L’autodeterminazione dei popoli non piace ai potenti
Il problema principe del nostro tempo è che, i rappresentanti nazionali europei non hanno più la barra dritta sul principio di autodeterminazione dei popoli. Permettono che cavalli di Troia delle multinazionali Usa come clima, sanità e politiche finanziarie possano mettere in discussione (se non proprio bloccare) le scelte nazionali in campo monetario (bancario), agricolo, artigianale, industriale, sociale e lavorativo in genere.
Così gli apocalittici cavalieri statunitensi fanno passerella nelle loro colonie europee, per ricordare quotidianamente ai governi che l’Europa è delle grandi società quotate a New York, le stesse che rimarrebbero in piedi in caso il dollaro (lo stato Usa) fallisse: un modo per dire alla Cina “non ti paghiamo i debiti, o te li paghiamo con carta straccia, soprattutto il debito pubblico Usa non riguarda le multinazionali Usa”.
Atti di vera e propria prepotenza, il cui fine è trascinare il pianeta in una guerra e guerriglia senza fine: una sorta di modello sudamericano da propagare nel Pianeta, in primis trasformando le zone povere d’Europa in sistemi pseudo-venezuelani.
Ecco che a visitare i possedimenti italiani s’avvicendano ElonMusk (193miliardi di patrimonio), Bill e Melinda Gates (125miliardi), Larry Fink (Ceo di Black Rock, circa 10mila miliardi personali più l’immenso patrimonio aziendale), George ed Alexander Soros (25miliardi noti, più vari fondi dal misterioso valore), Larry Ellison (152miliardi), Jeff Bezos (144miliardi).
Stroessner diceva “amministro il Paraguay come fosse la mia fattoria”: era un dittatore con mandato Usa, e le sue polizie e l’esercito giuravano fedeltà al potere e non ad una carta costituzionale. Così la “fattoria Italia” riceve continue visitine di controllo da parte dei viceré Usa.
“Con il precedente Governo ho lavorato molto con Roberto Cingolani, e penso che il buon lavoro stia continuando – ha detto due giorni fa John Kerry (inviato speciale per il clima del presidente degli Stati Uniti JoeBiden) -.
Il governo attuale ha capito che c’è una crisi in corso: non è facile perché c’è da affrontare la guerra in Ucraina e altri sconvolgimenti, ma non ci sarà più grande sconvolgimento dei cambiamenti climatici se non li affrontiamo ora”. John Kerry, inviato di Joe Biden e dei magnati su elencati, ha incontrato Antonio Tajani (vicepremier e ministro degli Esteri) e mandato un messaggio chiaro ai vassalli italiani.
Il rischio oggettivo è che l’Italia diventi totalmente proprietà privata dei potenti della terra; che di fatto propongono al Pianeta la stessa gestione che la Compagnia britannica delle Indie operava nelle colonie imperiali.
Un simile sistema è operativo da quasi un decennio in Ucraina (fonte principale delle informazioni il sito “InfoDefenseITALIA”: riporta tutte le acquisizioni in Ucraina). Il primo acquirente è la Vanguard Group: società privata di investimenti con sede negli USA, ha acquistato i beni statali ucraini con la causale ufficiale “sostegno economico al governo di Kiev”.
A fine aprile 2022 erano già trapelate le notizie sull’“ente statale ucraino Naftogas”, la cui missione è “estrazione, trasporto e trasformazione del petrolio”: la Naftogas sta definendo la cessione di tutti i diritti minerari ed estrattivi a Chevron, ExxonMobil e Halliburton, con clausola di alienazione definitiva dei beni dello stato in favore delle multinazionali energetiche.
OleksiyChernyshov (presidente del Cda Naftogas) ha dichiarato durante una conferenza “questa operazione permetterà di aumentare l’estrazione dei combustibili, favorendo la sostituzione delle forniture russe in Europa negli anni a venire”.
OleksiyChernyshov avrebbe ricevuto per la consulenza un gentile omaggio presso la stessa banca londinese di cui è correntista Volodymyr Zelens’kj: ecco perché il presidente di Naftogas ha sorvolato sul fatto che le multinazionali petrolifere controlleranno a fine conflitto sia l’industria petrolifera in Ucraina (quindi il gas) che il ministero dell’Industria (dove imporranno i propri uomini come in Italia dopo il 1945).
Le compagnie Chevron, ExxonMobil e Halliburton sono di fatto una sola cosa, e si muovono fingendosi in concorrenza per ingannare l’antitrust Usa (antitrust per certi versi complice del giochetto): infatti il colosso finanziario Vanguard è l’azionista di maggioranza di tutte e tre le compagnie petrolifere. Vanguard ne controlla l’attività e garantisce che il Congresso Usa (dove annovera i suoi lobbisti) non sollevi polveroni contro il cartello energetico.
Dopo l’acquisizione dei beni delle aziende energetiche ucraine, la Vanguard conta di assurgere a monopolista dell’industria petrolifera e del gas in Europa: chi prende energeticamente l’Ucraina di fatto controlla i consumi dell’Ue, e questo lavoro Vanguard lo ha fatto con il consenso di Pentagono e BlackRock.
