Meloni cambi rotta e guardi agli interessi degli italiani
Ha ragione Giorgia Meloni, quando dice che ha vinto le elezioni e, dunque, andrà avanti sulla strada delle riforme costituzionali, perché ha un’investitura popolare molto netta. E hanno ragione tutti i suoi “scudieri”, che ribadiscono il concetto ogni giorno, con interviste a giornalini e giornaloni: “Le riforme si faranno, perché i cittadini ci hanno dato il loro voto anche per questo, per cambiare un sistema folle, grazie al quale la sinistra ha governato per decenni, senza avere la maggioranza in Parlamento”.
Basta, insomma, con le alchimie dei partiti e porte aperte a elezioni che, un minuto dopo la chiusura delle urne, ci dicano chi ha vinto e, dunque, governerà. Bello, bellissimo e maggioranza di centrodestra supercompatta: le riforme si faranno, senza se e senza ma. E, allora, una domanda sorge spontanea: perché Giorgia Meloni e i suoi alleati non hanno trovato altrettanta compattezza, per fare cose ben più impattanti sulla vita di tutti i giorni, che avevano promesso ai cittadini e di cui, purtroppo, non c’è traccia?
Basti pensare alla farsa della rottamazione delle cartelle esattoriali: Salvini l’aveva sbandierata in campagna elettorale, promettendo saldi e stralci, con l’abbattimento delle tante gabelle, se non addirittura l’annullamento. E la stessa Meloni aveva detto, a più riprese, che la morsa del Fisco si sarebbe inesorabilmente allentata, proprio a partire da Agenzia delle Entrate Riscossione. Sappiamo tutti com’è andata: la rottamazione si è rivelata una presa in giro, di cui, a oggi, non si hanno ancora chiari i contorni, e la Riscossione ha ripreso a “bastonare” i contribuenti.
Stesso discorso per la cosiddetta “flat tax”, altro cavallo di battaglia elettorale della Lega: messa in un angolo, praticamente subito dopo il voto, si è proceduto a tagli di tasse molto inferiori, che hanno riguardato soltanto i redditi più bassi, ma che non riguardano una buona parte degli elettori di Meloni, Salvini e Berlusconi.
Per quel che riguarda, invece, la guerra in Ucraina, prima delle elezioni Meloni era apparsa abbastanza prudente. Una volta arrivata a Palazzo Chigi, però, Nostra Signora della Garbatella si è scatenata: subito al fianco di Zelensky, ha sostenuto in modo anche sguaiato la prosecuzione dell’invio di armi in Ucraina, malgrado gli imbarazzi di Salvini, che si è sempre schierato per la pace, esattamente come chiede il Papa. E l’invio continuo di armi non appare il metodo migliore per favorire un’azione pacificatrice.
Insomma, sulle riforme la Meloni sostiene di andare avanti in nome del popolo, ma i cittadini chiedono altro: meno tasse per tutti e la cancellazione delle vecchie cartelle esattoriali, in primis, che sono, poi, i temi che, più di altri, hanno fatto convergere molti voti sulla coalizione guidata dalla Meloni. Gli italiani – lo dicono i sondaggi tanto cari alla premier – sono anche stufi degli aiuti militari all’Ucraina: la pace si costruisce col dialogo, non con i missili e con le bombe. Ma se Washington ordina, Roma esegue, con Draghi o senza Draghi a Palazzo Chigi.
Ecco, quando parla di investitura popolare, Giorgia Meloni dovrebbe ricordarsi quello che aveva promesso prima del 24 settembre 2022. E, se spera di essere rieletta tra quattro anni, cambi immediatamente rotta e guardi davvero agli interessi degli italiani: era quello che ripeteva ossessivamente quando era all’opposizione e di cui, una volta seduta sulla poltrona di premier, si è clamorosamente dimenticata.
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