di Luciano Lago
L’attacco dell’Iran in profondità sul territorio di Israele ha segnato un punto di svolta negli equilibri internazionali che non può essere ignorato.
Per la prima volta i missili e i droni iraniani hanno sorvolato i paesi dell’area mediorientale e hanno colpito basi e installazioni militari sioniste. Anche se la propaganda statunitense e israeliana si sforza di minimizzare la portata dell’episodio, il fatto è innegabile: l’Iran è entrato nel ristretto club delle superpotenze e il duo USA-Israele ha perso il monopolio della forza nella regione.
Questo accade mentre dall’altra parte, nell’Est Europa, le forze ucraine sono in rotta di fronte all’irresistibile avanzata delle armate russe in Ucraina. Nello stesso tempo le truppe ucraine sono sull’orlo del collasso, con aumenti delle diserzioni e della resa di interi reparti rimasti decimati e senza munizioni.
Il supporto NATO aveva sostenuto l’Ucraina per fare di questo paese una piattaforma di attacco contro la Russia ma non è riuscita a piegare Mosca, così come, in modo simile, in Medio Oriente il supporto angloamericano ad Israele non è bastato ad assicurare la sicurezza dello stato ebraico che si trova adesso assediato su vari fronti, dal Libano allo Yemen, alla Siria ed all’Iraq.
L’asse della resistenza ha messo in grave difficoltà Israele ed ha fallito il suo tentativo di sradicare Hamas e prendere il controllo di tutta la Palestina. Il costo altissimo lo stanno pagando, purtroppo, i palestinesi con il massacro della popolazione civile attuato cinicamente dall’esercito israeliano con circa 35000 vittime di cui 15000 bambini. Questa carneficina e la ferocia dei sionisti ha sollevato l’indignazione internazionale, oltre all’isolamento crescente dello stato sionista e del suo governo accusato di genocidio.
Utilizzando una piccola parte delle sue capacità contro gli Stati Uniti e Israele, l’Iran sta tracciando nuove equazioni di deterrenza contro le potenze egemoni e sta imponendo ripercussioni strategiche che avranno influenza determinante sul futuro della regione e su qualsiasi futuro confronto.
Con l’appoggio e l’alleanza di fatto della Russia con l’Iran, ribadita da ultimo dallo stesso Putin, divenuto questo un alleato strategico, è finito il vecchio gioco di Israele di imbrigliare le mani della Russia e impedirne la profondità strategica. La Cina a sua volta segue lo sviluppo degli avvenimenti e si è posta dal lato dell’Iran, se pure con un accordo prevalente di cooperazione economica e di sviluppo di infrastrutture.
L’attacco ad Israele costituisce un passo senza precedenti, l’Iran ha tracciato una linea rossa verso “Israele” e ha imposto una nuova equazione – dopo aver attaccato l’entità per la prima volta sul suo territorio – affermando che qualsiasi attacco israeliano sul proprio territorio sarebbe stato accolto con una risposta diretta, aprendo “ un nuovo capitolo per i vecchi rivali.
Tutto questo cambia l’equilibrio di potere tra le potenze e Stati Uniti e Regno Unito hanno perso l’egemonia unilaterale che avevano in precedenza. Gli avvenimenti corrono e si susseguono inevitabilmente verso il mondo multipolare che si va concretizzando come un blocco possente (i BRICS) e contrapposto al blocco occidentale sotto il controllo americano.
Rimane l’attesa per la reazione israeliana che potrebbe incendiare tutta la regione e determinare un conflitto generale su cui potrebbe intervenire la Russia in difesa dei suoi asset in Siria ed in Iran. Non è possibile prevedere le mosse del pazzoide Netanyahu, roso dalla rabbia di essere ormai un cadavere politico, deprecato dalla sua stessa opinione pubblica per il fallimento dei suoi piani. Lui dispone della carta di mobilitare la sua potente lobby in America per spingere gli USA ad intervenire in una guerra in Medio Oriente contro l’Iran.
Dall’altra parte anche l’Iran dispone di una carta importante come il blocco dello stretto di Hormuz con cui metterebbe in crisi il sistema economico mondiale e i prezzi dell’energia.
Gli Stati Uniti ed i loro alleati hanno dimostrato la loro debolezza e l’inconsistenza della Nato con il fallimento in Ucraina. Quello in Medio Oriente, allo stato dei fatti, assieme all’Ucraina, rappresenta il doppio fallimento del blocco occidentale.
Per quello che riguarda l’Ucraina la partita è persa ed a poco servono i tentativi della Francia di Macron o della Polonia e paesi baltici di intervenire con proprie truppe. Nessuno vuole morire per Zelensky a partire dagli stessi ucraini che a milioni sono fuggiti dal paese per non essere arruolati a forza come carne da cannone per gli interessi degli oligarchi ucraini e dei loro patrocinatori.
All’élite di potere rimane da giocarsi la carta del terrorismo, della destabilizzazione interna e delle false flags per inventarsi poi l’uso di armi chimiche, nucleari e di distruzione di massa, questo per avere l’alibi di un intervento militare con armi nucleari contro l’Iran e la Russia. Ne abbiamo avuto un esempio nell’attentato al Crocus City Hall di Mosca. Lanciare il sasso e nascondere la mano per destabilizzare dall’interno il nemico e seminare il caos. Questa la collaudata strategia dell’élite ma non è detto che questa volta gli riesca. Gli equilibri sono cambiati e la propaganda e le fake news non bastano più a frenare il corso della Storia.