Chi tace sta zitto

 

Chi tace sta zitto

Oggi voglio parlare di un lutto, un lutto quasi personale, nonostante di fatto non abbia mai incontrato il defunto di persona, ma siamo cresciuti insieme, frequentato gli stessi locali, capito troppo presto che la vita, può essere crudele, e che le amicizie vere, si contano sulle dita di una mano.

Mentre tutto il globo terraqueo piange Silvio Berlusconi, permettetemi di piangere uno degli artisti più visionari degli anni 80, figlio di un barbiere del Mugello e di mamma calabrese, vissuto a mezz’ora di macchina da casa mia, a Narnali piccola frazione di Prato. Sto chiaramente parlando di Francesco Nuti.

Nuti nacque a Firenze il 17 maggio del 1955, figlio di Renzo e di Anna Giglio, Nel 1974 conseguì la maturità presso l’Istituto “Tullio Buzzi” di Prato. Mosse i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo da studente, continuando ad esibirsi anche dopo essere stato assunto come operaio in un’impresa tessile di Prato. Sul finire degli anni settanta, entra come sostituto di Antonio Catalano, come membro del trio cabarettistico dei Giancattivi. In quegli anni, i Giancattivi si faranno conoscere anche fuori dalla Toscana grazie alle loro partecipazioni tra il 1977 e il 1979 alla trasmissione televisiva di Rai 1 “Non stop”, diretta da Enzo Trapani. L’idea del programma partì’ da Pippo Baudo, Giancarlo Magalli e Mario Pogliotti, noto giornalista appassionato di Cabaret, che valutò decine di giovani esordienti, scoperti nei teatrini “off” di tutta Italia, cercando di attingere in modo uniforme da tutte le regioni, e che fu trampolino di lancio anche di Carlo Verdone, Zuzzurro e Gaspare, “La Smorfia”, (Massimo Troisi, Enzo De Caro e Lello Arena), e “I Gatti di Vicolo Miracoli” (Umberto Smaila, Jerry Calà, Franco Oppini, Nini Salerno).

Nel 1981, il Nuti e i Giancattivi, passeranno dal piccolo al grande schermo, nel loro film d’esordio, “Ad ovest di Paperino” diretto da Benvenuti, uno spaccato della provincia Toscana, che sarebbe sicuramente piaciuto a Curzio Malaparte.

Nel 1982, abbandona il trio prendendo parte, in veste di sceneggiatore ed interprete protagonista, ad alcuni film diretti da Maurizio Ponzi: “Madonna che silenzio c’è stasera” (1982), “Io, Chiara e lo Scuro” (1983) e “Son contento” (1983), che gli conferiscono una certa notorietà. Il ruolo di “Francesco Piccioli”, nella seconda delle tre pellicole, gli vale il “David di Donatello” ed il “Nastro d’argento”, come migliore attore protagonista. In “Madonna che silenzio c’è stasera” vengono descritte le “Zingarate” di un Francesco Nuti, che quasi autobiograficamente ci parla del rapporto con la madre, il lavoro in ambito tessile, e la “noia” delle periferie, che tutti noi ragazzi di provincia, contemporaneamente amavamo e odiavamo. Il tutto descritto in maniera surreale, un percorso iniziatico sconclusionato alla ricerca del senso della vita, riassunto dal personaggio de “Il Magnifico”, anziano operaio di una ditta tessile, interpretato dall’attore e mimo (Massimo Sarchielli) “O sposti la chiesa, o vinci al totocalcio o vai ni Perù”.

Francesco era diventato Famoso, ma non disdegnava di continuare a frequentare i locali della sua adolescenza, spesso scelti come location dei suoi film, facendo sentire noi “provinciali”, (che quei locali continuavamo a frequentare) al centro del mondo.

Nel 1985 con “Casablanca, Casablanca”, ideale séguito di “Io, Chiara e lo Scuro” esordisce alla Regia, vincendo il premio come miglior regista esordiente al Festival internazionale del cinema di San Sebastián, (nonché un secondo “David di Donatello” come interprete).

