Avevo giurato a me stesso che quest’anno non sarei caduto nella trappola sanremese, ho pure scaricato su una pennetta USB, alcuni film da riguardare, “Sangue Sparso (2014) di Emma Moriconi”, “Ezra In Gabbia (2022) di Leonardo Petrillo” e “Il vento che accarezza l’erba (2006) di Ken Loach”. La prima serata ho resistito, poi il giorno successivo, mi sono sentito un emarginato, tutti i post non parlavano d’altro, e obtorto collo ho dovuto recuperare dal web alcuni punti salienti, Nelle serate successive, lo zapping mi ha portato per brevi periodi su Rai 1, salvo allontanarmi a gambe levate ogni volta che gusto o decenza lo imponevano.
Ci sono eventi che, piaccia o meno, identificano perfettamente il momento storico in cui nascono.
Negli anni 60 quando l’Italia si apprestava a diventare (tornare) potenza economica mondiale, troneggiavano i buoni sentimenti, Nilla Pizzi vincitrice della prima edizione, ringraziava il proprio spasimante dei fiori, universalmente riconosciuti come simbolo di bellezza, e/o di buon augurio. A 73 anni di distanza il sedicente cantante Riccardo Fabbriconi in arte Blanco, li prende a calci in diretta tv, davanti al sorridente figlio di Bernardo Mattarella.
Roberto Juri Camisasca, nel 1975 scrisse una delle sue canzoni più belle, poi ripresa da Franco Battiato. “La Musica Muore”. “Tutt’intorno i fuochi ormai si sono spenti/ Non resta che un pallido colore/ La musica muore.”
La settantatreesima edizione del Festival della canzone Italiana sarà ricordata come la pietra tombale della musica Italiana. I cantanti in gara sono stati mero contorno alla propaganda politica portata avanti dalle ancelle del nuovo ordine mondiale, del nuovo ordine erotico e del disordine mentale.
Tutto inizia con un redivivo Roberto Benigni che per soli 300.000 euro, ci fa un pippone sulla costituzione più bella del mondo, nata dalla resistenza, e dall’occupazione militare statunitense, che continua ancora oggi, ci parla di libertà di espressione (in un paese dove vigono ancora le leggi Scelba e mancino, nonché le recenti leggi sull’omo/trans/fobia o sulla negazione dell’olocausto), ci parla di paesi brutti e cattivi dove purtroppo queste libertà non ci sono, con esempi tutt’altro che velati alla Russia o all’Iran). Ci fa notare (in questo caso a ragione) che la costituzione Italiana e l’attuale inquilino del quirinale, presente nella sala dell’Ariston siano di fatto fratelli, in quanto tra i padri costituenti fosse presente il già citato Bernardo Mattarella, padre di Sergio, sodale di Luchy Luciano corresponsabile di aver riportato, a seguito delle truppe statunitensi la Mafia nel nostro Paese.
Lo show degli orrori, continua con Chiara Ferragni, coniugata Fedez l”influencer più ricca d’Italia, patrimonio dichiarato di oltre 40 milioni di euro che si presenta sul palco con una tutina da film erotico di fantascienza anni 70, con un seno disegnato, probabilmente a sopperire alla mancanza di uno vero. La Ferragni partecipa al festival nella fase calante del suo successo, con la sua massa di follower che si attesta intorno a 35 milioni soprattutto su Instagram, Instagram però sta perdendo la battaglia contro TikTok, e l’algoritmo di TikTok le è meno amico
Khaby Lame star di TikTok 22enne italo-senegalese, in soli 2 anni ha raggiunto i 142 milioni di follower. Così Chiara Ferragni compie il gesto estremo e sale sul palco di Sanremo. Il monologo che declama con una voce stridula rasenta il patologico, una lettera scritta da lei stessa per se stessa, l’unica nota non autocelebrativa è la patetica rivalsa contro sconosciuti di internet che in massa, hanno osato scrivere commenti diversi da quello di mamma, che ad ogni post le scrive: «Bravissima e bellissima, amore mio!»
Il sottosegretario alla Cultura del governo Meloni Vittorio Sgarbi, definisce la conduttrice: “una inetta, una capra, goffa. Leggeva dei foglietti in una lingua improbabile che non è l’italiano. Mai visto niente di simile ”.
La dolce metà della coppia dei Ferragnez, Federico Leonardo Lucia in arte Fedez, pure lui ospite (pagato) del festival riuscirà a fare pure di peggio, prima stappando in diretta una foto del viceministro alle Infrastrutture di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami, mascherato da Ufficiale Nazista (del resto siamo a carnevale, e ricordo la stessa uniforme indossata dal principe Harry ora icona del “Black Lives Matter”), poi con un bacio omo con il cantante (?????) Rosa Chmical, (precedentemente presentatosi sul palco con un dildo anale), che ha fatto indispettire perfino la moglie.
Dal palco dell’Ariston arriva pure un attacco al legittimo governo Iraniano, con un discorso saturo di luoghi comuni della sedicente attivista italo-iraniana Pegah Moshir Pour, 31anne consulente per una multinazionale che manca dall’Iran dal 2000, supportata dall’icona LBGT Gianluca Gori, in arte Drusilla Foer.
