Il terremoto in Siria, una tragedia che ha rivelato il volto criminale di Washington

 

Il terremoto in Siria, una tragedia che ha rivelato il volto criminale di Washington

Alla prima occasione utile, la retorica occidentale dei diritti umani ha mostrato la sua falsità e l’uso strumentale fatto dall’Occidente collettivo. Tale occasione è stata fornita dal terremoto che ha sconvolto Turchia e Siria.

Gli Stati Uniti hanno più volte affermato di voler liberare i siriani dal “tiranno” Bashar al-Assad, si è poi dimostrato che gli stessi Stati Uniti e i loro alleati sono pronti a lasciar morire i siriani di fame, freddo e malattie, grazie alle sanzioni ed all’embargo decretato da circa undici anni contro il paese arabo, colpevole di non essersi piegato alle direttive di Washington.

Una punizione collettiva imposta al popolo siriano per la sua volontà di indipendenza e di voler difendere il proprio paese dall’assalto delle bande dei tagliagola Jihaddisti favoriti e protetti dall’occidente.

Ci voleva il terremoto, avvenuto in Febbraio in Siria e Turchia, per dimostrare il cinismo e l’ipocrisia dell’intero occidente che ha partecipato alla campagna di sanzioni e di embargo contro il popolo e la nazione siriana.

Con le distruzioni apportate dal terremoto in Siria ed il rifiuto di Washington di annullare le sanzioni, si è reso evidente come l’amministrazione americana ha mostrato il suo vero volto criminale ed è caduta davanti alla prova dell’umanità in Siria, cosa che ha rivelato la sua brutale e macabra attitudine .

Utilizzare la fame e le privazioni per piegare un paese recalcitrante alla propria egemonia, questa l’attitudine di Washington già consolidata in altri casi, fra cui quelli più duraturi nel tempo come nel caso di Cuba e dell’Iran.

Tutti hanno potuto verificare come l’amministrazione statunitense ha lasciato morire le persone in Siria nei primi giorni del terremoto, per mancanza di mezzi di soccorso, carburante, medicinali, cibo, tende e coperte, tutto bloccato da embargo e sanzioni. Il mondo ha potuto assistere alla discriminazione e alla doppiezza nel modo in cui sono state affrontate, a vari livelli, le ripercussioni del terremoto in Turchia e in Siria.

Mentre da paesi come Iran, Russia, Libano, Algeria, Iraq e pochi altri, sono arrivati una parte di aiuti, insufficienti ma significativi, per quanto riguarda il comportamento occidentale, gli osservatori in Medio Oriente non hanno mancato di notare il doppio trattamento che l’occidente ha riservato ai due paesi colpiti dal devastante terremoto, Siria e Turchia.

Tale discriminazione nei confronti della Siria rappresenta la dimostrazione del cinismo e dell’ipocrisia occidentale che ha reso manifesta una clamorosa caduta umanitaria, negando alla Siria gli stessi aiuti riservati alla Turchia per il soccorso alle popolazioni colpite.

Soltanto dopo alcuni giorni e dopo il sollevarsi della indignazione internazionale e degli appelli delle Nazioni Unite, l’amministrazione del presidente Joe Biden ha ceduto ed ha revocato parzialmente e provvisoriamente alcune delle sanzioni.

Davanti allo spettacolo tragico dei corpi recuperati dalle macerie, dei feriti e delle vittime, gli Stati Uniti non potevano permettersi di rimanere isolati di fronte a un’ondata globale di compassione e preoccupazione per le popolazioni devastate di Siria e Turchia.

La deroga alle sanzioni è arrivata solo dopo alcuni giorni trascorsi senza l’invio di aiuti occidentali alla Siria, questo mentre una campagna diffamatoria occidentale cercava gettare la colpa su Bashar al Assad per essere lui quello che ostacolava gli aiuti, secondo loro. Le menzogne dei media occidentali sono state poi smentite dalla realtà.

Gli USA volevano soltanto inviare gli aiuti alle zone sotto il controllo dei terroristi che occupano la parte nord ovest della Siria (Idlib) e che sono protetti e supportati da Washington e dalla NATO. Chiaramente il governo di Damasco si era opposto ed ha sostenuto che gli aiuti dovessero passare da Damasco.