Tra la seconda metà degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta realizza, altre pellicole di grande successo: “Tutta colpa del paradiso” (1985), “Stregati” (1986), “Caruso Pascoski” (1988), “Willy Signori e vengo da lontano” (1989) e “Donne con le gonne” (1991). Nel 1988 partecipa al festival di Sanremo con la canzone “Sarà per te”, in seguito incisa anche da Mina. A Sanremo memorabile l’esibizione alla serata finale, quando alla fine, salutò il pubblico facendo una croce con il microfono (il toscanissimo “Crocione”), in polemica con gli attacchi della stampa. Oggi i film di Nuti sono pressoché spariti dai palinsesti televisivi, tutto, della comicità di Francesco oggi sarebbe ritenuto “politicamente scorretto”, dal bimbo in carrozzina preso a “cazzotti ni grugno” da Athina Cenci in “A Ovest di Paperino”, alla descrizione disumanizzante dei luoghi di lavoro, alla descrizione altrettanto disumanizzante della Magistratura e degli assistenti sociali in “Tutta colpa del Paradiso”, e nella descrizione quasi apologetica, alla “Strapaese”, della periferia, del circoli, del Biliardo, come scuola di vita, e oggi anche e soprattutto sul ruolo della Donna. Indimenticabile il monologo finale di “Son Contento” dove il personaggio di “Francesco Giglio”, giovane cabarettista, palesa che per lui il rapporto di coppia serve come fonte d’ispirazione per i suoi monologhi, e che pertanto qualsiasi donna può solo aspirare a un ruolo di comparsa nella sua vita. (Ma i Pesci, Tro…no?).

Nella vita Reale, Francesco non si lascerà scappare nessuna delle attrici con cui ha lavorato, instaurando rapporti “sentimentali”, cosa che oggi lo avrebbe portato sicuramente in Tribunale.

Nel 1993 Francesco decide di rappresentare il suo progetto più ambizioso, un film sulle “disabilità,” ma anche un forte attacco al capitalismo, alla borghesia, (e agli U.S.A.), “Occhiopinocchio,” con un budget messo a disposizione da Mario e Vittorio Cecchi Gori, di ben 13 miliardi delle vecchie lire, che avrebbero consentito anche una trasferta Statunitense. Purtroppo Mario Cecchi Gori, morì’ prima della fine delle riprese, facendo ritardare la lavorazione. La distribuzione era affidata alla Penta Film, società compartecipata da Silvio Berlusconi. Con la morte di Cecchi Gori, Berlusconi, interruppe il finanziamento, e ordinò lo smantellamento del set dagli studi di cinecittà.

Per poter concludere il film, Nuti finanziò personalmente le scene mancanti, e dopo un’azione legale contro la Penta raggiunse un accordo per poter rimontare il girato. In quell’impresa spese tutti i suoi averi, (oltre 2 Miliardi). Il film Uscì nelle sale dopo quasi 2 anni dall’inizio delle riprese…. e fu un fiasco. Ciò causò all’autore una forte crisi depressiva (oltre che problemi economici), che lo portarono sempre più verso la bottiglia. Proverà a rinverdire il successo tornando ai temi a lui più congeniali, con “Il signor Quindicipalle” (1998), “Io amo Andrea”(2000) e “Caruso, zero in condotta” (2001) prodotti a basso budget, che non gli risolveranno né i problemi psicologici, ne quelli economici.

Tanto che il suo ultimo film, lo farà a scopo “alimentare”, “Concorso di colpa” diretto da Claudio Fragasso, un poliziesco che affronta coraggiosamente il tema delle morti politiche negli anni di piombo, dove Nuti interpreta il ruolo di “Francesco De Bernardi”, un ispettore di Polizia incaricato di indagare sull’assassinio da parte di cellule comuniste di un giovane Missino a ridosso del sequestro Moro. A maggio 2006 un’intervista con Giuseppe Cruciani a Radio 24, viene interrotta anticipatamente a causa del suo stato di forte alterazione dovuto all’alcol. Il 3 settembre 2006, in stato di ebrezza, cade dalle scale di casa, entrando in coma a causa di un ematoma cranico. Viene ricoverato ed operato d’urgenza presso il Policlinico Umberto I di Roma. Il successivo 24 novembre esce dal coma e viene trasferito nell’ospedale Versilia di Lido di Camaiore, centro specializzato nella riabilitazione neuromotoria, riabilitazione che sarà inutile, costringendolo per sempre su una sedia a rotelle Nel 2009, esce al cinema la commedia “Cenci in Cina”, diretta da Marco Limberti, con Alessandro Paci, Francesco Ciampi e Man Lo Zhang, seguito ideale di “Madonna che silenzio c’è stasera” dove ritroviamo “Il Magnifico”, ormai in pensione ricordare ai protagonisti il senso della vita. La trama si snoda sulle disavventure di una coppia di soci di un’azienda tessile, costretti a vendere ai cinesi, che ormai hanno comperato tutta la città. Francesco Nuti canta la sigla finale (una vecchia registrazione). Nel giugno del 2009 la Cineteca Nazionale gli dedica una retrospettiva alla Sala Trevi di Roma con un documentario dal titolo “Francesco Nuti… e vengo da lontano” che viene presentato al Festival Internazionale del Film di Roma nel 2010.

