Mos maiorum, questo sconosciuto
Pochi giorni fa mi sono fermato a parlare con un ragazzo di una ventina di anni circa. La nostra conversazione trattava argomenti inerenti il dissenso e l’ apatia alla politica e alla classe dirigente del Paese. Ad un certo punto, però mi ha colpito una cosa: nel mentre che gli parlavo del modello classico, ovvero degli antichi greci e latini, di etica politica e del mos maiorum, lui ha esordito dicendo “e che roba è?”.
Esattamente. Che roba è? Chi lo sa più?
Ci sono rimasto male. Un giovane ragazzo che si apre alla vita del mondo accademico e lavorativo non ha la più pallida idea di cosa si tratti.
Eppure, il Mos maiorum, che dal latino letteralmente saignifica «usanza, costume degli antenati, rappresenta il nucleo della morale tradizionale della civiltà romana., che è il fondamento della cultura europea, dove le tradizioni, ovvero ciò di buono che si tramanda ,sono il fondamento dell’etica. Parliamo di senso civico, pietas, valore militare, l’austerità dei comportamenti e rispetto delle leggi. In poche parole, humanitas.
Il termine mos, puntualmente e invariabilmente tradotto con il riduttivo costume a livello scolastico, è in realtà un termine latino molto più ricco semanticamente e ha valore insieme ideale e pragmatico, in quanto comprende il sistema di valori di un singolo individuo o di una società e, contemporaneamente, la prassi che coerentemente ne deriva. Da mos deriva l’italiano “morale”.
Capiamoci: voglio sperare che quel ragazzo non sia colpevole della sua ignoranza; come tanti è figlio del suo tempo, un tempo nefasto e ingiurioso che è la post modernità liquida senza fondamento ontologico. Ma l’ allarmante gravità di questa ignoranza su ciò che di più è costituente per tutto il nostro mondo occidentale, è tristemente deplorevole.
Viene promosso un apprendimento enciclopedico, ma privo di fondamento ontologico e logico, quindi vacuo e sterile; la storia viene studiata su testi che ad ogni edizione rimaneggiano i fatti, tradendo la Tradizione stessa, che è la base del proseguimento della cultura nell’ umanità, a favore di una “memoria” autodeterminata sul sé relativo; si lavora per il sociale, e non per la società, per il narcisistico strabordare della consumistica egolatria senza limiti.
È una vittoria del pensiero liberale, è un fallimento dell’ eredità di giganti del passato. Occorre recuperare urgentemente l’ imperio di un pensiero forte, che torni a far respirare il cuore di quei valori ed ideali che nobilitano l’ essere umano, attingendo dalla imperturbabile solennità della grandezza dell’ Europa dei popoli che hanno fatto la Storia. Solo allora quel ragazzo che ho incontrato, guardandosi allo specchio, potrà vedere in sé il volto orgoglioso della sua identità, del suo mos maiorum.