Involontari sopravvissuti

 

Involontari sopravvissuti

Alla Camera dei Comuni, masticando l’eterno sigaro amaramente, Winston Churchill il fautore primo dell’operazione Shingle ebbe a dire: ‘Io avevo sperato di lanciare sulla spiaggia un gatto selvatico, mentre invece ci troviamo sulla riva con una balena arenata’. È la notte del 22 gennaio 1944, gli Alleati sbarcano sul litorale, ad Anzio, con il progetto di aggirare il fronte aspro di Cassino, ove i tedeschi resistono tenaci fra le rovine dell’Abbazia, e giungere a Roma.

Per stessa ammissione del Comando germanico, nella zona, scarse le forze e disperse sul territorio. Furono le incertezze del generale USA John P. Lucas (destituito un mese dopo lo sbarco), comandante dell’operazione, a consentire al Maresciallo Albert Kesselring di racimolare truppe e arginare l’avanzata nemica. Per oltre quattro mesi. E chi s’era illuso di vedere Roma ‘liberata’ rimase deluso e, forse, anche per questo maturò l’eccidio di via Rasella e la rappresaglia delle Fosse Ardeatine. La mano assassina del partigiano vile e spietata e la mano assassina delle SS stupida e feroce…

Il 25 marzo – purtroppo le mie condizioni di salute mi avrebbero comunque impedito di partecipare – si dovevano celebrare al Campo della Memoria i trenta anni della sua costituzione. Là dove riposano i Caduti del btg. Barbarigo XMAS che gli ‘involontari sopravvissuti’, espressione questa della Medaglia d’Oro Alessandro Tognoloni, dato per caduto in combattimento, e architetto del progetto, hanno voluto erigere a ricordo di quei giovani e giovanissimi loro commilitoni e fra i primi a tornare in armi per riscattare l’Onore della Patria, offeso dopo ‘l’ignobil otto di settembre’.

Era stata l’ausiliaria Raffaella Duelli, tornata dal fronte e dalla prigionia, a percorrere i luoghi testimoni degli scontri e del sacrificio per raccogliere i resti, mal sepolti o lasciati all’incuria del tempo, di quei caduti e dare loro provvisoria sepoltura nella tomba di famiglia al Verano. Poi il lungo iter burocratico… fino ad oggi, ove generazioni successive si sono riconosciute in quei valori, rinnovandone lo spirito ardente. (Dello starnazzare oche biliose di chi ha chiesto di impedire la celebrazione e s’è fatto portavoce non è dato spazio né qui né altrove da parte mia. E, tanto più, vale per coloro che si sono inchinati al dettame del ‘politicamente corretto’ e hanno imposto il divieto).                                                                                 

Morti invano? Dalla parte sbagliata? Mille e cento uomini al comando del capitano di corvetta Umberto Bardelli a farsi dissanguare nell’Agro Pontino, lungo il Canale Mussolini, in buche di fango, di fronte i rangers e la potenza di fuoco degli anglo-americani. Il primo a cadere Alberto Spagna, curioso s’era levato oltre il margine della buca, un colpo in piena fronte. Poi non più il passo cadenzato e ferrigno del soldato tedesco per le vie di Roma, il coprifuoco e la tessera annonaria, l’odioso mercato nero.

Soprattutto la fine di un incubo, la fine della guerra. La ‘zona grigia’, come l’ha definita lo storico Renzo De Felice. Uomini e donne si riversano per le vie del centro, al Colosseo, in piazza Venezia, lungo i Fori imperiali. Lesti a sbracciarsi sorrisi grida abbracci fiori. Per un pacchetto di sigarette una tavoletta di cioccolata.

Tanto simili al giardino zoologico quando si gettano le noccioline alle bertucce. Solo che, questa volta, i ruoli si sono invertiti. E magari, come racconta Curzio Malaparte ne La pelle, in questa narrazione cruda e sanguigna, qualcuno finisce sotto i cingoli e si trasforma in orrida bandiera di carne. La bandiera dei vinti, della vergogna. Una bandiera grigia e sporca, che dall’8 di settembre del ’43 non è stata più ammainata.  

Morti invano? Dalla parte sbagliata?

 

Immagine: metaldetectorhobby.forumfree.it

 

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