Il 18 novembre 2010, l’attore e regista riappare in pubblico al cinema Eden di Prato in occasione della presentazione del CD “Le note di Cecco”, realizzato dal fratello Giovanni. Il seguente 29 novembre torna ad apparire in TV, ospite della trasmissione di Rai 2 “I fatti vostri”, dove appaiono evidenti i danni neurologici conseguenti all’incidente, tra cui l’incapacità di parlare e di muoversi. Il 29 settembre 2011 esce presso la casa editrice Rizzoli la biografia “Sono un bravo ragazzo – Andata, caduta e ritorno”, a cura del fratello Giovanni. Il 17 maggio 2012, debutta in teatro “Sono un bravo ragazzo”, pièce, tratta dall’omonima biografia. L’11 maggio 2014 prende parte ad una festa organizzata per il suo 59º compleanno dagli amici di sempre, Leonardo Pieraccioni, Carlo Conti, Giorgio Panariello e Marco Masini al Mandela Forum di Firenze, alla quale partecipano circa 7.000 persone. Ma al di là, di qualche sparuto riconoscimento e gesto di amicizia, Francesco negli ulti anni è stato abbandonato a se stesso, tanto che nel 2016, su mandato del fratello la procura di Prato aprì un’indagine per abusi e maltrattamenti verso in badante georgiano che doveva occuparsi di lui. Durante l’indagine Francesco Nuti, ha avuto un colloquio con il sostituto procuratore Antonio Sangermano, nel quale ha scritto in un biglietto: “Ho paura”.

Nel luglio del 2017 la figlia Ginevra, avuta dall’ex compagna Annamaria Malipiero, diventa maggiorenne e si offre di fargli da tutrice legale, affermando in un’intervista al Corriere della Sera: «Francesco è e sarà sempre il mio babbo, anche se non può più parlare, muovere le mani e camminare ed è giusto che mi occupi di lui». Il 7 dicembre 2019 ha ricevuto il Premio Internazionale Vincenzo Crocitti “Alla carriera”, ritirato dalla figlia Ginevra. Francesco si è spento il 12 giugno 2023 all’età di 68 anni, poche ore dopo la morte di Silvio Berlusconi, nel disinteresse totale della stampa, impegnata ad incensare (o dileggiare) il ben più importante personaggio.

Giuliana De Sio che con l’attore ha avuto una relazione durante le riprese dei Film “Io Chiara e lo scuro” e “Casablanca Casablanca”, alla notizia della scomparsa ha rilasciato una dichiarazione esaustiva: “Affiorano tutti insieme ricordi che sembrano di ieri, i casini, le risate, le cene, le cantate con la chitarra, il festival di Sanremo (..), mi ricordo di quando morì suo padre, i suoi singhiozzi, la prima regia, il primo ciak spaesato a Tangeri, sembra ieri. Era troppo presto per andarsene, ma lui a dirla tutta ci ha lasciato tanto tempo fa. Quella di Francesco è una parabola misteriosa, incomprensibile di uno che ha avuto tutto e deciso di perdere tutto. È caduto dentro molto prima che cadesse tecnicamente. Ci ho pensato tante volte, non c’è un vero perché. (..) La sua è stata un’autodistruzione che non mi sono mai spiegata, eppure pensavo di conoscerlo bene. Il successo è stato un detonatore”. Per un “Provinciale” soldi e fama non sono una benedizione. Se Roma dove viveva ultimamente non si è accorta della sua morte, Prato si unisce al cordoglio della famiglia proclamando per giovedì il lutto cittadino. Al prossimo consiglio Comunale del 22 giugno è prevista anche una commemorazione ufficiale. Inoltre Prato per decisione unanime tra il sindaco Matteo Biffoni, l’assessore alla cultura Simone Mangani e Stefania Ippoliti direttrice di “Toscana film commission”, ricorderà Nuti attraverso l’intitolazione di uno dei suoi luoghi più significativi, le “Manifatture digitali cinema”. Contributi importanti, ma tardivi, per un uomo un artista, su cui era sceso un silenzio colpevole da troppi anni.

“Maaadonna che silenzio c’è stasera, ‘un c’era mai stato un silenzio come stasera. Perchè questo non è uno di quei silenzi che uno dice Madonna che silenzio c’e stasera, no no è uno di quei silenzi che uno dice: Maadonna che silenzio c’è stasera…ni bar un c’è nessuno, e c’è silenzio, io entro e sto zitto, e vengo ai banco, mi metto davanti (..) tu mi dirai vò quarche cosa, e io zitto, tu mi dirai voi un caffè, e io sempre zitto, te icchè tu fai?

..Io siccome chi tace acconsente piglio e ti fò un caffè. (..) Chi tace acconsente no… chi tace sta zitto.”

 

Immagine: https://www.blogdicultura.it/

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