Messina Denaro come una partita della nazionale di calcio

 

Messina Denaro come una partita della nazionale di calcio

Primi entusiasmi per il diritto al voto s’esprimevano nella passata repubblica, quando la Diccì era partito di maggioranza relativa e tutti gli altri dovevano comunque averci a che fare. Anche chi scrive reputava quel sistema, composto dai corpi intermedi fioriti nel dopoguerra, come una congerie di corruttele, favoritismi e mafiette. Così più di quarant’anni fa un esponente della Diccì mi chiedeva per chi avrei votato: senza esitare feci il nome d’un esponente politico di partito non inserito nell’Arco Costituzionale. Il democristiano mi rispose con un ghigno come per dire “vabbè!”, poi con la mano mimava il valutare qualcosa ed aggiungeva “sarà pure una brava persona, ma politicamente non ha alcun peso mafioso”. Quando di un politico si dice che, è una brava persona ma non ha alcun peso s’intende che non serve materialmente a nulla. Di fatto il politico d’un certo calibro e peso mafioso garantiva clientele, dava lavoro, faceva lavorare gli amici, proteggeva le imprese dei suoi grandi elettori. Oggi la razza masnadiera s’è praticamente estinta.  Non c’è più traccia del politico che controllava il territorio fronteggiando i nemici ed aiutando gli amici. Al suo posto un esercito di nuove leve in varie sigle senza un reale legame con la gente. Così gli eletti in politica si alternano e cambiano ad ogni chiamata alle urne; mentre s’avvicendano in una sorta di “gioco delle tre carte” la burocrazia, i magistrati, gli sbirri e gli spioni di stato. Così mentre l’Italietta applaude dinnanzi a tivù e computer l’arresto di Matteo Messina Denaro, non può non venire a tutti il dubbio che non si sia trattato del dono dei “vertici della sicurezza” al nuovo esecutivo. Un dono bello ed impacchettato da tempo, che avrebbero fatto anche ad un governo del Pd. Insomma un bel regalone di buon auspicio consensuale per tutti i governi.

La politica da fine anni ’70 ad oggi è tanto cambiata. E lo scrivente confessa d’avere tanta nostalgia di acume, scaltrezza ed università della strada che albergava in quelle vecchie simpatiche pantegane del consenso. Avevano tanti difetti, quelli del Pci erano davvero odiosi ed ipocriti, ma usavano tutti il parametro del buonsenso; mentre quelli di oggi sono tutti uguali, appena varcano l’uscio d’un parlamento parlano solo di legalità e norme Ue per far vedere che sanno essere utili al sistema. Dopo che ascolti un loro discorso (da FI al PD) avverti il bisogno fisiologico d’un bel film francese di ladri, che so’ “Il bandito della Casbah”, “Le mura di Malapaga”, “Grisbì”, oppure i “Senza volto”. Sono a tal punto decontestualizzati e lontani dalla vita perché è mancato loro un raccordo con la vecchia politica, con le origini. Anche questi Fratellini d’Italia sono di fatto dei bambini scappati dall’orfanotrofio, i loro genitori sono morti durante il naufragio che traghettava il Msi in An. Parlano di cultura e buona politica, ma ignorano cosa pensava di docenti e ligi funzionari un loro padre nobile che, prima delle politiche del ’94, dopo una lauta mangiata, e tra i fumi della digestione, ebbe ad esclamare “portatemi imprenditori ignoranti con i soldi, che i professori non hanno nemmeno il voto della moglie e sono cornuti”: ricordo che un titolare di catene di supermercati ottenne da lui la candidatura perché si dimostrava bravo a carte, a “tressette”. Arte di vivere, e non certo di studiare algoritmi e norme europee. I politici d’un tempo avrebbero certamente vissuto l’arresto di Messina Denaro con meno clamore, evitando dichiarazioni roboanti ed avventate, rammentando che il “superlatitante” ha troppo in comune con la strategia mafiosa che organizzava lo sbarco degli americani in Sicilia nell’estate ’43. Forse anche quest’ultimo un regalo che viene da lontano, nel tempo e nello spazio? Probabilmente l’ennesimo cavallo di legno acheo in questa disperata propaggine troiana.

 

Immagine: https://www.ilgiornale.it/

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