Un’altra co conduttrice, la pallavolista Paola Egonu, 24 anni, una ragazza che si definisce «afroitaliana» e «libera» sessualmente, nell’ennesimo pippone ci racconta dei pregiudizi razzisti degli Italiani, verso chi ha la pelle di un altro colore o una sessualità fluida. Scatenando le ire ex capitano della Nazionale italiana di pallavolo Andrea Lucchetta. ” La maglia italiana ha un tricolore. La devi vestire, onorare e rispettare, (..) Penso che un’atleta che ha la fortuna di vestire e rappresentare il tricolore deve avere assoluto rispetto dell’Italia, delle Istituzioni e del governo, qualsiasi colore politico rappresenti (..) La Egonu non perde occasione per ribadire davanti alle telecamere che si sente discriminata per il colore della pelle. Se ci sono persone che la discriminano, è giusto che le denunci. Generalizzare e dire che gli italiani sono razzisti è ingeneroso e non veritiero. (..) Quando ero capitano ho sempre pensato di essere investito da una tale responsabilità da non potermi permettere di non valorizzare, supportare, rappresentare ogni singolo italiano. Di qualsiasi razza, religione o cultura. Un arleta deve rappresentare con orgoglio il suo Paese in ogni luogo, palestra o palco di Sanremo che sia».«Paola è stata travolta da una grandissima visibilità quando è stata convocata per portare la bandiera olimpica. Agli occhi del mondo in quel momento tu sei l’Italia, la rappresenti. Devi sfilare con orgoglio e cantare l’Inno del tuo Paese. Quello stesso orgoglio mi sarebbe piaciuto lo rivendicasse anche a Sanremo. La più cosa importante che un’atleta del suo calibro dovrebbe trasmettere al di là delle polemiche è Il senso di appartenenza alla sua Nazione. È ciò che arriva ai bambini, ai ragazzi, a tutti coloro che la seguono e la vedono come simbolo”.
Ma la performance più raccapricciante, si è svolta verso le due di notte della serata finale, dove un Amadeus tutto concentrato ha letto il messaggio del leader Ucraino Volodymyr Zelensky, dove informava l’occidente che nessuna pace sarà possibile sino alla “Vittoria” Ucraina alla dissoluzione della Russia e il conseguente sterminio di tutti gli Ucraini russofoni delle repubbliche autonome del Dombas. Il tutto senza nessuna nota di sdegno da parte di nessuno, artisti, autorità, o membri del governo.
Nei decenni settanta/ottanta, con un Made in Italy che faceva scuola nel mondo, un benessere diffuso e le nostre piccole e medie imprese che erano un punto di riferimento per il mondo intero. Il festival fungeva da collante nazionale e familiare. Come non ricordare le famiglie che si univano fino a tarda notte, con carta e penna per dare i voti alle canzoni e provare ad indovinare il vincitore, o le apposite serate organizzate con gli amici per vivere insieme questa settimana, certamente un po’ kitsch, ma che univa e creava l’occasione per sorridere e ritrovarsi. Oggi di quell’umanità e di quella nazione, non è rimasto nulla, la kermesse ligure, è la rappresentazione della totale metastasi odierna un girone infernale fra l’altro infarcito di simboli massonici e satanici messi lì probabilmente senza nessuna consapevolezza. E dentro ci siamo tutti, anche chi il festival non lo ha guardato, perché magari borbottiamo, ci trasformiamo in leoni da tastiera, ma tolleriamo quello che siamo diventati, senza riuscire minimamente e contrastarne la deriva.
Le uniche cose che salverei da questo putridume sono la canzone degli Articolo 31, dove assidui frequentatori di casa Ferragnez, canticchiano una canzone orecchiabile su un’amicizia virile e giungono alla conclusione che l’amicizia e una “Family” benché retaggio del passato restano tappe ineludibili nella crescita di ognuno di noi. L’esibizione di Eduardo Bennato, e il relativo rifiuto di ritirare in mazzo dei fiori (quest’anno imposto indistintamente a maschi e femmine). Il Monologo sulla maternità di Chiara Francini, E la performance dei Depeche Mode che hanno presentato il loro ultimo brano e ci hanno fatto riascoltare una pietra miliare del loro repertorio, quella Personal Jesus, ripresa in cover anche da Marylin Manson, che di rituali pseudo satanici credo se ne intenda più della Diavoletta o di Ama(smo)deus (Demone biblico ebraico). (Nota a margine: A boston fra il 28 ed il 30 aprile si terrà il più grande raduno Satanista della Storia, gli organizzatori ci tengono a far sapere che saranno ammessi esclusivamente i Vaccinati e sarà obbligatorio l’uso della Mascheriana.)
“Il Festival di Sanremo? Un inutile spettacolo canoro perfetto per la tv; o meglio un demenziale varietà televisivo, in cui quattro scalzacani travestiti da artisti, fanno da balia a grotteschi presentatori, ridicoli direttori artistici e a damigelle insignificanti. Ancor peggio vedere giornalisti prezzolati, sportivi ed attori del momento, rimpinguare il proprio portafoglio. (..) Stiamo vivendo una sorta di oscurantismo culturale che sta facendo precipitare la nostra società in derive inquietanti. Eppure la cultura non è argomento da sottovalutare, perché da essa dipende l’emancipazione sociale di un popolo.”
Franco Battiato.