L’irresistibile ascesa del Multipolarismo e le sue conseguenze
Il summit dei paesi BRICS del 22/24 Agosto a Johannesburg ha segnato una tappa importante nello spostare il mondo verso un nuovo ordine multipolare. Questo processo è in corso già da molti anni. Il summit di Johannesburg ha determinato anche un decisivo ampliamento del gruppo BRICS che, dai cinque membri originari (Brasile, Cina, Russia, India e Sudafrica) si è ampliato con l’ammissione nel gruppo di altri sei paesi: Argentina, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Egitto, Etiopia e Iran.
Tale sorprendente espansione dei BRICS è avvenuta non perché non fosse già nei piani dell’organizzazione ma per la decisione di risolverla all’ultimo minuto al Summit di Johannesburg, con una ratifica del cambiamento sostanziale prodotto sulla scena geopolitica ed economica internazionale. Non si tratta più di un processo in corso, che procede di pari passo con il lento ma innegabile declino della potenza globale degli Stati Uniti. Siamo invece di fronte ad un processo che è già giunto al suo culmine ed implica una trasformazione epocale dell’Ordine Mondiale.
Questa spinta decisiva verso il multipolarismo è senza dubbio un affronto per l’egemonia statunitense che sta cercando con tutti i mezzi possibili di mantenere la propria leadership negli affari mondiali. Tutto però indica che il processo è irreversibile e non sarà possibile per i vecchi dominatori anglosassoni tornare indietro.
La scena internazionale oggi mostra un panorama molto diverso da quello prevalente venti anni fa: i BRICS formano un’organizzazione il cui prodotto lordo combinato supera quello dei paesi del G7; oltre a rappresentare circa il 45% della popolazione mondiale, con paesi che detengono un formidabile progresso nel campo delle nuove tecnologie, incluso nel settore dell’informazione e della comunicazione, superando gli Stati Uniti e l’Europa in diverse aree. In particolare i paesi del gruppo BRICS, con l’acquisizione dei nuovi membri (Arabia S., Iran, Emirati), hanno preso il controllo preponderante delle risorse petrolifere.
Da considerare inoltre che il gruppo BRICS detiene Il 38,3% della produzione industriale mondiale rispetto al 30,5% del G7. Anche nel settore chiave degli alimenti, il gruppo BRICS rappresenta il 48,7% della produzione di grano e 54,7% di riso contro il 18,1% e il 2,6% nel G7. Gli 11 paesi BRICS producono il 79,2% dell’alluminio mondiale e il 30,7% dell’oro contro l’1,3% e il 12,2% del G7.
L’arrivo sulla scena dei BRICS avrà l’effetto di rompere i monopoli esercitati dagli Stati Uniti e dalle potenze occidentali, diversificare le attività finanziarie e rompere la supremazia indiscussa del dollaro, inserendo gradualmente monete alternative, sia nel commercio internazionale che nella riserva valutaria.
E’ un fatto indiscutibile il crollo di cinque secoli di dominio occidentale sul resto del mondo, espresso nelle sfide poste oggi dai paesi che, nel passato, erano stati sprofondati nell’arretratezza e nella miseria dall’Inghilterra e dai suoi complici europei, come la Cina, ad esempio, con le due guerre dell’oppio; o soggetti a uno status coloniale, come l’India; mentre si registra il risveglio di una posizione anticolonialista in diversi paesi africani.
Questo accade mentre l’Europa, privata delle sue fonti energetiche a basso costo e trasformata in un indegno protettorato nordamericano, si trova immersa in una crisi economica e sociale e peggio ancora in una perdita della propria identità e sovranità. Non a caso è emerso che la NATO ha sostituito l’Unione Europea come vera organizzazione sovranazionale europea..
Il cambiamento dell’Ordine Internazionale non gioca certo a favore dell’Europa ma delle nuove potenze emergenti che hanno puntato su una scelta di crescita autonoma. Il processo, come tutte le fasi storiche di cambiamento, non sarà indolore e si possono prevedere forti scosse sotto forma di guerre e crisi economiche che saranno alimentate da quelle élite di potere che non accettano questo cambio. Tuttavia i paesi che si oppongono all’egemonismo a senso unico hanno tutti i mezzi per contrastare questi tentativi e smascherare gli agenti della conservazione del vecchio ordine neo coloniale.
Le vecchie ideologie liberal, mascherate da “democrazia” e le cortine fumogene della propaganda occidentale saranno sempre meno credibili se, come tutto lascia credere, il processo verrà accompagnato da un risveglio dei popoli. Esempi di questa ricostruzione dell’assetto di potere mondiale, in chiave post-egemonica, sono visibili nei più diversi ambiti della scena internazionale.
L’espansione dei BRICS ha inglobato sei nuovi paesi, cinque dei quali ricchi di risorse energetiche (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran e gas in Argentina ed Etiopia). Da qui le lamentele e le critiche dei pensatori e degli strateghi dell’impero davanti ai BRICS allargati. Per l’Argentina, l’adesione a questa organizzazione non poteva avvenire in un momento più propizio: diversificare il commercio estero, consentirà l’accesso a nuovi finanziamenti per opere infrastrutturali e di sviluppo industriale e costituirà una leva preziosa per porre fine alla disastrosa crisi del FMI.
Come previsto, la destra, senza distinzioni di sfumature, si è pronunciata contro l’adesione ai BRICS, scaricando una serie di luoghi comuni come “il nostro posto è in Occidente” e simili. Dato il loro status di semplici agenti coloniali, non ci si poteva aspettare altro da loro.
Immagine: https://www.ispionline.it/