Il governo Renzi e l’esecutivo Falcianì

 

Il governo Renzi e l’esecutivo Falcianì

Circa tre anni fa (mese più mese meno) l’elettorato medio si domandava se i figli sapessero dei rapporti tra i rispettivi genitori e Hervè, detto Marcel, Falciani (si legge Falcianì perché naturalizzato francese). Andiamo con ordine. Il dubbio che, alle spalle dei “giovani rottamatori” Renzi e Boschi potessero esserci grandi vecchi in salsa toscana ha sfiorato un po’ tutti, quando sulle cronache è stata divulgata la notizia del cosiddetto “dossier Falcianì”: dal nome dello spallone pentito italo-francese che un bel giorno ha deciso di divulgare tutte le notizie bancarie (riservate) in suo possesso. Davvero tante, se dal 2009 collabora con diversi paesi dell’Ue, vendendo alle autorità giudiziarie informazioni riservate su oltre 130.000 titolari di conti correnti svizzeri: tutti presunti evasori fiscali, nel novero parenti ed affini di attuali esponenti di governo e candidati eccellenti. Avevano aperto conti in Svizzera, presso la filiale della banca britannica Hsbc. In Francia la lista Falciani viene appellata “lista Lagarde”, perché il direttore generale del Fmi è stata la prima a venirne in possesso quando era ministro francese delle Finanze, poi ne ha inviato copia ai governi europei. Nel novembre 2014 la Francia ha accusato la Hsbc di “riciclaggio di danaro”: oggi in troppi si domandano dove siano finiti i soldi trafugati dalle casse delle banche italiane (Monte dei Paschi, Arezzo, banche venete e marchigiane). Il governo Renzi non rispose, e Gentiloni non ha mai ripreso l’argomento: la Commissione Banche presieduta da Casini ha posto la pietra tombale sull’intera vicenda, e con buona pace d’una decina di procure. Le tracce bancarie parlano d’una plusvalenza da 10 milioni di euro, di movimenti finanziari che hanno favorito gli intermediari della black list Falciani. La prima a finire nel mirino degli inquirenti è stata proprio la Popolare dell’Etruria e del Lazio, con vice presidente Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena (ministro delle Riforme e persona di Renzi). La vicenda assunse subito le tinte della classica consorteria toscana che, in gran segreto, prima bada al malloppo e poi arraffa il potere: infatti nel “dossier Falcianì” oltre al padre della Boschi comparve anche il deputato Pd Davide Serra, amico dei Renzi (padre e figlio). Eppure già si poteva sapere tutto, scongiurando per tempo che la banda Renzi prendesse il potere, perché alle passate politiche un’inchiesta del “Consortium of investigative journalists” (consorzio europeo tra giornalisti d’inchiesta) aveva già diffuso la notizia dei “renziani coinvolti nel Falciani”.

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