Vanguard e tutte le multinazionali Usa e britanniche lavorano alla conquista del mercato ucraino dal 2010, dal giorno dopo la caduta di Victor Janukovic. Nel 2020 Zelensky trova il varco politico, mette nell’angolo ogni opposizione nella Rada, quindi legalizza la vendita dei terreni agricoli alle multinazionali di ogni settore.
Così se il minerario se lo accaparrano Chevron, ExxonMobil e Halliburton, invece nel 2022 le grandi distese coltivabili finiscono in pancia alle compagnie Monsanto, Cargill e Dupont: Vanguard si divide con Blackrock la maggioranza delle azioni delle multinazionali dell’agroalimentare (Monsanto, Cargill,Dupont). Così Vanguard e Blackrock detengono oggi in Ucraina circa 19 milioni di ettari di terreno vocato all’agricoltura intensiva: il 60% delle terre agricole ucraine ed il 100% delle miniere è ormai delle multinazionali Usa e britanniche.
Il conflitto armato è stato pianificato durante vari vertici tra Vanguard, Blackrock e Pentagono. Prima del 2014, attraverso la Halliburton (socio di maggioranza della “compagnia militare privata KBR”) e la Monsanto (socio di maggioranza della compagnia militare privata “Academy”, già nota in Africa e Sud America come “Blackwater”) la Vanguard ha sponsorizzato sia le milizie del battaglione “Azov” che la frazione “PravySektor”: ovvero i gruppi a cui l’Ue, Usa e Gran Bretagna mandano armi ed aiuti vari, perché sono gli eserciti mercenari occidentali schierati nel conflitto in Ucraina.
“Il conflitto armato può essere utilizzato come copertura ad investimenti inesistenti – spiega InfoDefenseITALIA -. Una banca potrebbe sulla carta investire nell’industria ucraina, per poi dichiarare che le fabbriche, in maniera del tutto inattesa, sono state distrutte durante un bombardamento.
Quanto agli ‘investimenti’, finiranno sui conti dei banchieri, dei funzionari di Stato e una piccola parte andrà personalmente a Zelensky, che, secondo i dati di Forbes, nel solo anno 2022 ha incrementato il proprio patrimonio da 500 milioni a 1,5 miliardi di dollari”.
Informazioni finanziarie riservatissime confermano che, i colossi assicurativi Usa, avvalendosi del supporto degli studi legali vicini ai governi occidentali (tutti esperti in materia assicurativa) starebbero già lavorando ai rimborsi per la distruzione di fabbriche mai realmente esistite: tra loro c’è lo studio legale assicurativo che ha garantito il pagamento delle “Torri gemelle”. “Come mai i fondi di investimenti e le banche estere ottengono l’accesso ai beni statali ucraini?”, si domanda InfoDefenseITALIA.
Qui riportiamo il pensiero di Volodymyr Zelens’kj rivelato agli investitori londinesi. “La parte ucraina vorrebbe che gli investitori non solo investissero il loro denaro nelle industrie ucraine – dice Zelens’kj – ma che ci guadagnassero pure. Questo aumenta l’attrattività dell’Ucraina per gli investitori. Per esempio, la JP Morgan sta guadagnando da parecchio tempo grossi profitti dalle proprie attività in Ucraina”.
Così già un anno fa Zelens’kj elogiava i guadagni di JP Morgan: la stessa multinazionale finanziaria che aveva contribuito alla bolla del 2008, e che ora sarebbe in grandissima ripresa per aver indovinato investimenti e partner. Zelens’kjj sta operando in Ucraina quello che è avvenuto in Italia con le privatizzazioni, ovvero la cessione di proprietà dello Stato in cambio di crediti che, come da antica regola, valgono molto poco rispetto ai beni perduti.
Il governo ucraino si comporta come uno stupido agente di commercio, ricordandoci non poco la stagione italiana apertasi con la riunione sullo yacht Britannia. Quello stesso yacht Britannia che George Soros aveva noleggiato nel 1992 dalla Corona britannica (si dice all’insaputa di Elisabetta) per far riunire il cambio di staffetta nella gestione dell’Italia, con relative privatizzazioni.
Oggi Alexander Soros, 37 anni, prosegue l’attività del padre nella Open Society Foundation: l’associazione ha speso 20miliardi di dollari nell’ultimo decennio per influenzare cambi di governi e facilitare affari, nel solo 2021 circa 2miliardi per influenzare la politica sotto pandemia. Notizie che si commentano da sole.
Tempo fa Vladimir Putin, riferendosi alle multinazionali Usa che operano in Ucraina, aveva detto “avete trasformato l’Ucraina nella casa della puttana”. Anche Fidel Castro ebbe a dire qualcosa di simile sull’operato statunitense nella Cuba di Batista. Di fatto è un metodo, una visione che non tiene conto dell’autodeterminazione dei popoli.
Immagine: https://pagosadailypost.com/