Di Luciano Lago
La guerra in Ucraina aveva già determinato il fallimento degli sforzi dell’Occidente a guida USA nel convincere il resto del mondo ad allinearsi dietro le tesi americane di condanna e di isolamento della Russia. Era divenuto chiaro che i membri dell’alleanza occidentale non erano in grado di costringere il resto del mondo a schierarsi dalla loro parte nella valutazione delle cause del conflitto in Ucraina. Grazie a questa negativa del sud del mondo, il piano di sanzioni senza precedenti contro la Russia, che avrebbero dovuto indebolire la sua economia, è fallito.
A nulla è servita la massiccia campagna di russofobia alimentata dalle centrali di Washington, Londra e Bruxelles contro la Russia per screditare il paese slavo, negando il valore della sua cultura, cancellando dai programmi educativi i classici della cultura russa, annullando l’esibizione degli artisti russi nei principali teatri europei, boicottando la partecipazione degli atleti russi nelle manifestazioni sportive e diffondendo bugie sul presunto carattere repressivo e totalitario del sistema russo.
Questa campagna non ha raggiunto gli obiettivi che si proponeva e, al contrario ha contribuito a screditare l’Occidente ed a delegittimare le pretese del sistema liberista occidentale di rappresentare un modello per gli altri paesi, vista la discriminazione a cui sono stati sottoposti i paesi che non hanno aderito al blocco occidentale ed il tentativo di utilizzare le sanzioni come arma di pressione per far accettare le direttive di Washington e le ingerenze nelle decisioni politiche di paesi sovrani.
Non per caso in questo periodo si è consolidata ed ampliata l’intesa di un gruppo di paesi aderenti al BRICS che, con la presenza di Cina, Russia e India, vuole costituire un polo alternativo a sistema guidato dall’occidente e che presenta la potenzialità economica, demografica e tecnologica per presentarsi come alternativa al vecchio sistema unipolare dominato dagli Stati Uniti d’America.
Se questo non bastasse, la Storia corre molto più velocemente di quanto si pensi e, in Medio Oriente, è esploso un conflitto tra Israele e la Palestina (Gaza in particolare) la cui responsabilità primaria ricade sui paesi occidentali (Stati Uniti e Gran Bretagna in primis) che hanno sempre ostacolato ed impedito la risoluzione del problema palestinese, per motivo di favorire sempre e comunque le pretese colonizzatrici di Israele, considerato un agente avanzato degli Stati Uniti nell’area Mediorientale.
L’attacco di Hamas del 7 ottobre e la spropositata reazione di Israele che sta attualmente conducendo una guerra di sterminio e di genocidio, vendicandosi sulla popolazione di Gaza, con cui prevede di risolvere una volta per tutte il problema palestinese, distruggendo totalmente la città di Gaza con i suoi abitanti e possibilmente sospingendo i superstiti a trasferirsi in Egitto o altrove, ha suscitato l’indignazione e la riprovazione di tutto il mondo tranne le élite dei governi occidentali alleati con Israele.
E’ apparso chiaro che sono stati gli Stati Uniti quelli che hanno dato il “via libera” a Israele, visto che sono stati gli Stati Uniti a bloccare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sul cessate il fuoco in questo conflitto. Il 27 ottobre, gli Stati Uniti si sono trovati praticamente isolati quando solo 12 paesi si sono opposti al cessate il fuoco all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tuttavia l’ondata di indignazione per le azioni genocide di Israele si è rivelata molto più grande del previsto in Occidente. Il Ministero degli Esteri del Sud Africa ha accusato Israele di “occupare illegalmente la terra palestinese, il presidente della Colombia Petro ha accusato direttamente Israele di genocidio e una serie di paesi dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia hanno interrotto le relazioni diplomatiche e commerciali con Israele. Senza parlare dei paesi arabi ed islamici che si sono riuniti a Rjiad per condannare concordemente le azioni di Israele contro la popolazione civile palestinese.
Grazie alla complicità degli Stati Uniti e dei paesi della NATO che forniscono il sostegno militare e la copertura armamentista ad Israele, il conflitto rischia di allargarsi e di coinvolgere altri paesi come il Libano, la Siria e forse anche l’Iran, innescando un incendio enorme che può sconvolgere il mondo.
Le conseguenze più immediate e dirette di questo nuovo conflitto le sta producendo sulla perdita di credibilità e di qualsiasi ascendente delle élite occidentali che hanno dimostrato la loro doppiezza, ipocrisia, malafede e presunzione. Vengono meno non solo tutte le prediche sul diritto internazionale violato, sul rispetto dei diritti umani e tutta l’armamentario della retorica occidentale sulla democrazia, sulle regole e diritti che è una specialità dei leader occidentali, utilizzata per coprire i loro interessi e le loro guerre per il potere e lo sfruttamento.
Il mondo ha aperto gli occhi ed l’ordine imposto dagli Stati Uniti e dai suoi accoliti si rivela per quello che è: un ordine arbitrario e ingiusto che viene imposto per soddisfare gli interessi dei dominanti. A tutto questo non soltanto il mondo arabo (quello direttamente coinvolto) ma anche il resto dei paesi del sud e del resto del mondo si è ribellato con una spettacolare presa di posizione e con enormi manifestazioni di massa che hanno avuto luogo in tutto il mondo, incluso nei paesi occidentali, in ripulsa delle azioni genocide di Israele e della complicità occidentale.
I paesi del Sud del mondo vedono ancora una volta questo conflitto come una lotta contro il neocolonialismo sostenuto dalla élite occidentali, in Palestina come in molte altre regioni del mondo.
Risulta vano il tentativo della propaganda occidentale di far comparire questo conflitto come un scontro di civiltà a carattere religioso perché questo non risponde a verità. Lo dimostra il fatto che in Palestina, a Gaza sono state bombardate e distrutte non solo le moschee musulmane ma anche le chiese cristiane e la comunità cristiana è stata perseguitata dalle autorità israeliane e dai coloni israeliani.
La lotta dei palestinesi, che piaccia o no all’occidente, è una lotta per l’affrancamento dall’occupazione e dal colonialismo, esattamente come le lotte anticoloniali sostenute dai gruppi di resistenza in Algeria, negli anni ’50/60 e quella del popolo vietnamita negli anni ’60/70.
Bisogna considerare che, tutto questo smottamento provocato dalla guerra in Medio Oriente affretterà la realizzazione di un Nuovo Ordine Mondiale che non sarà più egemonizzato dalle vecchie élite anglosassoni ma avrà un carattere multipolare in una condizione di parità fra le varie potenze che si affacceranno sulla scena internazionale. Possiamo augurarci che sarà un mondo più giusto dove ogni nazione otterrà il rispetto della propria sovranità, cultura ed identità, senza imposizioni interessate da chi vuole sottomettere e dominare, come avvenuto in passato, con il pretesto di imporre la sua “democrazia”.
L’Europa dovrà trovare una ragione per restare in piedi e riprendere il corso della sua storia, riprendendo il senso della propria civiltà e tradizione e ripudiando le interessate pretese di tutela e di dominio da parte degli attuali padroni d’oltre Atlantico che poco hanno a che vedere con gli interessi dell’Europa.