Tuttavia si è dimostrato che questo è soltanto un apparente cambio di atteggiamento.

In un primo tempo il portavoce USA, Ned Price, aveva respinto la possibilità di revocare le sanzioni, affermando che sarebbe ” controproducente … raggiungere un governo che ha brutalizzato la sua gente per una dozzina di anni “.

Di conseguenza si voleva prolungare la sofferenza delle popolazioni siriane nella speranza che queste possano ribellarsi al governo di Damasco e provocare quel cambio di regime che in dodici anni di guerra, centinaia di migliaia di morti, Washington non è riuscita ad ottenere grazie alla resistenza eroica dell’esercito e del popolo siriano che, con l’aiuto dei suoi alleati, ha sconfitto le bande terroriste supportate, armate e finanziate dagli USA e dai suoi stretti alleati (Francia GB, Arabia Saudita e Israele).

In realtà il regime di sanzioni imposto dagli Stati Uniti e dai suoi alleati è stata una politica criminale già molto prima del terremoto. Una breve e tardiva esenzione dalle sanzioni – sotto la pressione internazionale – non cambia sostanzialmente questo quadro. Tanto più che, dopo sei mesi, a detta dell’amministrazione USA, queste saranno interamente ripristinate.

Di fatto gli Stati Uniti si rifiutano di abolire le sanzioni perchè questo sarebbe indirettamente un riconoscimento del governo di Assad e l’ammissione della sconfitta USA nella guerra per procura sostenuta in Siria che non è riuscita a effettuare il cambio di regime, pur avendo ottenuto la distruzione del paese e un enorme tributo di sangue. Questo spiega l’ostinazione della elite di potere di Washington nel perseguitare ed imporre sofferenze alla popolazione siriana.

Le pretese americane ed occidentali di un intervento in Medio Oriente per “portare la democrazia” e per “difendere i diritti umani” oggi appaiono in tutta la loro cinica falsità ed ipocrisia. Il vero obiettivo degli USA in Medio Oriente è sempre stato quello di depredare le risorse petrolifere di quei paesi e di stabilire il proprio dominio sulla regione. Questo è anche confermato dalla occupazione illegale che gli USA ancora oggi esercitano nel nord Est della Siria, dove saccheggiano il petrolio siriano dai pozzi per rivenderlo in Turchia e si appropriano anche delle risorse agricole di quelle terre che sono le più fertili del paese. Nel frattempo i siriani fanno la fame, patiscono il freddo e maledicono gli Stati Uniti ed Israele che sono la causa dei loro mali e delle loro disgrazie.

Quest’ultimo paese ha superato tutti i limiti di criminalità quando, due giorni dopo il terremoto, ha bombardato palazzi residenziali di Damasco, uccidendo otto civili (fra cui due medici, farmacisti e personale sanitario) e causando vari feriti. Una azione criminale e vigliacca che non ha esitato ad approfittare del tragico evento del terremoto per seminare ancora morte e caos nella capitale siriana. Ancora più esecrabile ed ipocrita è il comportamento dei governi occidentali che non hanno alzato neppure un dito per condannare l’ennesima aggressione israeliana. Da notare che un mese prima l’aviazione israeliana aveva bombardato l’aeroporto di Damasco causando danni alle piste, cosa che ha reso più difficile l’arrivo dei soccorsi per le popolazioni colpite.

Sullo sfondo della crisi siriana, non è difficile capire che, dietro il regime di Assad, gli Stati Uniti mirano a colpire il loro più acerrimo nemico che fino ad oggi ha sostenuto la Siria, questo è la Russia di Putin che della Siria è alleata da molti anni e che in Siria ha le sue principali aeronavali nel Mediterraneo.

L’elite di potere USA non ha alcun interesse alla sopravvivenza della popolazione siriana così come allo stesso modo non ha scrupoli nel mandare al macello la popolazione Ucraina per logorare la Russia in un conflitto per procura di lungo periodo.

In Medio Oriente come in Europa sono le guerre per procura, quelle istigate e lanciate dagli Stati Uniti, che procurano le maggiori disgrazie e lutti, a queste si aggiungono purtroppo anche la calamità naturali che colpiscono i popoli.

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