Quindici milioni senza soldi né tetto

 

Quindici milioni senza soldi né tetto

Durante la pandemia ci veniva detto che tra gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 c’è l’eliminazione planetaria del contante, forse, come primo passo verso la moneta unica elettronica planetaria (ovviamente controllata dalla Federal Reserve e gestita tecnicamente da Microsoft). Contro questo progetto di moneta unica si era schierato Vladimir Putin, mentre Cina e India ancora giocano monetariamente sull’ambigua via delle criptovalute. L’Europa, sotto l’egida della Bce, pare intenda raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione totale del contante entro cinque anni; la cosa viene spacciata da tempo come unico rimedio all’evasione fiscale, consentendo che i soldi girino solo tra le mani di pubblici dipendenti, lavoratori con regolare contratto, o professionisti iscritti ad ordini ed albi. In considerazione dell’enorme numero di precari, di gente costretta ad arrangiarsi, di cittadini in povertà irreversibile e sprovvisti di conto corrente, ci si domanda come possa una forbice di circa quattordici milioni d’italiani (cifra per difetto) sopravvivere all’abolizione del contante. Infatti ben sappiamo che il lavoro precario prevede parentesi di mancati guadagni e spesso pagamenti a nero.

Che gran parte di coloro che perdono il lavoro oggi s’arrangiano con mercatini dell’usato, lavoretti artigianali e collaborazioni saltuarie. Soprattutto circa sette milioni d’italiani versano nell’inferno della “povertà irreversibile” per motivi fiscali, giudiziari, amministrativi e bancari: oltre ad aver perso il lavoro che non potranno più trovare, stato e banche pretendono da loro somme che non potranno mai pagare, e nessuna banca aprirà mai loro un conto corrente, negando loro la possibilità d’usare bancomat e carta di credito, quindi i veicoli che permettono d’incassare o pagare con moneta elettronica.

Di fatto l’abolizione del contante realizza uno degli obiettivi di “salvaguardia del pianeta” illustrati due decenni fa a Davos: ovvero “riduzione della platea di fruitori di beni e servizi” per diminuire il consumo della Terra. Infatti solo in Italia l’eliminazione d’uso e circolazione di carta e conio taglierebbe fuori dalla vita reale e quotidiana circa quattordici milioni di cittadini, non permettendo loro d’acquisire beni come di provvedere al pagamento di mutui e affitti (tramite versamento di contante in banche o poste), condomini, utenze ed ogni eventuale emergenza a cui far fronte. Senza contante non si potrebbero più aiutare amici o persone in difficoltà, e la stessa Chiesa di Roma dovrebbe rinunciare alle anonime elemosine.

Tra i quattordici milioni di cittadini condannati alla “morte civile” dovremmo annoverare una grossa quota che perderebbe l’alloggio in cui vive: non potendo più pagare condomini ed utenze finirebbero col vedersi pignorare la proprietà ereditata od acquistata in epoche più felici, chi non avrebbe più contanti per l’affitto finirebbe per strada, e tutti dovrebbero arrangiarsi in alloggi di fortuna. A questo esproprio massivo (come vi abbiamo già illustrato in altri articoli) contribuirebbero anche le varie normative Ue che obbligheranno ai lavori d’efficietamento energetico: così, chi non avrà come pagare condominio, tasse, utenze e lavori di messa a norma, verrà sanzionato e poi privato della casa. E la stampa di sistema giustificherà il tutto con titoli come “case tolte ai redditualmente incapienti”.

Il fatto verrà spacciato come normale, perché dovrà aver diritto ad una casa confortevole chi in regola con un contratto di lavoro, vincitore di concorso pubblico o professionista affermato. In poco tempo la stampa di regime sta ficcando nella testa della gente l’idea che, chi in difficoltà economiche è persona poco attenta all’ambiente, all’ecologia. La giustificazione fiscale è che, un precario od un disoccupato non possono mantenere una casa di proprietà per “evidente non congruità reddituale”. E’ inutile che la politica favoleggi che ci sarà la crescita e conseguentemente la creazione di posti di lavoro: il lavoro umano è considerato dalle élite globaliste ed ambientaliste il primo fattore d’inquinamento planetario, il “fattore antropico”, ergo nessuno reinserirà mai quindici milioni d’italiani nel mondo del lavoro. Anche perché nel frattempo il lavoro umano verrà gradualmente sostituito da computer, umanoidi e robot vari: dai mestieri alle professioni i colossi del web stanno rimpinzando le multinazionali di robot.

Lo slogan è “il robot non inquina e lavora H24”. Ecco che l’obiettivo della “diminuzione della platea dei fruitori di beni e servizi” parrebbe vicino, salvo fattori provvidenziali che fermino questa ondata a-umana. Senza soldi, né lavoro, né casa, l’uomo potrebbe diventare rabbioso come mute di cani randagi: da qui il controllo, l’obiettivo che metà di uomini ed umanoidi con regolare lavoro dovranno controllare (tracciare) continuamente ogni attività di tutti gli esseri senzienti del Pianeta. Non è un film di Kubrick, ma il finale potrebbe essere tanto simile, una scimmia che suona il risveglio percuotendo improvvisati tamburi con ossa umane.

 

 

Immagine: https://www.vita.it/

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