Scendere in campo

 

Scendere in campo

È da tanto tempo che parlo di scendere in campo e devo dire che non ne sono mai stato fuori. Anche questo giornale è un modo di stare in campo e siamo arrivati alla 264^ settimana di vita; ma non è la sola cosa che sto facendo.

Scendere in campo vuol dire costruire strutture, creare una precisa strategia politica, preparare gli strumenti adatti alla realizzazione per lo meno delle prime tappe, formare i quadri, scegliere le persone adatte per gli scopi e le funzioni; tutto questo dopo aver definito in modo chiaro gli obiettivi da raggiungere.

La premessa a tutto questo da tenere ben presente è la nostra cronica mancanza delle risorse finanziarie necessarie e quindi bisogna procedere con l’opportuna gradualità e, se necessario, lentezza.

Tutto questo lavorio ha richiesto la collaborazione di svariate decine di persone che hanno maturato una comune visione condivisa, che trova riscontro anche nelle piazze del malessere, e hanno raggiunto un notevole grado di capacità.

Ovviamente un’altra importante valutazione va fatta sul quadro delle forze politiche esistenti, alcune in crescita, altre in calo ma tutte incapaci, per motivi differenti, a mettere in campo una strategia politica per l’Italia, per risollevarla, per salvarla, per ridare forza, voglia e identità al nostro stupendo popolo, il cui enorme valore è dimostrato sia dalle stupende vestigia lasciate in giro in tutto il mondo nei secoli passati, sia dalle grandi tracce rimaste di quanto di grande siamo stati capaci di fare anche nel secolo scorso.

Abbiamo una storia millenaria di cui dobbiamo essere orgogliosi e che va rivendicata in tutta la sua validità per ricostruire l’autentico spirito identitario italiano indispensabile per dare vita ad una vera Europa unita e, scusate la presunzione, per tornare a donare civiltà al mondo intero, come è stato nei millenni.

Tutte le forze politiche di cui stiamo parlando sono eterodirette, completamente asservite agli interessi di nazioni straniere che sicuramente non hanno alcuna attenzione verso l’interesse dell’Italia e per quasi tutti prendere ordini da altre nazioni non è frutto di una strategia di compromesso per il bene della nostra nazione ma è fatto solo per lo squallido tornaconto personale.

Anche le forze cosiddette antisistema dimostrano di essere funzionali al sistema stesso, sia perché hanno partecipato al grande inganno delle elezioni politiche, come se, dopo la cura dei governi che si sono succeduti da Monti a Draghi, il parlamento contasse ancora qualcosa, sia perché sono andati separati ognuno per conto proprio a tutelare il proprio personale orticello dimostrando di non aver capito la gravità di quello che sta accadendo, sia perché hanno tutte usato il vecchio e superato linguaggio del sistema che non affascina più nessuno, ma soprattutto perché i vari autoproclamati capi di queste forze non hanno saputo, né voluto interpretare il vero spirito che animava le piazze del malessere.

Uno spirito nuovo che mostrava la voglia di tornare protagonisti senza prestare il fianco alle lacerazioni pompate ad arte da organizzazioni e uomini del sistema e sfruttate per logorarci in inutili scontri fratricidi per condizionarci, neutralizzarci e distruggerci.

Quello spirito spontaneo andava interpretato, capito e fatto capire. In quelle piazze c’era tutta la nuova Italia: c’erano uomini di destra e di sinistra, vaccinati e non vaccinati, docenti e discenti, imprenditori, impiegati e operai, professionisti e disoccupati. Insomma c’era di tutto un po’, compresa l’intera costruzione sociale accomunata da un nuovo sentire teso tutto a salvare l’Italia.

Questo è il momento di ampliare la nostra discesa in campo partendo dai territori, dalle realtà più vicine ai cittadini per iniziare il dialogo, per costruire la nuova Italia.

Per questo abbiamo deciso di candidare un italiano nuovo, un italiano vero alle regionali del Lazio nella circoscrizione di Roma e provincia. Il partito importa poco, sono tutti contro l’Italia visto che tutti vogliono mandare armi a Zelensky per far massacrare il popolo ucraino, e vogliono realizzare la criminale agenda Draghi per finire di distruggere l’Italia, l’uno vale l’altro. Abbiamo scelto la Lega perché è l’unico che ci ha accolto con le nostre posizioni politicamente eretiche e scorrette tese a debellare la logica perversa del pensiero unico globalizzato e del politicamente “corretto”, senza porci condizioni e garantendo la nostra libertà di pensiero non conforme.

Per questo il prossimo 12 e 13 febbraio 2023, a Roma e provincia rechiamoci alle urne per votare il nostro uomo, Bruno Laganà nella Lega, per iniziare dai territori a salvare la nostra Italia dai traditori venduti al nemico.

 

Immagine: https://reggioemilia.unicusano.it/

Torna in alto