1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 – 1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, “Il vello d’oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il “litigio” fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l’autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle “Olimpiadi” dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’”era dell’Uomo”, pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, e un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.
Paul Craig Roberts (1939) economista e scrittore statunitense, analista e consulente presso il Congresso degli Stati Uniti, durante la presidenza, Reagan, ha recentemente pubblicato per l'”Institute for Political Economy” una relazione intitolata: “La distruzione del maschio americano”, dove in concetto di “americano” va esteso a tutti i paesi “Occidentali”, e a tutte le nazioni che volontariamente o meno sono costrette ad adeguarsi all'”american way of life”:
“La spina dorsale e la principale risorsa di ogni paese è la popolazione eterosessuale maschile. Senza questa non c’è paese, non ci sono nascite che sostituiscano le morti. L’uomo ha il temperamento e la forza per combattere e dirigere. Protegge donne e bambini, proprietà, confini. Guida famiglie, comunità, imprese e governi. Questo è sempre stato il suo ruolo nel corso della storia. Quando gli uomini diventano effeminati, la società crolla. In America questa risorsa indispensabile è stata distrutta. È cominciato con i ragazzi, il che significa che non diventeranno mai uomini. Ricordo quando i ragazzi venivano addestrati al comando. Ricevevano più disciplina e più indipendenza rispetto alle ragazze, che venivano addestrate all’educazione e alla maternità. I ruoli dei sessi erano distinti quanto lo erano i sessi. Non esisteva una ragazza che voleva essere un ragazzo o un ragazzo che voleva essere una ragazza. Il transgenderismo è un’invenzione di una società malata e morente. (..) Tutto ciò che riguarda il diventare un uomo è stato vietato. Le risse nei parchi giochi delle scuole, (..) facevano parte della crescita. Gli sport erano dove si sviluppava fiducia in sé stessi. (..) Dopo la scuola i ragazzi facevano lavoretti, distribuivano i giornali, tagliavano prati, lavavano automobili. Le ragazze sviluppavano abilità culinarie, di cucito e artistiche, il loro contegno era casto. Niente di tutto ciò voleva dire che le donne fossero escluse da una vita professionale. Diventavano scrittici, Medici, contabili, avvocati, insegnanti, e scienziate. La distruzione del maschio è iniziata con il femminismo. (..) Hanno insistito sul fatto che non c’era differenza nel ruolo di uomini e donne, (..) che le donne dovessero assumere ruoli maschili e la promiscuità sessuale maschile, combinata con i loro attacchi al maschio. (..) All’improvviso non andava bene per i ragazzi avere un loro spazio. Tra i boy scout dovevano esserci anche ragazze. (..) L’uguaglianza su cui insistevano le femministe significava che l’indipendenza dei ragazzi doveva essere limitata. Oggi genitori che permettessero ai loro figli maschi l’indipendenza della mia generazione verrebbero arrestati. Il desiderio di trasformare le donne in uomini ha comportato una diminuzione dei ruoli di leadership maschile nella società, (..) le aziende sono state indotte a creare “equilibrio di genere” nei ruoli direttivi e nel mondo accademico. I fatti sono evidenti. I normali giovani maschi bianchi eterosessuali crescono in una società non basata sul merito. Testimoniano la preferenza per le femmine, preferenze per ragazzi di colore, preferenze per i transgender. (..) Questa non è l’immagine di una società che possa avere successo.”
Roberts è un forte oppositore alla politica estera degli Stati Uniti e sostenitore del presidente russo Vladimir Putin. Dal 2008 fa parte del collettivo editoriale del sito web di estrema destra VDARE. È stato ospite regolare dei programmi trasmessi da RT (Russia Today). Nel 1997, si oppose all’integrazione di genere a bordo delle navi della Marina Statunitense, affermando che avrebbe distrutto “l’ethos del cameratismo” che, a suo avviso, motivava il sacrificio in tempo di guerra più che “concetti astratti come l’onore e la patria”. È un forte oppositore del neoconservatorismo: “I neocon sono la cosa peggiore che sia mai capitata agli Stati Uniti, davvero la feccia della terra … Dovrebbero essere arrestati e spediti fuori dal paese. Appartengono tutti a Israele. È lì che dovrebbero essere…” Dichiarazioni che gli sono valse l’accusa di Antisemitismo. Con le affermazioni anti Meetoo è stato uno dei primi in America ha paventare una sempre più prossima “Guerra di genere”. Vittime principali in questa guerra sono le famiglie “Tradizionali”, e le migliaia di donne uccise nei cosiddetti “Femminicidi”, che portano i paesi occidentali a legiferazioni sempre più stringenti, con un inevitabile aumento delle vittime. Gli Uomini sono (almeno per ora) fisicamente più forti, (ed emotivamente più deboli) il che porta all’aumento esponenziale della violenza, come ultima ratio, per generazioni di uomini cresciuti senza un senso del sacro, della famiglia e dell’uso della forza. Mai come in questo secolo “egualitario” si erano raggiunti simili livelli di efferatezza. Un probabile futuro del genere umano, in mancanza di un’inversione di rotta, ci viene mostrato da quanto sta accadendo in Corea del Sud, colonia economica e culturale Statunitense, dove lo scontro fra i sessi è giunto nelle strade, nelle piazze ed in parlamento. Altri tempi rispetto alla commedia di Aristofane, Lisistrata, quando le Ateniesi concordarono lo sciopero