Ricostruire l’unità nazionale

 

Ricostruire l’unità nazionale

Siamo alle solite.

In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione.

Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

Dai nostri vocabolari la parola patria sembra un termine scomparso o, quantomeno, desueto. Una volta il tema identitario era alla base dell’istruzione e le scuole, sin dalle elementari, erano tese a documentare ed instillare nei ragazzi l’amore per la propria terra, per la propria storia, partendo dai fulgidi e significativi esempi che esaltavano i valori fondanti dell’essere umano, approcciando ai temi in modo differenziato tra uomini e donne.

Insegnando la differenza dei ruoli e il rispetto delle reciproche differenze, delineando, con senso pratico, sin dalla giovane età, i principi cardine che già avevamo intuito nelle nostre famiglie e che diventavano, in tal modo, i principi cardine della comunità tutta.

Questa visione complessiva definiva un’identità comune a tutti che però cozzava con le discriminazioni scellerate che l’odio politico e la volontà criminale dei vincitori senza valori avevano riversato in tutte le istituzioni e nella formazione di base.

Alcuni fatti storici volutamente mai analizzati fino in fondo e strumentalmente utilizzati dalle nazioni ostili all’Italia, alcune addirittura occupanti, hanno piano piano frantumato il senso della comune appartenenza ad una grande e bellissima nazione, l’Italia, ricca di cultura e valori che hanno fatto scuola nel mondo intero.

Gradualmente, con la sistematica eliminazione dai programmi scolastici degli studi classici ed umanistici, ci hanno trasformati da persone, animate da valori, identità, cultura e consapevolezza storica, in individui, separati, egoisti, autoreferenziali, liberisti; da popolo consapevole della propria importanza e qualità, in ammasso amorfo di soggetti in competizione, facili prede degli appetiti economici, servi sciocchi del mercato e dei suoi manovratori.

La Patria la conoscevamo e riconoscevamo solo negli eventi sportivi, la passione era animata dalla tifoseria in tutti i campi: niente più convincimenti, radicamenti ideologici, ma solo becero campanilismo

Proprio il campanilismo poteva diventare il punto di partenza per una nuova visione della Patria perché nel campanile si poteva riconoscere il valore ancestrale della terra, della famiglia, della comunità cementata dal sudore e dal sangue dei nostri antenati ed invece è rimasta solo una vuota tifoseria.

Oggi siamo ridotti, nella politica come nello sport, a odiare chi non è schierato con noi e la tifoseria ci ha divisi anche nei momenti dove l’interesse nazionale dovrebbe unirci, nello sport, come nella politica, come nella vita.

Questo deve essere il nostro principale impegno politico: ricreare un’identità nella quale riconoscerci tutti riscoprendo per intero l’orgoglio di essere italiani anche vivendo con dignità la sconfitta e l’occupazione e far emergere in ogni situazione questa dignità e questo orgoglio.

Dobbiamo iniziare a fare i conti con il passato della nostra storia unitaria e affrontare senza remore tutti i temi e i nodi rimasti irrisolti: partendo dai modi predatori della conquista del Sud, passando attraverso il modo infame in cui abbiamo realizzato la resa senza condizioni l’8 settembre del 43, superando il grave conflitto civile del 43/45, affrontando la lotta armata ed il terrorismo, per togliere dal campo l’ antifascismo e l’anticomunismo militante imposti dai colonizzatori anglosassoni.

Oggi abbiamo forti ragioni per superare tutte queste divisioni perché l’Italia è sotto attacco e vogliono impossessarsi delle nostre bellezze e delle nostre ricchezze sia artistiche che naturali approfittando della nostra intrinseca debolezza.

Ritorniamo a coprire il ruolo che la storia ci ha assegnato, ricostruiamo la nuova identità unitaria, torniamo ad essere i padroni e difensori della nostra Patria. È un dovere che abbiamo davanti a noi stessi per rispettare ed onorare tutti coloro che ci hanno tramandato tutto quanto di stupendo abbiamo ed è un dovere che abbiamo davanti all’umanità che ha bisogno di risposte rispetto ai gravi problemi dell’oggi che l’Italia ricostruita può dare.

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