Affonda l’Unione Europea per troppa esclusione sociale


 

Affonda l’Unione Europea per troppa esclusione sociale

Secondo l’INSEE (l’Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici) in Francia il tasso di povertà ufficiale è passato in meno di tre anni da uno scarso 10% a quasi il 15%. Ma nelle banlieue ci sono molti poveri che sfuggono alle statistiche: soprattutto più del 70% dei residenti vive di lavori abusivi, non censiti dal ministero francese del Lavoro. Una situazione, quella della conflittualità tra amministrazione francese e lavoratori abusivi, decisamente peggiore di quella italiana. In Francia la polizia sta decisamente col fiato sul collo di artigiani improvvisati e lavoratori di bassa fascia reddituale, soprattutto se si tratta di soggetti non di chiara origine francese. A Parigi e nelle maggiori città dei dipartimenti il controllo è capillare, e perdere occasioni di lavoro (anche se irregolare) può rapidamente trascinare l’essere umano nella povertà. In Francia il 32% della popolazione ha origini non francesi, e più del 60% cento di loro svolge lavori che non s’attengono alle norme Ue, che spesso alternano con attività artigianali abusive. Invece solo uno scarso 3% dei francesi si procura da vivere con attività fuori legge. Una situazione che si è incancrenita con l’aumento del costo della vita e con leggi ed obblighi europei sempre più pesanti. In Francia come in Italia passano in clandestinità gli artigiani che non riescono più a pagare tasse e contributi ed anche ad adeguare tecnicamente le botteghe alle norme Ue. Nelle zone periferiche di Parigi, come del resto a Roma e Milano, sono all’ordine del giorno le dispute tra polizie e lavoratori abusivi. A Parigi la misura era già colma da un pezzo: la città è enorme ed i boulevard, che un tempo conducevano in periferia, sono oggi aree semicentrali. Partendo dal centro, le banlieue sono oltre gli storici boulevard: col tempo gli immigrati più inseriti hanno aperto bar e botteghe avvicinandosi al centro; ovviamente sono nati gli scontri con i francesi originali. Anche a Parigi la polizia interviene sempre su segnalazione, cercando in tutti i modi di far cessare le attività dei migranti, invitandoli a spostarsi nuovamente nelle banlieue. L’arresto di 200 persone al giorno è la norma a Parigi, e con queste rivolte gli arresti si sono solo raddoppiati a 420 al giorno.

Ecco che la morte di Nahel, il ragazzo diciassettenne ucciso martedì scorso da un poliziotto, è stato solo il pretesto per far salire tensioni già alte. Se la morte non fosse toccata al ragazzo, prima o poi qualche altro episodio o reazione avrebbe fatto scattare la guerriglia urbana.

Ma le forze speciali francesi (Gign e unità d’elite “Raid della Police Nationale”) e la Bri (Brigata di Ricerca e intervento Bri) erano già da tempo preparate ad un confronto con chi vive nelle banlieue, soprattutto con tutti coloro che non accettano l’esclusione sociale. Anzi, l’intera amministrazione di Francia era pronta da molto prima della pandemia ad un coprifuoco dalle 24 alle 6 del mattino, per poter cogliere sul fatto le bande di disperati che assaltano nottetempo i negozi di alimentari. Ora la guerriglia urbana ha permesso alle cittadine (per esempio il comune di Clamart, dipartimento di Hauts-de-Seine, nell’hinterland di Parigi) di poter decretare il coprifuoco dalle 21 alle 6 del mattino, e di prorogarlo di settimana in settimana. Anche il comune di Compiègne ha decretato il coprifuoco dalle 22 alle 6. Ora il governo potrebbe varare un coprifuoco permanente, la disputa è tra il limitarlo ai sedicenni od estenderlo ai diciottenni.

Limitazioni che non risolvono il problema, perché la tendenza è il propagarsi delle rivolte, che dalla Francia hanno già contaminato la Svizzera e si prevede possano coinvolgere Bruxelles e la periferia di Milano. Le immagini delle devastazioni al Porto Vecchio di Marsiglia e del palazzo dato a fuoco a Lione stanno eccitando gli animi, e nelle periferie europee è forte la voglia d’un confronto violento con il potere.

Emmanuel Macron è tentato dai suoi collaboratori sulla strada di dichiarare lo “stato di emergenza”: misura già adottata a Parigi nel 2005 per sedare le tante settimane di disordini. Ma lo stesso Macron ammette che, i suoi servizi di sicurezza avrebbero rivelato che il pericolo rivolte riguarderebbe ormai tutta l’Europa. Perché l’Unione europea non è più in grado d’offrire lavoro e crescita economica ai suoi cittadini. Anzi, l’Ue sta applicando i principi del Word Economic Forum, ovvero che il primo fattore d’inquinamento del Pianeta sarebbe il lavoro umano: ricordate il discorso della “povertà sostenibile” e della “povertà controllata” che ci salverà dalla “catastrofe climatica”? I primi a pagare per queste “politiche economiche” ed industriali sono proprio i lavoratori autonomi dell’artigianato e del commercio al dettaglio ed ambulante, oltre ai precari messi in disoccupazione. In meno di tre anni il costo della vita in Ue s’è raddoppiato. Il fenomeno della “povertà irreversibile” per motivi bancari, fiscali, amministrativi e giudiziari s’è abbattuto nel 2022 su 95,3 milioni di cittadini dell’Unione europea: pari al 21,6% della popolazione, tutti cittadini che erano già a rischio povertà o esclusione sociale. E questi dati li rende noti l’Eurostat (il servizio statistico dell’Ue), precisando che il dato è rimasto stabile fino al 2019, e dopo si è impennato ai valori odierni. L’Italia è al di sopra della media europea, con circa otto milioni di poveri irreversibili e con un 24,4% della popolazione totale in generica povertà, e con circa 14,3 milioni di persone a rischio povertà (come da analisi reddituale). Le quote più basse di povertà sono state registrate in Repubblica Ceca, Slovenia, Polonia, Ungheria ed in tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia. Motivo? Nell’Europa orientale non vengono applicate le restrizioni da norme Ue a botteghe e piccole aziende, e così sono liberi di produrre senza i vincoli che assillano italiani e francesi. Quindi, senza enfatizzare i segnali di rivolta d’Oltralpe, è evidente che sta naufragando il modello Unione Europea, fatto di rigide regole finanziarie e soprattutto da norme usuraie che creano esclusione e povertà.

 

Immagine: https://www.agi.it/

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