Federzoni

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   La sinistra è stata sempre e continua ad essere miope nei suoi giudizi quanto perentoria e velenosa nella riprovazione degli avversari. Giorni addietro, ad esempio, è scomparso a Parigi lo storico delle idee Daniel Lindenberg, passato alla storia – sostiene un giornalone milanese – dopo la denunzia di “libido reazionaria” fatta a carico dei sostenitori di Jean – Marie Le Pen.

   Nel 2016 e lo scorso anno sono apparsi volumi e lavori per una volta non aprioristici, non prevenuti, non condizionati da valutazioni ed interpretazioni partigiane. Servono per comprovare, ove ce ne fosse ancora bisogno, l’infelicità del celebre, celebrato ed indimenticato giudizio di Croce sul fascismo “parentesi della storia”. Oltre al saggio di Cecilia Nubola , Fasciste di Salò, in cui mancano finalmente livore e fanatismo democratico, va ripreso nelle motivazioni il volume, curato da Antonio Messina, L’economia nello totalitario fascista, volto ad analizzare i tratti di originalità e di discontinuità rispetto al periodo precedente fino a rappresentare “una fase cruciale nella storia dello sviluppo nazionale” del settore.

   Sobrio, misurato e scientificamente saldo appare il contributo di Fulco Lanchester, presentato nell’ultimo numero della “Nuova Antologia”, riguardante una figura immeritatamente sottovalutata e avvilita, come quella di Luigi Federzoni.

   Viene presentata la lettera dattiloscritta, con correzioni autografe dell’autore, inviata da Mussolini all’allora presidente del Senato, designato alla guida amministrativa della “Società anonima Nuova Antologia”.

   Nello scritto risalente al 26 maggio 1931, il duce impegna la rivista a “dimostrare e dimostrerà quanto sia falsa l’asserzione di un’Italia che il fascismo avrebbe abbassato nel cultura, mentre invece dalla storia al diritto, dalla scienza alle arti, dal romanzo alla critica, l’Italia, oggi, può reggere al confronto con tutte le nazioni del mondo in fatto di “produzione” intellettuale”. Conclude, attribuendogli “un compito di primo ordine: aumentare la potenza spirituale della Nazione”.

   Dopo avere segnalato una bibliografia vasta, specifica e qualificata ma purtroppo poco conosciuta, Lanchester è dell’avviso, un avviso credibile e centrato, che “la vicenda della “Nuova Antologia” durante la direzione Federzoni assume, quindi, risvolti sempre più interessanti e meriterebbe di essere ulteriormente analizzata anche sotto la prospettiva del rapporto continuità – rinnovamento con il periodo del successivo dopoguerra”.

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