L’Eco della Solidità – di Giulia Bovassi
Per la nostra rubrica sulla Buona Letteratura, vi proponiamo questo lavoro molto interessante di Giulia Bovassi, giovane filosofa specializzata in Bioetica, che si è cimentato in questo primo libro riuscendo, a nostro parere, a centrare il punto della situazione.
Prima di tutto, qualche parola per conoscere meglio l’ autrice.
Giulia Bovassi (Monselice 1991), laureata in Filosofia presso l’Università degli Studi di Padova. Attualmente studentessa al corso specialistico di Licenza in Bioetica presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Conseguito, nel frattempo, il Master di primo livello in Consulenza Filosofica e Antropologia Esistenziale presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, dalla cui tesi finale è nata l’idea del libro “L’eco della solidità. La nostalgia del richiamo tra antropologia liquida e postumanesimo”, IF PRESS 2017, con prefazione e cura del professore Claudio Bonito, docente del suddetto Master. Conseguito il Perfezionamento in Bioetica presso l’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con superamento a pieni voti dell’esame finale. Ha studiato e frequentato, negli stessi mesi, il corso di Biodiritto nella Facoltà di Diritto Canonico San Pio X – Studium Generale Marcianum, a Venezia. H Web editor da circa un anno per il sito Notizie ProVita; articolista per le riviste Notizie ProVita e Prospettiva Persona -Trimestrale di cultura, etica e politica, Centro di Ricerche Personaliste di Teramo. Web editor per numerosi blog tra i quali Kairos, il suo sito recentemente inaugurato. Recentemente ha intrapreso la collaborazione con la Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani, unitamente al Gruppo di Ricerca in Neurobioetica coordinato dal professore P. Alberto Carrara.
Ed ora ecco una breve sinossi, sperando che vogliate aggiungere alla vostra libreria questo piccolo tesoretto.
Quanto è “troppo”? Incalza il bisogno di trovare un equilibrio fra il quesito, la possibile risposta e il reale. Un mancato posizionamento è l’angosciante condizione liquida degli abitanti del possibile, in costante adattamento ad una identità dinamica come dinamico è il contesto tecnicoscientifico ormai pienamente omologato alla quotidianità. Ripudiata ogni radice, compresa la natura umana e la sua contingenza, restano corpi docili “biologicizzati” senza identità. Corpi manipolabili, non pensanti, devoti al possibile. Annichilendo l’origine e il senso legato al fine, da chi potrà alienarsi quest’uomo estraneo a se stesso che non torna in se stesso? La creazione di un nuovo mondo, totalmente padroneggiabile e disponibile quantitativamente, appare come inevitabile soluzione affinché l’uomo possa superare il senso di sé in seguito alla perdita di sé. Transumanesimo e Postumanesimo curano la schizofrenia identitaria endemica con la non-necessità dell’uomo, quindi la sua immortalità e perfettibilità. Quando la vulnerabilità cessa di essere occasione feconda, subentra l’Oltreuomo. Occorre chiedersi: calati nell’inevitabile scontro- incontro con la miseria umana, se frantumati, come ricomporci per annientarci? Ecco la spiritualità perduta, ecco la persona che ha bisogno di tornare al pensiero di sé.