del sesso per convincere gli uomini a non fare la guerra. La situazione dei rapporti tra maschi e femmine in Corea del Sud, è molto più preoccupante, e non si intravede alcun lieto fine. Il 9 marzo 2022, nell’elezione più combattuta nella storia della giovane democrazia sudcoreana è stato eletto Presidente del Sud Corea il conservatore Yoon Suk-yeol, vittoria ottenuta appoggiando apertamente battaglie antifemministe, ma andiamo per gradi. La storia del “Femminismo” il Corea parte da lontano, nello specifico dalla fine della seconda guerra mondiale con la rivolta delle “Comfort Women”, ragazze costrette a far parte dei corpi di prostitute creati dall’Impero giapponese. Ma la vera e propria evoluzione del movimento femminista parte dagli anni 80 durante il processo di democratizzazione del paese, dopo periodi di autoritarismo e diversi colpi di Stato. Questi movimenti, tra cui si ricorda il KWAU (Korean Women’s Association United) fondato nel 1987, si concentrarono sul voler abbattere il tradizionale sistema sociale. Dagli anni 90 i movimenti femministi hanno ottenuto risultati importanti, come l’abolizione del sistema patrilineare di registrazione familiare e l’adozione di leggi contro la discriminazione e la violenza domestica. Nonostante le recenti conquiste, fra cui la scalata di numerose donne nei consigli di amministrazione dei “chaebol”, i grandi conglomerati industriali coreani (Samsung, LG, Hyundai). le lotte femministe nel paese continuano, portando lo scontro al centro del dibattito politico. Sulla scia del “metoo”, nasce infatti il movimento “4B”, (conosciuto anche come movimento dei “4 no”), prende il nome da quattro parole sudcoreane che cominciano con il prefisso “bi”, che indica appunto “no”:”bisekseu”, il rifiuto di avere rapporti sessuali gli uomini, “bihon”, cioè il rifiuto del matrimonio eterosessuale; “bichulsan”, il rifiuto di avere figli; e “biyeonae”, il rifiuto di avere ogni tipo di relazioni con gli uomini, che ha portato anche all’abbandono da parte delle militanti del 4b dei figli maschi, movimento che si presenta sia come posizione ideologica che come stile di vita, le donne che vi aderiscono si rasano i capelli, rifiutano di truccarsi e indossano pantaloni larghi, felpe o cappelli per protestare contro i canoni estetici imposti dalle tradizioni patriarcali.
il movimento sostiene il matrimonio rappresenti una minaccia esistenziale per le donne. Comportamenti che di rigetto portano a rimpiangere la visione tradizionalista della società, ed ad identificare i maschi più giovani come vittime del femminismo. Si tratta di un vero e proprio risentimento nei confronti delle lotte femministe, considerate non solo infondate, ma anche sovversive e violente. Le femministe vengono accusate di “odiare gli uomini”, di esacerbare le tensioni sociali, e di essere responsabili del basso tasso di natalità del Paese.
Una delle principali spinte del nuovo sentimento antifemminista è una sostanziale distorsione della meritocrazia. Nel sistema scolastico e lavorativo sudcoreano, basato su una fortissima competizione, i giovani uomini ritengono che le loro coetanee continuino a ricevere un trattamento preferenziale nonostante abbiano raggiunto una sostanziale uguaglianza di opportunità nella società. Classico esempio in questo senso è quello della leva, poiché solo gli uomini devono svolgere due anni di servizio militare obbligatorio dopo il liceo, avvantaggiando le donne nel loro ingresso nel mondo del lavoro.
La questione è stata al centro della campagna elettorale dei due principali candidati alle presidenziali, ma non per tentare di risolvere il problema, ma per raccogliere consensi tra i giovani under trenta sudcoreani, che rappresentano circa un terzo degli aventi diritto al voto e che esprimono le posizioni anti-femministe più radicali. In campagna elettorale, Yoon ha fatto proprie e amplificato molte delle posizioni del movimento anti-femminista, proponendo di aumentare le pene per chi denuncia falsi casi di violenza sessuale e di abolire il “Ministero delle donne e della famiglia”, equivalente del nostro Ministero per le pari opportunità, sostenendo che sia discriminatorio nei confronti degli uomini. Lee Jun-seok, leader del “People Power Party” (Partito del potere dei nazionali), rappresenta l’ascesa del movimento anti-femminista in politica. Molto popolare tra gli idaenam, (letteralmente uomini sulla ventina), dichiara di non aver nulla contro le donne, ma che il femminismo ha assunto un aspetto totalitario, tanto che esisterebbe una discriminazione “al contrario” nei confronti degli uomini. Sono sempre più frequenti i cortei di uomini e ragazzi che cercano lo scontro con le manifestanti del movimento “4B”. Bae In-kyu, il leader del gruppo “Uomo in Solidarietà”, definisce il femminismo “una malattia mentale” e pertanto chiede l’internamento delle femministe in campi di rieducazione, spesso arringando ai suoi seguaci vestito da Joker, in piedi sul tetto di un’auto parcheggiata.
Gea non chiede più sacrifici rituali, Zeus non si trasforma più in animali vari per tentare giovini fanciulle (anche perché sarebbe subito accusato di molestie). Gli dei hanno abbandonato il campo, restano, le amazzoni rapate del movimento 4B, un Joker Coreano, con turbe psichiche, migliaia di donne assassinate, come “ultima istanza”, e milioni di bambini che non nascono, più. In Corea del Sud il tasso di natalità si attesta a 0,84 nascite per donna, ultimo tra i paesi OCSE, contro 1,24 del nostro paese o l’1,64 degli Stati Uniti… Nella vicina Corea del Nord, il tasso è di 1,82 nascite per donna, ma che volete, quella non è mica una “Democrazia”.