Il calcio, le scommesse e il vero scandalo


Sui giornali, in tv e alla radio, ormai da un paio di settimane, straborda un personaggio inquietante, che pensavamo (sbagliando) di esserci messi alle spalle definitivamente. Fabrizio Corona – che qualcuno definisce fotografo, qualcun altro imprenditore e qualcun altro ancora semplicemente pregiudicato – ha finito di scontare le condanne per reati vari, molteplici e reiterati ed è tornato, più bello e più forte di prima, a fare quello che ha sempre fatto: dire e non dire, minacciare rivelazioni clamorose, lanciare qualche sasso (senza nascondere la mano, ma anzi protendendola, per incassare qualche generosa elemosina, anche dalla tv di Stato) e, in definitiva, rivelare qualche chiacchiera da bar o da locale notturno, con poche prove e tante insinuazioni, o addirittura qualche notizia totalmente falsa.

Stavolta il filone scelto dal prode Corona è quello dei calciatori dediti alle scommesse. “Ho in mano materiale che farà finire il calcio italiano”, aveva annunciato, facendo il primo nome di un calciatore (lo juventino Fagioli) coinvolto in quello che Corona e giornalisti, per così dire, “leggeri” hanno subito definito il nuovo scandalo del calcioscommesse. E già qui qualcuno avrebbe dovuto spiegare a Corona (e a tanti giornalisti, chiamiamoli così) che quello di Fagioli non è un caso di calcioscommesse, ma di ludopatia. Tanto che il giocatore della Juventus si era già autodenunciato qualche mese fa alla Procura calcistica: “Ho scommesso su siti non autorizzati dai Monopoli dello Stato – ha detto Fagioli – e mi sono lasciato prendere la mano: all’inizio era un modo per combattere la noia, nei lunghi ritiri, poi è diventata una malattia. Sono ludopatico, ma non ho mai scommesso sul calcio e, tantomeno, sulla mia squadra”. E, in questi giorni, ha patteggiato una squalifica di sette mesi, mentre per le scommesse illegali pagherà probabilmente una multa, visto che non ci sono frode o illecito sportivi.

Discorso chiuso, dunque? Neanche per sogno, perché Corona ha fatto subito altri nomi, quelli di due calciatori nel giro della Nazionale italiana: Tonali e Zaniolo. Corona parla e, dopo qualche ora, arriva la polizia a Coverciano, dov’è in ritiro l’Italia di mister Spalletti, e porta via Tonali e Zaniolo, per interrogarli. I due ammettono senza problemi di essere dediti alle scommesse, ma sostengono di prediligere poker e black jack. Ovviamente, su siti internet non autorizzati. La loro posizione è un po’ diversa da quella di Fagioli, che si era autodenunciato, e non vi è certezza che abbiano detto il vero, sostenendo di non aver scommesso sul calcio. Ma questo lo accerteranno le indagini. Ad ogni modo, anche nel loro caso, non si parla di frode o illecito sportivi, ma di scommesse non autorizzate su siti esteri o vietate (sul calcio). Rischiano una squalifica e una multa, ma di più non sembra esserci.

Corona, però, non ci sta: fa il nome di un altro giocatore, stavolta Zalewski della Roma, che, però, minaccia querele e, per ora, non è stato sentito né dalla Procura Federale, né dall’autorità giudiziaria. E la “gola profonda”, che avrebbe fatto il nome del giocatore romanista a Corona, viene rapidamente individuata e intervistata. Le sue parole non lasciano spazi a dubbi: “Ho fatto quel nome a Corona, perché mi aveva promesso 20mila euro, se gli avessi rivelato la notizia che gli avevo detto di avere. Ma era tutto falso, tutto inventato”.

Perfetto, questo significa che da un paio di settimane l’Italia – mentre il Governo Meloni sta definitivamente distruggendo il ceto medio e continua a fare favori a banchieri e petrolieri – non parla d’altro che di uno scandalo inventato da un personaggio come Fabrizio Corona. E ci sono magistrati che seguono Corona in questo delirio, mentre una trasmissione Rai, condotta dall’ex ministro Nunzia De Girolamo, gli offre addirittura un compenso (si parla di 10mila euro), pagato da tutti noi cittadini, per una comparsata in seconda serata. Ecco, questo è il vero scandalo. Ma con il calcio non ha nulla a che vedere. 

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