Immigrazione, il problema che non diventa risorsa
Molti hanno urlato allo scandalo dopo le recenti affermazioni di Attilio Fontana. «Dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società devono continuare a esistere o se devono essere cancellate», ha detto il candidato Governatore alla Regione Lombardia. Lo diciamo noi, visto che lui ha ritrattato: ha detto la verità. Con parole troppo forti, forse, ma il concetto è chiaro e la scelta è netta. Numeri impietosi ci dicono, infatti, che fra 50 anni la maggior parte della nostra popolazione sarà composta da cittadini di origine non autoctona. E questo per un motivo molto semplice: le persone migrano. Da secoli. Ma ultimamente un po’ troppo e in maniera un po’ sospetta. Infatti, fino a meno di dieci anni fa, tutti gli immigrati africani che stanziano oggi nelle nostre città, di fronte bar, farmacie, tabaccherie, pasticcerie, e supermercati per chiedere l’elemosina (con lo Smartphone e le Adidas), non c’erano. Oppure non li vedevamo noi.
Nel corso del 2015 quasi un milione di persone ha attraversato il Mediterraneo, di cui 154mila sono sbarcate in Italia. Nel 2016 sono state 181mila, il 18 per cento in più, moltissime provenienti da Paesi africani. Un esercito di nemmeno ventenni, quasi tutti di sesso maschile, che preme alle porte dell’Europa. La conseguenza di una crescita demografica esponenziale. In riferimento a questi massicci flussi migratori, uno dei maggiori problemi non è, ovviamente, il colore della pelle, ma i valori (religiosi e non solo) che queste persone portano nel loro “bagaglio”. Sono compatibili con i nostri? Infine, vogliamo ospitare una parte di queste persone che si spostano? Bene, fissiamo un tetto. Il quale, secondo noi, è già stato ampiamente superato.
L’Africa sta progressivamente diventando un grande deserto, la scarsità di acqua porta a una scarsa igiene che provoca epidemie e carestie, spingendo le persone a massicce migrazioni, sia interne sia verso altri continenti, soprattutto l’Europa. Un piccolo Paese come il nostro è in grado di fronteggiare tutto questo? Nonostante ciò, l’Italia risulta essere, da un documento che riporta dati Istat, Onu e del Ministero dell’Interno, il Paese europeo che ha distribuito più cittadinanze nel 2015. Una crescita costante e dai numeri impressionanti, che nel 2016 ha toccato quota 200.000. Tanto perché si parla di ius soli come di “occasione persa”. L’unica occasione che troppo spesso si perde, soprattutto in questo periodo pre-elettorale, è quella di raccontare la verità su questo tema.