, erano sovente, soprattutto nelle sale cinematografiche di periferia, colme di adolescenti,  parliamo di anni, in cui le leggi minime, le più semplici, venivano facilmente e bonariamente raggirate dalla comunità, in nome anche di una autentica, sicura, decisa libertà.

Con Lando, abbiamo potuto vedere i corpi nudi di attrici come Laura Antonelli,  Catherine Spaak, Barbara Bouchet,  Rossana Podestà,  Senta Berger,  Silva Koscina,  Ewa Aulin, Marilù Tolo,  Rosanna Schiaffino, Magali Noél,  Katia Christina,  Dagmar Lassander,  Martina Brochard,  Agostina Belli, Stella Carnacina, Gloria Guida e Femi Benussi. “Lando”  era anche il titolo anche di un terzo fumetto, ispirato al nostro personaggio, anche se realizza graficamente con le fattezze di Adriano Celentano.

Con l’interpretazione di uno 007 “de Noatri” nei 2 film di Bruno Corbucci “James Tont operazione U.N.O” e “James Tont operazione D.U.E” (1965-66), distribuiti in tutto il mondo arriverà anche la fama internazionale.

In Paesi come Francia, Giappone, Grecia, Spagna e Svizzera, l’attore è considerato lo stereotipo dell’italiano, provinciale, elegante e virile. In Italia, però il suo ruolo attoriale, è sempre stato sminuito dall’intellighenzia sinistra, più che per le sue doti (innegabili), per le proprie scelte politiche. Il Lando, non ha mai fatto mistero di dichiararsi uomo di Destra. Vicino al M.S.I. di Giorgio Almirante prima, e di Gianfranco Fini poi, odiato dai critici e da quel circoletto intellettuale di sinistra che lo snobbava, non ha mai rinnegato la propria appartenenza. “Sono sempre stato di destra, dalla sinistra arrivavano continue calunnie, mi definivano attore di serie b. Mi hanno danneggiato, ma non me ne è mai fregato niente. La gente mi vuole bene. Per tredici anni ho fatto attività politica in Alleanza Nazionale con Fini. Mi voleva fare senatore”. Nonostante questo la carriera attoriale del nostro, vanta 110 film, 23 sceneggiati, 5 commedie e 10 varietà. Ed ha pure inciso 4 dischi.  Nel 1995 l’amico e attore Lino Banfi, partecipò come ospite alla Festa nazionale del “Secolo d’Italia”, professando la propria fede “Destra”, il Lando rilasciò in quella circostanza la seguente dichiarazione: ”Mi sembra una buona cosa che Banfi sia uscito allo scoperto, ma poteva farlo tempo fa, in epoche non sospette, quando Gianfranco Fini lottava per emergere con le sue giuste idee. Adesso che’ e’ accreditato anche dal Pds, mi sembra facile..(..) nonostante il ritardo, sono contento. Io so di tanti altri personaggi che sono di centro-destra e non lo dicono per paura di essere additati dall’entourage intellettuale o pseudo intellettuale… perche’ -aggiunge Buzzanca- c’e’ ancora l’assurda convinzione che la cultura e’ appannaggio della sinistra. Ma non e’ vero: c’e’ una cultura di destra che e’ stata discriminata e non ha mai avuto la possibilita’ di uscire fuori. Ora, invece, si incomincia a rivalutare D’Annunzio, Gentile, lo stesso Pirandello, che si e’ sempre cercato di portarle a sinistra, mentre era un fascista” ”se uno e’ di destra e’ un miserabile oppure c’e’ cascato…”

Una vita di alti e bassi, sempre coerente con se stesso, e sempre contornato da belle donne. L’ultima in ordine di tempo, la giornalista e conduttrice Francesca Della Valle, più giovane di lui di 35 anni. Da tempo malato e non autosufficiente, era entrato in una bagarre legale e mediatica fra la compagna ed il figlio. Muore, si dice, pieno di debiti a Roma, il 18 dicembre 2022 all’età di 87 anni, presso Villa Speranza, un centro di riabilitazione, dove era stato costretto a recarsi in applicazione della legge 6/04 disposta dalla famiglia. In un momento buio della propria vita alla morte dell’amata (e tradita) moglie Lucia, cercò di suicidarsi tagliandosi le vene, nel Giubilo dei giornali della sinistra. “Il suicidio del fascista e maschilista Lando Buzzanca poteva compensare la morte di tanti artisti di sinistra deceduti quest’anno (..) Buzzanca ha tentato il suicidio, un fascista di m… e se crepa fa un favore alla società”. è stato uno dei commenti di allora, probabilmente simili a quelli in rete di questi giorni.

I funerali del Lando si terranno mercoledì 21 dicembre 2022, a Roma, alle ore 12 presso la Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo.

Tra i messaggi di cordoglio quelli di  Maurizio Gasparri:  “Lando Buzzanca è stato un amico per tanti di noi e ci ha sostenuto in tantissime occasioni. E questo non lo dimenticheremo mai. Ma nel momento in cui ci lascia ricordiamo le sue grandi doti artistiche. Non solo nel cinema brillante ma anche nel teatro più impegnato Lando è stato un grande protagonista della vita e della cultura italiana. Ho seguito con tristezza gli ultimi anni difficili della sua vita e preferisco ricordarlo con la sua energia vitale, con la sua forte personalità, con il suo protagonismo nello spettacolo, sul palcoscenico, (..) Addio Lando, non ti dimenticheremo mai”.

Il “Compagno” “Montatore”, era in realtà, uno dei pochi “Camerati” non pentiti del cinema Italiano, non ci deve sorprendere, visto che il personaggio mutuato come scritto sopra dal film “Il Sindacalista” di Luciano Salce era nato dalla mente del Regista, volontario nelle Brigate Nere, nella Repubblica Sociale Italiana. Nel suo film simbolo, l’Homo Eroticus  di  Marco Vicario, Buzzanca interpretava il personaggio di  Michele Cannareta,  un pover’uomo siciliano trapiantato a Bergamo, nato con una “straordinaria” malformazione fisica, possedeva non due ma bensì tre testicoli, il Lando forse gli aveva davvero, ce ne vuole di attributi per restare fedeli a se stessi per tutta una vita.

Gerlando Buzzanca resterà sempre “PRESENTE” nei nostri cuori, (tassativamente neri).

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