I potenti scommettono sulla Cina

 

I potenti scommettono sulla Cina

Lo spauracchio della catastrofe climatica, usata per modificare la vita degli occidentali, non turba granché i sonni cinesi, russi, arabi, indiani, africani, brasiliani, iraniani. Poi c’è la Turchia, che finge di credere ed assecondare l’Occidente e l’Agenda “Onu 2030” : nei fatti continua a crescere grazie alle proprie tradizioni industriali ed artigianali. Se continuassero queste politiche economiche “green”, entro un decennio Europa e Usa tornerebbero alla qualità della vita di fine 1800, mentre nei paesi del BRICS (ovvero quelli fuori dalla Nato) si raggiungerebbe il livello di qualità della vita che l’Occidente ha garantito tra il 1970 ed il 1995.

Previsione contenuta nel dettagliato report di Banca Goldman Sachs. Infatti quest’ultima ha confortato le politiche dei ricchi del Pianeta, che stanno spostando i loro investimenti tra Cina, Giappone, India e Sud Est asiatico. Ma non crediate si tratti d’abbandonare la nave occidentale prima che coli a picco. Anzi, è una scelta ragionata, fatta con la più scrupolosa consulenza di banchieri, sociologi e scienziati di varie branche. Tutti concordi nel fatto che necessiterebbe lasciare a riposo l’Occidente, così come si fa con la terra troppo sfruttata, aspettando che da soli Usa ed Europa si depopolino di almeno un sessanta per cento della popolazione: quindi che nell’Occidente sotto il cappello Nato torni un ambiente poco densamente popolato, con foreste, boschi, campi e città in stato d’abbandono. Un po’ come narrato in tante pellicole di fantascienza. Quindi tra circa un quarto di secolo ricomincerebbe la conquista dell’Occidente da parte delle grandi famiglie e delle multinazionali da loro partecipate. La situazione in Usa e Ue comunque rimarrebbe monitorata, ed attraverso i mercati finanziari e le varie pedine di sistema inserite nei sempre più deboli governi filoatlantici.

Intanto tra meno di trent’anni le prime dieci economie del pianeta saranno Cina e India, con Usa in decima posizione. Mentre la Germania si confermerebbe lo stato vassallo dei poteri occidentali, con il ruolo di controllare l’Europa in attesa che i ricchi decidano di farci qualcosa. L’India sarà così la seconda potenza economica mondiale, subito dopo la Cina.Quanto viene asserito è riportato nel “report The Path to 2075” di Goldman Sachs, pubblicato da pochissimo e accludibile al pacchetto di periodiche analisi che l’istituto fa sul futuro dell’economia mondiale.

La crescita dell’India, che oggi è in quinta posizione, dopo Stati Uniti, Cina, Giappone e Germania, la si deve tutta alla crescita demografica. L’India è il paese più popolato del mondo con i suoi 1,4 miliardi di abitanti. L’indice di dipendenza rappresenta nei parametri economici moderni il rapporto percentuale in un dato territorio tra popolazione attiva e inattiva: secondo l’economista SantanuSangupta, l’indice di dipendenza sarà in India sempre il più basso nei prossimi vent’anni. Di fatto l’India non crede che “la povertà salverà il Pianeta”, non investe nella “povertà sostenibile”, soprattutto non accetta che il primo fattore d’inquinamento sia l’uomo e il lavoro umano, il cosiddetto fattore antropico. Così l’India, paese di matematici e scienziati tra i massimi esperti d’intelligenza artificiale, ha deciso di continuare ad investire nel fattore umano, soprattutto di non limitare la creatività e l’impresa indiana.

Di diverso avviso l’Occidente, che promuove calo demografico, chiusura delle attività tradizionali e sostituzione dei ruoli umani con l’intelligenza artificiale: aspetti che secondo “report The Path to 2075” influiranno sul cambiamento dell’economia dei prossimi anni,  agevolando economia lenta se non proprio ferma soprattutto in Europa.

Eppure il sempre più debole incremento della popolazione viene caldeggiato in tutti i vertici europei. Non considerando che i mercati dei paesi emergenti (le potenze asiatiche) stanno investendo più dell’Occidente sul fattore umano. Altro fattore che influirà è la diminuzione delle disuguaglianze ad Oriente per effetto della maggiore ricchezza, a cui si contrappone la poderosa crescita della disuguaglianza locale in Usa ed Europa a causa dell’aumentata povertà. Nel frattempo sempre più gente si domanda in cosa consisterà questa messa in quiescenza dell’Occidente. Presto detto, tra un decennio l’Europa e gli Usa potrebbero assurgere a situazioni di povertà diffusa (e difficilmente sostenibile) molto simile a quella che caratterizzava la Cina nei primi anni del maoismo o i paesi dell’Oltrecortina a metà anni ’50.

Una situazione che toccherà l’ottanta per cento della popolazione, fatta salva quella classe dirigente di controllo che dovrà vigilare sugli interessi patrimoniali di multinazionali e potenti della Terra. Nel frattempo i patrimoni (case, terreni, auto, arte) un tempo della classi piccolo e medio borghesi saranno finiti in pancia a multinazionali o fondi dei noti signori della finanza. Le grandi proprietà di pregio (alberghi a Venezia, castelli, tenute e palazzi) vengono già pian pianino acquisite dai grandi gruppi. Ma gran parte delle case delle gente verrà allocata nel fondo dell’Onu per il pagamento d’un fantomatico “reddito universale” (la “povertà sostenibile”). L’operazione speculativa sull’Occidente, che ora prevede decadimento ed abbandono, è certamente di medio e lungo periodo: probabilmente la gestiranno i figli di Soros, Bill Gates, ElonMusk e non più di altri dieci nomi.

Nel frattempo in Ue procedono gli espropri delle aziende agricole (caso degli allevatori olandesi) e la chiusura della fabbriche ritenute non economicamente “green e circolari”. L’agenda prevede entro il 2030 la chiusura dell’ottanta per cento delle macellerie e delle rivendite di prodotti derivati dall’allevamento animale, nonché un piano di confisca dell’auto privata nelle regioni che aderiranno al cosiddetto piano di trasporto collettivo ed in sharing. Fa tutto parte del piano di messa a riposo dell’Occidente, in attesa che i grandi investitori decidano che fare delle nostre vite, delle nostre occupazioni e patrimoni. Perché questo blocco funzioni, il clima si rivela la migliore scusa (dopo la pandemia) per giustificare leggi che impediscano di produrre e lavorare, e soprattutto che l’uomo comune possa risparmiare ed investire.

 

 

Immagine: https://formiche.net/

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