Cara Meloni, sarà presto invitata in Federal Reserve

 

Cara Meloni, sarà presto invitata in Federal Reserve

Una leggenda ascrive la grande depressione del ’29 alla scelta di Joseph Kennedy, J. P. Morgan e David Rockefeller di vendere immediatamente tutti i loro titoli a Wall Street con la scusa che “quando anche i lustrascarpe giocano in Borsa, è ora di uscire”. In pratica tre uomini (sarebbe il caso di dire tre famiglie) avevano in mano i destini finanziari del Pianeta, perché già novant’anni fa l’intero Occidente era nelle mani della speculazione finanziaria statunitense: un gioco che ancora condiziona le sorti delle economie reali, piegandole al ricatto dei poteri finanziari angloamericani. Oggi la situazione non è granché differente, già nel 2008 l’Europa (soprattutto l’Italia) ha pagato il prezzo salato della crisi di liquidità e di solvibilità seguita alla bolla immobiliare costruita nell’economia americana: una recessione che veniva progettata dai signori della finanza per assumere un carattere globale, quei meccanismi finanziari di contagio utili a generare una spirale recessiva grave negli stati collegati al cordone ombelicale dei grandi investitori Usa. Utile a generare la crisi del debito sovrano dei soli Paesi europei, infatti Cina e India non venivano sfiorati e la Russia denunciava solo qualche scottatura. Se nel 2008 avessimo avuto la prontezza d’usare i “social network” come sotto “crisi pandemica” del 2020, parecchi potenti della politica speculativa finanziaria avrebbero temuto tumulti e rivolte. Invece nel 2008 le notizie non giravano così velocemente, mentre nel 2020 i poteri finanziari hanno per la prima volta temuto le rivolte della gente: ecco che il mainstream si vedeva costretto ad inventare la fandonia che “sotto pandemia sono aumentate le fake news contro i poteri bancari europei”; un modo per dire alle masse “non credere che vi bruceranno i risparmi…tutto andrà bene e i cittadini non pagheranno i danni economici da pandemia”. Oggi la situazione è chiara e smentisce il  mainstream, infatti gli stati risultato indebitati con le multinazionali farmaceutiche.
Oggi, per scongiurare che il cittadino fugga con i propri risparmi (investendo in terreni, oro e magazzini) i poteri finanziari hanno ovattato la notizia del fallimento delle banche americane, scongiurando che i risparmiatori si dimostrino più lesti dell’effetto domino che presto si rivelerà utile ad imporre il falò dei risparmi europei.

Le banche appena fallite negli Usa, ovvero la Silicon Valley Bank, la Signature Bank e la Silvergate Bank, non sono che l’inizio della valanga, che servirà a bruciare le scorte di capitale della classe media: infatti le banche servivano le aree tecnologiche dove si sono sviluppate le aziende piccole e medie d’informatica e robotica per la grande industria. Ora che i colossi non hanno più bisogno dei servigi dell’indotto, hanno azionato la leva finanziaria per mandare fallito il medio credito californiano con piccoli investitori e risparmiatori: tutta gente con non più di 300mila dollari sul conto, aziende con una ventina di dipendenti e mutui per qualche centinaio di migliaia di dollari per innovare i macchinari.

Oggi il sistema (il deep state) non ha più bisogno degli artigiani della Silicon Valley della California del Nord e nemmeno della “Route 128” nell’area di Boston. La SVB era una delle più grandi banche statunitensi con circa 210 miliardi di asset, il diciottesimo istituto degli Usa: ma era una banca di “sciuscià” dell’informatica assurti ad impresa di medio peso, ed oggi sono stati fermati dai gestori dei mercati di Wall Street (gli eredi dei creatori della crisi del ’29). La Federal Reserve, ovvero la strategia Rockefeller, ha fatto calare il valore delle obbligazioni in cui avevano investito gli imprenditori di medio cabotaggio, causando la disfatta della loro banca per diversi miliardi di dollari. Ovviamente queste crisi si generano in Usa e si estendono nell’Occidente con governi bancariamente ricattabili, e perché il progetto è “generare il problema sistemico”.

Ovvero bruciare i risparmi dei pesci di media grandezza, quelli che in Occidente sono ancorati al “business tradizionale” ed al prestito per l’impresa familiare.

Nulla di nuovo sotto il sole e nei mercati: già nel 1907, nella Borsa Valori di New York, veniva sperimentato il “panico dei banchieri” generando una crisi economica con la corsa dei risparmiatori agli sportelli, e dopo aver dimezzato del cinquanta per cento a Wall Street i titoli in pancia alle banche dei piccoli e medi artigiani americani. Così gli avi dei Kennedy, Morgan e Rockefeller sperimentavano la manipolazione del prezzo delle azioni della “United Copper Company”, portando in una sola settimana al collasso della “Knickerbocker Trust Company” (per dimensione la terza fiduciaria di New York  e degli Usa). Il panico venne fatto estendere a tutta la nazione, e un esagerato numero di persone prelevava i propri depositi (ormai carta straccia) dalle banche locali. Al punto giusto del delirio da crisi, Joseph Kennedy, J. P. Morgan e David Rockefeller incontravano la politica Usa ed inventavano la Federal Reserve: la banca privata centrale  che inietta liquidità nel mercato o la toglie, a seconda delle politiche gradite ai gestori del mercato. Il senatore Nelson Aldrich officiava così la nascita della commissione che dava la moneta del sistema bancario occidentale in mano alla Federal Reserve. Insomma è tutto un gioco, è tutta una bolla, fattori umorali e paure in mano ai “numi tutelari” della finanza. E’ lo stesso gruppo (Morgan e Rockefeller) che ha chiesto quindici anni fa a Putin di sganciare il rublo dall’oro, ed è lo stesso conciliabolo che potrebbe imporre alla Meloni di bruciare i risparmi degli italiani. Sappiamo come finirà, lo abbiamo visto con le “norme europee”… passa tutto, è tutto un gioco sulla pelle dell’uomo di strada.

 

Immagine: https://www.aier.org/

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